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Castellammare di Stabia

Castellammare, “Testimonianze del teatro a Pompei e nelle antiche città vesuviane”. Conferenza al MUDISS

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abato 8 febbraio. Organizzato dalle associazioni “Achille Basile – Le ali della lettura” e “Certamen Plinianum” – Delegazione Stabiese dell’AICC, si è svolta presso il MUDISS, Museo Diocesano Sorrentino Stabiese, l’interessante conferenza “Testimonianze del teatro a Pompei e nelle antiche città vesuviane”.

A relazionare con competenza sull’argomento, il Dott. Vincenzo Ruggiero Perrino, avvocato appassionato di teatro che ha raccolto e studiato numerose testimonianze relative al teatro antico.

Dopo i saluti dell’Architetto Gerarda Cimmino, addetta all’accoglienza del Museo Diocesano Sorrentino Stabiese, museo in cui è possibile ammirare una serie di reperti eccezionali che custodiscono i misteri dei primi cristiani nell’Ager stabiano, è intervenuta Carmen Matarazzo.

La “vulcanica” Presidente delle due importanti associazioni stabiesi, instancabile organizzatrice di importanti eventi culturali, ha introdotto il lavoro del Dott. Perrino.

Attraverso la proiezione delle belle immagini di teatri, anfiteatri, odeon, ma anche di affreschi e mosaici, che riproducevano scene di teatro oppure dipinti o statue dedicate ad attori, il Dott. Perrino ha fatto riflettere sui vari aspetti del teatro antico.

La prima riflessione è quella sulla struttura del teatro, il luogo preposto alle rappresentazioni. Qual era la struttura del teatro nell’antica Grecia e nella sua area di diffusione culturale? Quali cambiamenti ed evoluzioni ci sono stati in epoca sannita e poi romana?

Sono circa 30 i teatri e gli anfiteatri scoperti e riportati alla luce in Campania, riconducibili ad un arco temporale che va dal IV secolo a.C. al II d.C. Il primo teatro ad essere riscoperto per caso da un contadino fu quello di Ercolano, agli inizi del Settecento.

Prima i teatri erano delle strutture effimere, poi diventano stabili. La struttura del teatro greco era composta da diverse parti: il  Theatron (θέατρον), la parte destinata al pubblico,  aveva la forma di un semicerchio che poggiava su un rilievo  dell’Acropoli. Il palcoscenico aveva la forma di un rettangolo largo e poco profondo.

Il fondale raffigurava in genere la facciata di un palazzo con tre porte, da cui gli attori facevano il loro ingresso in scena. La forma, afferma il dott. Perrino, resta pressocché invariata, ma le proporzioni diminuiscono e la struttura viene protetta da una copertura:

“A Pompei mentre il teatro greco aveva una struttura più ampia, quella di epoca romana era più piccola e racchiusa da mura.”

Nei teatri venivano rappresentati spettacoli, pantomime, eventi corali, orazioni, mentre negli anfiteatri si svolgevano le gare e i giochi gladiatori. La forma semicircolare migliorava l’acustica naturale; gli anfiteatri romani avevano invece forma tondeggiante.

L’importanza del teatro in Campania e nella Magna Grecia nell’antichità emerge attraverso le tante testimonianze archeologiche delle più note città campane, come Pompei, Ercolano, Capua, Benevento, e non solo.

Anche l’antica Stabia aveva un suo anfiteatro in località Varano, la cui traccia era ben visibile fino all’800, che aspetta ancora di essere riportato alla luce.

Il Dott. Perrino ipotizza che l’anfiteatro, come struttura, sia nato proprio in Campania, perché qui le tecniche di costruzione avevano raggiunto livelli molto alti; l’area aveva acquisito una ricchezza notevole grazie ai suoi commerci; qui nascevano le prime scuole per gladiatori:

“In Campania si sviluppa una nuova tecnica di costruzione – ha sottolineato il Dott. Perrino – le domus attestano tutte un modello che viene sviluppato qui in Campania e esportato nel resto dell’Impero. La tesi più valida è che l’anfiteatro come struttura sia stato ideato proprio in Campania, perché qui, inoltre, c’erano le prime scuole gladiatorie.”

Per quanto riguarda i tipi di rappresentazione, le numerose raffigurazioni ritrovate – dipinti e statue di autori, attori, gladiatori, capocomici, maschere – testimoniano che in area campana prevalevano le rappresentazioni comiche popolari, spettacoli di varietà che oggi potremo assimilare a quelli di un moderno cabaret.

Le maschere del teatro greco-romano si sono poi   evolute in quelle dei tipi fissi della Commedia dell’arte. Oggetto di studio anche le iscrizioni murali e i graffiti ritrovati sui muri della città di Pompei, che propagandavano ludi gladiatori e che, tra le prime testimonianze di tifoserie, inneggiavano ai loro idoli.

Interessante un papiro che probabilmente faceva parte di un album con soggetti, che le botteghe specializzate nel decorare le pareti delle domus mostravano ai committenti. Soggetti simili di argomento teatrale sono state rinvenute infatti sulle pareti di domus anche lontane.

I numerosi reperti ritrovati dagli archeologi attestano quanto nel mondo antico in area campana il teatro fosse amato, praticato e frequentato.

Il teatro in tutte le sue manifestazioni – rappresentazioni teatrali, spettacoli di acrobazia e danze, corse dei carri, combattimenti dei gladiatori, venationes e naumachie, celebrazioni – non era solo un luogo di ritrovo e di socialità, ma anche di propaganda e di controllo politico e sociale.

Al MUDISS di Castellammare, La conferenza “Testimonianze del teatro a Pompei e nelle antiche città vesuviane”, ricca di notizie e corredata da belle immagini, è stata un’importante occasione di approfondimento per tutti gli appassionati di storia e di archeologia.


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