La scena musicale italiana è in lutto per la dipartita di James Senese, iconico sassofonista e cantante, spentosi all’età di 80 anni. L’artista, figura chiave di gruppi storici come gli Showmen e i Napoli Centrale, nonché membro fondamentale della band che accompagnò Pino Daniele, è venuto a mancare a causa di un’infezione polmonare.
Il musicista era stato ricoverato d’urgenza tra il 24 e il 25 settembre presso l’Ospedale Cardarelli, dove era stato immediatamente trasferito nel reparto di Rianimazione. Le sue condizioni erano state descritte fin da subito come estremamente gravi.
A complicare il quadro clinico hanno contribuito problemi di salute pregressi che affliggevano Senese da tempo. Era infatti costretto a sottoporsi a dialisi periodiche da anni e, come rivelato solo ora a molti, combatteva anche contro un tumore. Questo dolore si aggiunge a quello privato vissuto tre anni fa, con la perdita della moglie Rina, sua compagna di una vita.
A diffondere la notizia della sua scomparsa è stato Enzo Avitabile, collega e amico fraterno, che sui social ha affidato il suo dolore a un messaggio toccante: “Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Grazie per il tuo talento”.
James Senese non è stato solo un musicista, ma un vero eS è stato un vero emblema della cultura partenopea, una delle sue voci e dei suoi volti più autentici e stimati. Incarnava la memoria vivente di quello che è stato battezzato il “Neapolitan Sound”, avendone vissuto e plasmato l’epoca d’oro. A partire dagli anni Settanta, Senese fu tra i pionieri di quella contaminazione sonora che ancora oggi influenza generazioni di artisti: la fusione tra la tradizione napoletana e le sonorità d’oltreoceano come il jazz—ambito in cui è considerato un maestro e precursore per i sassofonisti italiani—il funk, il rock e il pop.
La sua storia personale è profondamente legata a quella della città. “Figlio ‘e guerra”, nacque dall’unione tra sua madre, Anna Senese, e un soldato americano, James Smith, giunto a Napoli con lo sbarco alleato. Cresciuto a Miano, quartiere popolare della periferia nord dove risiedeva tuttora, Senese trasse da quelle radici l’ispirazione per i temi sociali di molte sue composizioni, specialmente con i Napoli Centrale.
Prima che la musica diventasse la sua vita, il giovane James si adattò a svolgere i lavori più umili: dal benzinaio al muratore, fino al facchino negli alberghi. Fu l’ascolto di alcuni dischi a indirizzarlo verso il sassofono. L’epifania arrivò a dodici anni con la musica di John Coltrane. Come raccontò a Fanpage, il primo impatto fu di rifiuto: “Lo buttai via, perché non capivo niente”. Ma fu una sensazione momentanea: “Poi mi sono risvegliato… ho riascoltato e ho capito che c’era qualcosa di tremendo in questa musica e da lì mi sono innamorato”. Iniziò così a studiare lo strumento privatamente, fino al conseguimento del diploma.
Il successo arrivò presto con gli Showmen, una potente formazione R&B guidata dal carismatico Mario Musella. Il gruppo collezionò successi come “Mi sei entrata nel cuore” e “Tu sei bella come sei”, brano che li portò a Sanremo nel 1969, e si distinse per intense cover come “Un’ora sola ti vorrei”.
Dopo l’esperienza con gli Showmen (e la breve parentesi degli Showmen 2), fu con i Napoli Centrale che Senese ottenne la consacrazione a livello nazionale. Fondò la band insieme a un altro pilastro della musica napoletana, Franco Del Prete, conosciuto grazie all’intercessione di Eduardo De Filippo. Non fu semplice imporsi dopo i successi R&B, ma i Napoli Centrale scrissero una pagina indelebile della fusion italiana. “Abbiamo aperto la porta a tutti i musicisti del Sud”, spiegò Senese, “perché nessuno sapeva dove andare… noi abbiamo rotto definitivamente [gli schemi]”.
I Napoli Centrale rappresentarono una rivoluzione totale: nel sound, nel ruolo della sua voce roca e profonda, e nei testi, che davano voce al proletariato e alle campagne (come nei brani d’esordio “Campagna – A” e “Campagna – B”). Canzoni come “Simme iute e simme venute” o la celeberrima “‘Ngazzate nire” sono diventate classici. Senese portò avanti il progetto Napoli Centrale, riformandolo negli anni ’90 dopo uno scioglimento iniziale, parallelamente alla sua carriera solista (con brani come “‘O Sanghe” e “Hey James”).
Fu proprio Senese a offrire la prima grande opportunità a Pino Daniele. Il giovane cantautore lo chiamò per suonare con i Napoli Centrale, ma serviva un bassista. “Disse che non aveva i soldi per comprarlo, glielo comprai io”, ricordava Senese. Daniele rimase con loro due anni, instaurando un rapporto fraterno. Successivamente, le parti si invertirono: quando la carriera di Pino Daniele decollò, volle Senese al suo fianco. Insieme a Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo, formarono una delle band qualitativamente più straordinarie della musica italiana, contribuendo a incidere capolavori come “Terra mia” e “Nero a metà”.
Da ricordare anche la sua autoironica apparizione cinematografica, nel ruolo di se stesso, nel film cult “No grazie il caffè mi rende nervoso”, al fianco di Lello Arena e Massimo Troisi.





