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Castellammare di Stabia

Rassegna Platealmente al Teatro Karol: “Le Borboniche. Le grandi regine delle Due Sicilie” di Gigi Di Fiore

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Un’altra serata all’insegna della cultura al Teatro Karol di Castellammare di Stabia con la presentazione del libro di Gigi Di Fiore “Le Borboniche – Le grandi regine delle Due Sicilie” nell’ambito della rassegna Platealmente – Dal libro alla scena.Ad accogliere sul palco l’autore e a dialogare con lui, fornendo notevoli spunti di riflessione con le sue interessanti domande, il curatore della rassegna Pierluigi Fiorenza.

I

n questo suo ultimo libro Gigi Di Fiore, storico e editorialista de “Il Mattino” di Napoli, attento studioso di storia partenopea, analizza 127 anni del Regno delle Due Sicilie, dal 1734 al 1861, attraverso un punto di vista insolito, quello dele donne che ne furono protagoniste al vertice.Otto donne – sei regine, una moglie morganatica e una principessa, moglie dell’erede al trono – molto diverse tra loro per indole e per cultura, donne che un comune destino aveva portato a Napoli, che svolsero un ruolo importante in un periodo cruciale del Regno delle Due Sicilie, la sua fase conclusiva.

Impossibile non restare affascinati dalla personalità carismatiche di queste regine che, tratteggiate dalla penna precisa e vivace di Gigi Di Fiore, escono dall’oblio a cui la storia ufficiale le aveva destinate e gettano nuova luce su verità nascoste o sottaciute.Secondo l’autore le consorti borboniche ebbero un ruolo molto importante nella storia meridionale, ruolo ancora non abbastanza valorizzato.

“Ricostruire queste figure, andare alla ricerca delle fonti e dei documenti è stato molto impegnativo – ha affermato Gigi Di Fiore – e altrettanto lo è stata la scrittura, perché raccontare la successione di 127 anni con le biografie di otto personaggi, poteva essere ripetitivo.

Così, per evitare inutili reiterazioni, un episodio che aveva più significato nella vita di una regina, bisognava minimizzarlo nella vita di un’altra.”

Donne forti, coraggiose, determinate, dal carattere mite o addirittura “In odore di santità”, come Maria Cristina di Savoia, che sarà beatificata a circa 150 anni dalla sua morte, donne con caratteri diversi, ma che avevano tutte a cuore le sorti del Regno.

“Maria Carolina è stata una scoperta – ha sottolineato Gigi Di Fiore –   una personalità complessa che ha attraversato uno specchio di storia europea enorme, una donna dalla forte personalità, stimata molto anche da Napoleone.”

“Dopo un anno dal matrimonio il fratello di Maria Carolina venne a Napoli per vedere come andava il matrimonio della sorella.Dopo nove giorni, tornò in Austria e raccontò in una relazione alla madre alcuni episodi, da cui emerge una figura psicologica del re Ferdinando IV completamente inedita”.

Nel libro tanti gli aneddoti sulla vita di corte, sulle sovrane e i loro consorti, sugli usi e costumi e sulla vita economica e sociale del Regno, frutto di un’attenta e approfondita ricerca su epistolari, diari e altri documenti poco conosciuti.Un altro aspetto che emerge dalla lettura sono le difficoltà che le sovrane dovettero affrontare, soprattutto a causa di attacchi politici.

Vennero messi in giro pettegolezzi fantasiosi e poco edificanti sulla loro vita, poi utilizzati per rafforzare i giudizi storici negativi sul Meridione dopo l’Unità d’Italia.Oggetto di questi attacchi “di genere” furono soprattutto Maria Carolina D’Austria e Maria Sofia di Baviera, l’ultima regina, della quale furono fatti circolare dei fotomontaggi del suo volto, sul corpo nudo di una prostituta.

La regina Maria Sofia restò accanto al marito fino alla fine, fino al bombardamento della Rocca di Gaeta da parte dei Piemontesi per abbattere l’ultimo residuo dell’esercito borbonico e – ci informa Gigi di Fiore – per fare spazio alle piattaforme dei cannoni piemontesi.furono abbattuti migliaia di ulivi.

“Francesco II scelse di lasciare nelle casse del Banco delle Due Sicilie quasi 11 milioni di ducati e circa 50 milioni di franchi d’oro che facevano parte del suo patrimonio privato.

Era stato così ingenuo da farlo riportare a Napoli dopo che il padre per precauzione lo aveva depositato nella Banca d’Inghilterra, denaro che i conquistatori avrebbero trovato, facendone man bassa.”

“Tre anni dopo i Borbone chiesero la restituzione del loro patrimonio privato, ma fu dichiarato improponibile perché avevano requisito i soldi per le spese di guerra: i conquistatori avevano fatto la guerra finanziandola con i soldi dei conquistati!Maria Sofia tentò di recuperare almeno la sua dote e quella della suocera, essendo denaro privato, ma la richiesta fu rigettata.”

Il Regno delle Due Sicilie era andato verso il suo triste destino e, secondo l’autore, non c’era nulla che lo avrebbe potuto salvare, per i seguenti motivi:

“La storia ormai aveva dato la sua sentenza, in tutto il contesto internazionale del tempo non c’era più spazio per quel Regno.

C’era una nuova classe sociale, che era quella della borghesia: proprietari terrieri e grossi imprenditori che volevano non solo contare economicamente, ma contare anche nelle decisioni, con una rappresentanza politica, cosa che invece non era concessa nel Regno delle Due Sicilie.”

“Era inevitabile il crollo in quel contesto: la rivoluzione internazionale, il controllo dei mercati, l’importanza strategica che aveva il Mediterraneo, perché il controllo di quell’area del Mediterraneo era fondamentale per la flotta inglese, la più potente del mondo in quel momento, per arrivare ai suoi possedimenti coloniali.”

“Ecco perché gli Inglesi furono i principali finanziatori della Spedizione dei Mille e, successivamente, sulle coste della Sicilia sbarcarono migliaia di volontari da navi americane e inglesi.In un contesto di questo tipo ci fu poi l’avanzata dei Garibaldini, che con questi nuovi sbarchi arrivarono a 20mila.

In Sicilia la battaglia di Milazzo del 15 luglio del 1860 fu la vera tomba dell’esercito borbonico.Il grande mito della Spedizione dei Mille è questo” – ha concluso l’autore.

Era presente in sala anche il Sindaco Luigi Vicinanza, che è salito sul palco a salutare un vecchio amico:

“Con Gigi Di Fiore abbiamo in comune oltre quarant’anni di attività e impegno giornalistico.Questa sera sono molto contento di accoglierlo qui a Castellammare come Sindaco.

Gigi da anni sta svolgendo un’importante opera storiografica, che non può essere liquidata come nostalgia neoborbonica.”

“Il punto è che questo nostro Paese non ha memoria storica – ha rilevato il Sindaco – si alimenta di propaganda ma non conosce la propria storia, la conosce in maniera sommaria, per sentito dire.Conoscere la storia costa fatica, costa impegno, ci vuole studio.

I libri di Gigi rendono questo studio godibile.”

L’ incontro con l’autore al Teatro Karol di Castellammare è stato veramente interessante.

“Le Borboniche. Le grandi regine delle Due Sicilie” di Gigi Di Fiore, Edizioni Utet, è un libro da non perdere perché, con un linguaggio chiaro e in modo coinvolgente, ricostruisce la storia del Regno borbonico, fornendo informazioni inedite, che altrimenti sarebbero cadute nell’oblio.


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