10.5 C
Castellammare di Stabia

Castellammare di Stabia, Incontro con l’autore: ”I volti della voce” di Enza Silvestrini

LEGGI ANCHE

Presentato martedì scorso presso il Mondadori Bookstore di Castellammare di Stabia il romanzo “I volti della voce” di Enza Silvestrini, un libro che ha incantato il Gruppo di Lettura Stabiae.Ad introdurre l’autrice e a conversare con lei, Carmen Matarazzo, presidente dell’Associazione “Achille Basile – Le Ali della Lettura”.

Enza silvestrini, poeta e scrittrice, nonché docente di Storia e Filosofia e redattrice di alcune riviste di poesia, in questo suo secondo romanzo racconta la storia di una donna che cerca di recuperare il proprio passato attraverso un viaggio, ma anche attraverso un percorso di scoperta di sé per ricomporre la frammentazione dell’io.Il linguaggio – la voce – è il mezzo attraverso cui l’io si rivela nelle sue diverse sfaccettature e, come  ha ben sottolineato Carmen Matarazzo:

“I volti della voce” è una storia da seguire come percorso introspettivo, come ricerca della propria identità.

In essa un grande ruolo svolgono proprio le voci, i suoni, le parole e soprattutto il ritmo, la musicalità.Queste voci che in qualche modo caratterizzano i personaggi, sono voci che si ricollegano in un tutt’uno con radici vicine, ma anche molto lontane.”

L’autrice stessa, con grande espressività, ha letto qualche passo significativo del testo, caratterizzato da una prosa poetica che risuona come una melodia, creando un’atmosfera lirica e suggestiva.

La protagonista è indicata solo col pronome “Io”, così come tutti i personaggi che non hanno un’identità anagrafica, ma sono connotati o con un pronome o per il ruolo che svolgono. “Io” è reduce di un incidente automobilistico e non ricorda tutto.Questa situazione di incoscienza iniziale la spinge a ricostruire il passato e a cercare una propria identità.

“L’inizio è volutamente ambiguo – ha sottolineato l’autrice – Intanto volevo costruire una specie di percorso partendo dal grado zero, che coincide con la convalescenza per una malattia: è un “Io” adulto che deve ricostruire il mondo esterno, incollando le tessere di un mosaico e in questo esterno è compreso anche il linguaggio”.

Per Carmen Matarazzo “il tema principale è quello della ricerca del linguaggio, parole che possono essere aspre, pungenti, altre che ti accarezzano, che ti restano dentro e poi ritornano”.

“È questo il filo conduttore del libro, ed è quello che dà il senso profondo, ma ci sono tutta una serie di altre indicazioni, per esempio l’amore per il silenzio, per i luoghi appartati da cui la protagonista osserva il mondo circostante, e una grande attenzione per la natura, per il mare di cui sente fortemente la potenza.”

Rilevante nel testo, ha affermato la Presidente dell’Associazione Achille Basile:” l’attenzione per la città, sia vista come trappola che ingloba, sia nelle sue contraddizioni: il contrasto tra realtà sociali disagiate e grossi grattacieli”.

“La sua città è una città di mare, non viene nominata ma si intuisce da alcuni tratti che è Napoli.Napoli non viene nominata perché è la città del qui ed ora? – ha chiesto Carmen Matarazzo all’autrice.

“Sì, non viene nominata per questo.

Il libro è diviso in due parti.Tutto il libro è doppio e questa assenza di nomi propri significa anche che in qualche modo tutti i personaggi potrebbero essere solo funzioni dell’io, cioè interpretabili come un teatro interno all’io, come delle proiezioni” – ha risposto Enza Silvestrini.

“l’io che mette in scena se stesso attraverso dei personaggi. “Io”, per esempio, immagina che un altro suo io prenda l’aereo e vada in luoghi esotici e che poi spedisca ad “Io” cartoline o messaggi in cui riflette sulla bellezza della natura.”

L’autrice ha poi condiviso con i presenti all’incontro altre interessanti informazioni sul testo:

“All’inizio di questa storia “Io” sceglie di usare esclusivamente il linguaggio come un sistema di codici a cui ogni parola corrisponde un oggetto, escludendo dal linguaggio tutta la sfera dell’inconscio.

Per questo non ci sono nomi, perché ne espelle tutta la sfera del desiderio.Quello che deve recuperare gradualmente è la profondità del linguaggio.”

“Il testo fa riferimento ad un’autrice che io amo moltissimo – ha continuato la Silvestrini – che è Ingeborg Bachmann, che ha scritto un assoluto capolavoro del Novecento che è “Malina”, dove la scrittura è vista come l’unico potere rimasto alla protagonista per attaccarsi al mondo, che parla del linguaggio come quello che permette all’umanità di affermarsi.”

“Noi siamo in un’epoca terribile dove il linguaggio è sotto attacco, per esempio, nel quotidiano si usano 150-200 parole, un linguaggio che si impoverisce, che perde la sua forza e il suo significato e poi ci sono le parole di cui non si conosce la densità e vengono “sparate” fuori contesto.”

“Penso che la questione del linguaggio in questo nostro tempo sia assolutamente centrale, il libro vuole essere anche un umilissimo contributo ad una riflessione sull’accogliere il linguaggio anche per quello che non può dire.” – ha concluso Enza Silvestrini.

Forse non tutti si rendono conto di quanto il linguaggio sia legato profondamente alla nostra identità personale, alle nostre emozioni, alla nostra memoria.

“I volti della voce” di Enza Silvestrini è un testo che ci fa riflettere su tutto questo, coinvolgendoci in un’esperienza emotiva intensa.Le belle citazioni mitologiche e le profonde considerazioni sull’amore, sul senso della vita, sulla morte, oltre che evocare emozioni, rendono la lettura di questo romanzo un’occasione di crescita personale e di conoscenza.

[wpse_comment_form]

Juve Stabia – Bari, Vivarini: “Punto importante. Bello vedere giocare i gialloblù. Complimenti ad Abate”

Il tecnico biancorosso dopo lo 0-0 con la Juve Stabia: "Non prendere gol è stato un segnale importante, intraviste grandi potenzialità offensive che svilupperemo"

Ti potrebbe interessare