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n’importante scoperta archeologica che apre un suggestivo spaccato della vita della città di Castellammare durante il Medioevo, grazie all’impegno dei soci dell’Archeoclub d’Italia aps Stabiae.
Le esplorazioni dei soci dell’Archeoclub d’Italia aps Stabiae, precedute dallo studio di antichi documenti, hanno portato alla scoperta dei resti di un mulino medioevale nei pressi del Palazzo Reale di Quisisana, uno dei luoghi più incantevoli della città e sede del Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.
Quest’ultima importante scoperta, avvenuta sabato 15 marzo, aggiunge un altro tassello alla ricostruzione del ricco patrimonio storico e culturale della Città delle Acque, quello legato al sistema di acquedotti che dalla Costiera amalfitana giungeva fino al Palazzo Reale di Quisisana e alla linea di costa.
Lo ha annunciato Vincenzo Esposito, neo-Presidente di Archeoclub d’Italia, sede di Castellammare di Stabia, associazione che da anni si dedica alla valorizzazione del territorio attraverso lo studio di testi antichi ed esplorazioni sul campo:
“Grazie ad una mappa del 1790, abbiamo individuato un mulino molto antico, forse il più antico tra le decine di mulini individuati nella Città di Castellammare di Stabia. Due le costruzioni ritrovate, con arcate di forma differente: la prima presenta un arco a tutto sesto, l’altra un arco a sesto ribassato.”
“Il Mulino – ha spiegato il Presidente dell’Archeoclub d’Italia aps Stabiae – era alimentato da un antico acquedotto risalente al 1318, anno del privilegio dell’allaccio all’acquedotto concesso da Roberto d’Angiò al Monastero di San Bartolomeo Apostolo.”
Massimo Santaniello, socio fondatore Archeoclub d’Italia sede di Castellammare di Stabia, che da anni con il gruppo di studio di Archeoclub d’Italia aps Stabiae sta seguendo un filone di ricerche e approfondimenti sul territorio, ha precisato:
“Questa scoperta consente di ricostruire il tracciato del primo acquedotto che alimentava il Palazzo Reale. Altro riscontro ci proviene direttamente dal Boccaccio nella 6° Novella della X giornata del Decameron, ambientata a Quisisana.
Nella novella “Il re Carlo e le fanciulle” Giovanni Boccaccio parla infatti “di peschiere, quindi di vasche per allevamento di pesce, che richiedevano acqua corrente.”
“Quello segnato sulla mappa in rosa è l’acquedotto che i Borbone nel 1790 definivano più antico. Quindi, – ha concluso Massimo Santaniello – mettendo insieme le varie testimonianze, possiamo datare l’acquedotto a prima del periodo angioino, mentre il mulino potrebbe essere datato al periodo altomedievale.”
Recente la riscoperta da parte dei soci dell’Archeoclub d’Italia sede di Castellammare di altre rilevanti testimonianze storico-ambientali, sempre sui Boschi di Quisisana, tra cui due antichissime grotte carsiche, di cui soltanto pochi conoscevano l’esistenza.
Con quest’ultimo ritrovamento l’Archeoclub d’Italia aps Stabiae conferma la passione con cui i soci di questa importante associazione stabiese s’impegnano nella ricerca, nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio storico della loro città.
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