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Castellammare di Stabia

La restituzione del Doriforo di Stabia, battaglia giuridica ma anche etica, della conoscenza e della ricerca

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e ne è parlato durante la presentazione del nuovo catalogo del Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” di Castellammare di Stabia, a cura di Maria Rispoli, Direttrice del Museo Archeologico “Libero d’Orsi”, e di Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei.

All’evento, svoltosi l’11 aprile u.s. presso il Teatro Supercinema di Castellammare ed organizzato con il supporto di Comitato per gli Scavi di Stabia, Associazione Commercianti Stabiesi, Associazione Antica Necropoli di Stabia Madonna delle Grazie, erano presenti anche il Sindaco di Castellammare Luigi Vicinanza e il Procuratore della Repubblica a Torre Annunziata Nunzio Fragliasso.

Un’opera importante, frutto di anni di studi e di ricerche, che getta una nuova luce sull’Antica Stabia, un’opera definita dal Sindaco Dott. Luigi Vicinanza “una pietra miliare per la consacrazione degli scavi stabiani nel panorama archeologico internazionale”.

Il catalogo, edito da Eidos Publishing and Design, presenta circa 20 saggi critici e oltre 500 schede corredate da fotografie, le quali documentano i numerosi reperti presenti nel museo che, con un viaggio a ritroso nel tempo, ci immergono nella vita degli Stabiani di duemila anni fa.

Con questo lavoro entriamo a pieno titolo nel circuito della grande archeologia mondiale. È un riconoscimento che va oltre le pagine di un libro: è la narrazione della nostra identità, il racconto della nostra storia” – ha affermato il Sindaco.

L’evento, moderato da Antonio Ferrara, Presidente del Comitato per gli Scavi di Stabia, ha visto l’intervento di autorevoli studiosi, tra cui Domenico Camardo, Renata Cantilena, Carmela Capaldi e Umberto Pappalardo, che hanno aggiornato il folto pubblico in sala sulle ultime scoperte archeologiche nell’ager stabianus, e sul ruolo centrale che Stabia, soprattutto per il suo porto, aveva nell’antichità.

Nel corso della serata ampio spazio è stato dato al problema del furto e dell’illecito trasferimento all’estero di uno dei reperti più belli degli scavi di Stabia: il Doriforo, oggi esposto nel Museo di Minneapolis negli U.S.A., e che, nonostante il provvedimento di confisca emesso dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata nel 2022, non ci hanno ancora restituito.

Il Doriforo di Stabia, una statua alta circa due metri e scolpita in marmo pentelico tra il 120 e il 50 a.C., è una copia romana di una statua in bronzo di Policleto del 440 a.C. che raffigura un atleta. È un importante modello di scultura dell’arte classica per le sue proporzioni perfette e la sua postura equilibrata, simbolo dell’armonia e della bellezza ideale.

La restituzione della statua per Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei: “È una battaglia giuridica ma anche etica, della conoscenza e della ricerca, perché il Doriforo fa parte della storia del territorio, non è solo la copia di un’opera greca, una delle migliori, di cui l’originale si è perso.”

A raccontare al pubblico in sala la storia giudiziaria del Doriforo di Stabia, storia presente anche nel catalogo, è il Procuratore della Repubblica a Torre Annunziata Nunzio Fragliasso:

Il Doriforo deve tornare in Italia, deve tornare in queste terre dove è stato trafugato, secondo la nostra ricostruzione, nel marzo del 1976 in occasione dei lavori edili dello scavo di fondazione di un edificio, una scuola o un asilo nido sopra la collina di Varano, che è stata oggetto di grandi espoliazioni e scempi in materia di trafugamento di reperti archeologici.”

Riteniamo di avere la prova documentale non solo della provenienza del Doriforo di Stabia, attualmente esposto al museo di Minneapolis, tra l’altro con la dicitura di provenienza “Country Italia – ha chiarito il Procuratore – ma anche la prova documentale che chi lo ha acquistato al Museo di Minneapolis non fosse in buona fede, ma avesse la consapevolezza della provenienza clandestina, quindi illegale, al momento in cui l’ha acquistata.”

Abbiamo la certezza di questa esportazione clandestina. Siamo partiti da una trasmissione televisiva andata in onda sul TG2 nel 1980, un’intervista fatta all’Avv. Cleto Cucci di un reportage chiamato “I migranti di pietra”, il migrante che deve ritornare in Italia che è proprio il Doriforo.”

In quella intervista l’Avv. Cleto Cucci raccontò che gli risultava che la statua era stata esportata clandestinamente da Stabia dove era stata rinvenuta con scavi clandestini tra il ‘75 e il ‘76 e portata all’estero con la complicità di un veterinario di Castellammare di Stabia, portata in Svizzera clandestinamente da un trafficante di opere d’arte.”

Queste prove, di cui ci ha dettagliatamente informato il Procuratore Dott. Fragliasso – lettere autografe, fotografie della statua, dichiarazioni di testimoni – hanno portato ad un provvedimento di confisca della statua del Doriforo di Stabia, emesso da un giudice della Repubblica Italiana, dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata, il 18 gennaio 2022.

Nonostante questo provvedimento sia stato seguito da una rogatoria internazionale, avviata nel febbraio 2022 dalla Procura di Torre Annunziata nei confronti delle autorità competenti negli Stati Uniti d’America, e nonostante vari solleciti, ben tre, ad oggi non abbiamo ricevuto risposta, se non la richiesta di integrazione di documenti” – ha concluso il Procuratore Fragliasso.

Una vicenda giudiziaria sconcertante, perché chi dirige il Museo di Minneapolis continua a fare orecchie da mercante, nonostante le prove schiaccianti dell’acquisizione illecita del reperto; ma noi non ci stancheremo di denunciare l’accaduto, di tenere desta l’attenzione mediatica, di chiedere giustizia.

Il Doriforo di Stabia è solo uno dei tanti reperti archeologici portati illegalmente all’estero che non tornerà mai più in patria?

Speriamo di no, ci auguriamo che “il migrante di pietra” torni finalmente a casa e che il Museo “Libero d’Orsi – e con esso la città di Castellammare – possa fregiarsi del suo reperto archeologico più prezioso e più bello.


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