Una giornata fitta di eventi al Teatro Supercinema di Castellammare di Stabia, dove domenica 30 novembre è stato ricordato uno dei cittadini stabiesi più illustri, Natale Montillo, la cui storia è strettamente legata a quella della cinematografia italiana.
Una mostra fotografica, proiezioni dei film “Rosalba, la fanciulla di Pompei” e “La sposa” di Natale Montillo, e del documentario “C’era una volta Napoli” di Ciro Ippolito, che racconta la storia del cinema napoletano, e altri filmati, per omaggiare l’opera del più importante esponente della scuola cinematografica stabiese.
Tra una proiezione l’altra, il ricordo del sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza e dell’assessore all’Educazione e Identità stabiese Annalisa di Nuzzo, che hanno fortemente voluto questa commemorazione.
Grande ammirazione per Montillo anche nelle parole di Ciro Ippolito, attore, regista, autore produttore napoletano, di Paolo Speranza, storico del cinema, di Federico Rossi, attore e docente della “Ribalta Academy”, della nipote, prof.ssa Rosa Montillo e di Antonio Ferrara, giornalista de “La Repubblica”, che ha moderato gli interventi.
L’evento è stato anche l’occasione per ricordare che la cinematografia italiana del dopoguerra non è nata solo a Roma, ma anche a Napoli e a Castellammare di Stabia, con film di successo che hanno esaltato le bellezze naturali dei luoghi e raccontato la realtà di quegli anni.
Sarebbe riduttivo considerare Natale Montillo solo uno tra i tanti cittadini stabiesi che hanno dato lustro alla nostra città. Come ha ben rilevato il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, il produttore, regista e attore stabiese è stato un uomo dalla grande personalità:
“Montillo è stato un grande innovatore – ha affermato il dott. Vicinanza – Egli recuperò la tradizione della sceneggiata che andava in scena nei teatri ed ebbe il suo punto di maggior successo alla fine della Prima guerra mondiale. Il maestro fa rinascere il cinema dopo la Seconda guerra mondiale e innesta l’elemento della sceneggiata nella trama del racconto cinematografico.”
Per il sindaco “Rosalba, la fanciulla di Pompei è un “drammone” con una regia straordinaria e che merita di essere ulteriormente studiato anche come elemento antropologico, per ricostruire la geografia agricola dei luoghi, completamente scomparsa, e anche i comportamenti antropologici: la scena del matrimonio, la tarantella, il rapporto città campagna che in quegli anni era fortissimo”.
“In “Luna Rossa” Montillo fa un’innovazione: la scena si tinge di rosso perché si era messo a ridipingere fotogramma per fotogramma per creare questo effetto. Anche qui sceneggiata, recupero delle canzoni e, in qualche modo, possiamo dire che ha anticipato i film degli anni Sessanta – Settanta, i cosiddetti “Musicarelli”.
“È stato regista, attore, produttore, scenografo di livello nazionale. Il Montil una genialata. Pasquale Amodio, l’architetto, era di origini torresi, docente alla Federico II, ha progettato e realizzato una serie di opere importanti a Napoli.”
“Paradossalmente, se non fosse stato disegnato e costruito da un architetto così importante – ha rilevato Luigi Vicinanza – oggi sarebbe molto più facile la sua ristrutturazione. Pensate che sul “Disco volante” (all’ingresso del teatro) salirono cento persone, ci sono una serie di foto, per dimostrare quanto reggesse.”
“La scala all’interno che portava al loggione, sempre disegnata da Pasquale Amodio, è stata considerata dall’attuale sovrintendente di Napoli un vero e proprio capolavoro, dal valore architettonico talmente importante che non si può buttare giù.”
Ciro Ippolito, oltre che ricordare Montillo e la sua straordinaria produzione nel documentario “C’era una volta Napoli”, ha raccontato un aneddoto legato al Teatro Montil:
“Natale Montillo è una figura che mi ha sempre affascinato. Io sono venuto da piccolo all’inaugurazione, uno dei primi spettacoli che hanno fatto era prodotto da mio fratello Leonardo e, alla prima, si sono rotte tutte le vetrate del Montil che era appena stato inaugurato, per l’affluenza del pubblico.”
Il noto giornalista Antonio Ferrara, prima di passare la parola a Paolo Speranza, storico del cinema e direttore di Cinema Sud, ha ricordato il periodo storico nel quale nasce e si sviluppa l’opera di Natale Montillo, una Castellammare ricca di grandi fermenti socioeconomici e culturali.
“Nel ‘43 a Roma Cinecittà era stata distrutta nella fase finale delle Seconda guerra mondiale, in una città di provincia come Castellammare nel 1948 già si gira il primo film di Natale Montillo “Calamita d’oro”, una storia straordinaria che vive la città in quel periodo.”
“E con questa stagione Natale Montillo in 10 anni, dal 48 al 58 produce sei film all’interno di questa realtà cittadina in un Paese che andava verso il Boom economico.”
Paolo Speranza, nel valorizzare la figura di Montillo, che definisce “uno dei cineasti più versatili della storia italiana, non solo di Napoli”, parte dal ricordo di Elvira Notari, la prima regista italiana, la seconda del mondo. Era di Salerno ma ha lavorato soprattutto a Napoli per tutto il periodo del cinema muto.
“Nei primi anni del Novecento anche lei, insieme al marito Nicola Notari, colorava i fotogrammi uno per uno per dare maggiore vivacità e movimento alle scene e anche lì, come Natale Montillo, molti titoli di film erano collegati alle canzoni di maggiore successo.”
“Napoli fin dall’inizio ha avuto una forte dimensione di realtà, si vedevano i luoghi di Napoli, si girava in esterno; invece, il cinema muto quasi tutto si girava nei piccoli studios, a Cinecittà si girava nei teatri di posa, raramente per strada.”
“Napoli aveva questa vivacità della verità ripresa poi da Natale Montillo. Negli anni Cinquanta in un periodo vitale per Castellammare, fu l’unica città nell’Italia meridionale che venne scelta dal Centro Sperimentale per avviare una scuola di cinema di formazione, unica di tutto il Sud.”
Montillo fu a capo di una vera e propria scuola cinematografica stabiese, che dai primi anni Cinquanta si rivelò una delle più dinamiche nel Sud e la raccontava ad Ugo Gregoretti che lo intervista per un programma realizzato nel ’58. Oltre a Montillo c’erano: l’organizzatore Domenico Tartaglione, il fotografo Domenico Paolercio, il maestro compositore Franco Langella, marito di una grande attrice del passato, Tecla Scarano, il regista Silvio Siano.
Questi cineasti, queste storie, questi personaggi, secondo Paolo Speranza, erano stati purtroppo dimenticati per decenni, ma quando erano in attività erano molto apprezzati, per esempio Natale Montillo era considerato positivamente dagli intellettuali, dalla critica. Non solo era amato dal popolo, ma anche dalle persone competenti.
Federico Rossi, nel suo intervento, definisce Natale Montillo “un produttore visionario, uno di quei cineasti che hanno la visione di un film e vogliono realizzarlo a tutti i costi, un autore e regista neorealista che si affida ad attori non professionisti per dare maggiore verità ai personaggi, un regista che ha la capacità di cogliere il lato ironico, e l’ironia, la qualità più importante per un autore, rende lo spettatore ancora più consapevole del messaggio”.
Rosa Montillo, nipote del cineasta stabiese, ha ringraziato l’Amministrazione Comunale che ha patrocinato l’evento, e tutti i presenti, anche a nome dei fratelli Natale e Donato.
Ha poi ringraziato per la collaborazione le docenti del Liceo Classico Plinio Seniore di Castellammare Anna D’Auria e Marianna Vollono e la Dirigente Fortunella Santaniello per il coinvolgimento di alcune classi nella visione a scuola di due film di Natale Montillo, ci cui poi gli alunni hanno scritto delle recensioni.
Alcune di esse sono state scelte insieme alle docenti Liliana Longobardi e Raffaella Veropalumbo e, nel corso della serata, sei ragazzi del quinto anno le hanno lette. I giovani hanno commentato molto positivamente i film e le loro tematiche, sottolineandone gli aspetti che li avevano maggiormente colpiti.
L’assessore Annalisa Di Nuzzo nel suo intervento ha affermato:
“Questa è una giornata molto particolare che abbiamo fortemente voluto, Natale Montillo rappresenta per Castellammare un totem identitario, una persona che ha inseguito il suo sogno, che può essere d’esempio per tanti giovani. Nella cinematografia di Montillo c’è una sorta di etnografia. Un progetto da realizzare sarà quello di confrontare i paesaggi, i luoghi e vissuti della storia urbana dell’epoca con quelli attuali, un patrimonio che Montillo ci restituisce.”
Natale Montillo, regista, attore, produttore, scenografo di grande carisma e innovatore del cinema italiano, con la sua opera, un’eredità intellettuale in grado di trasmettere emozioni e pensieri che risuonano nel tempo, si è meritato la stima e l’ammirazione di tutti noi.





