I
eri mattina presso la Sala Teatro della sede dell’I.C.San Marco Bonito Cosenza si è svolto un importante seminario sul tema: Terremoti, come, quando e dove avvengono.
Un’iniziativa di rilevante interesse perché rivolta ad alunni, genitori e docenti sulla probabilità che si verifichi un terremoto e sulle eventuali conseguenze che ne possono derivare.Relatore del seminario il geofisico prof.
Omar Scala che, con una esposizione chiara e coinvolgente, è riuscito a captare l’attenzione dei presenti, informando e formando su una tematica seria come quella dei rischi sismici.All’evento hanno partecipato anche alcune importanti associazioni del territorio con interventi significativi e degni di attenzione, che hanno contribuito a renderlo ancora più interessante.
Ad introdurre gli interventi la Dirigente Scolastica dell’I.C. “San Marco Bonito Cosenza” insieme con la Dirigente Scolastica del CPIA “Napoli Provincia2”.Ha moderato l’evento il prof.
Pierluigi Fiorenza, docente e noto giornalista.Dalle varie esposizioni è emersa la necessità di una maggiore informazione sui rischi connessi ai terremoti, ma anche sulle altre catastrofi naturali, e l’opportunità di adeguare gli edifici con la messa in sicurezza e le nuove tecnologie.
“Non si può prevedere quando avviene un terremoto – ha affermato il prof.
Oscar Scala – ma si sta studiando un nuovo metodo, un sistema di early warning, allarme immediato, con tutta una serie di sensori veloci per registrare le onde sismiche.”
Un sistema di early warning è un insieme di strumenti che permettono di inviare un avviso prima che un dato evento accada, con un anticipo sufficiente a prepararsi per la sua gestione.Il prof.
Scala ci informa di un progetto territoriale di early warning, partito dal Comune di Castellammare con il commissario prefettizio, da iniziare soprattutto con gli edifici sensibili – scuole e ospedali – e che prevede una serie di sensori veloci per registrare le onde sismiche, avvisare sul telefonino in modo da potersi allontanare velocemente.
“Con i sensori abbiamo pochi secondi, meno di un minuto, ma se siamo organizzati bene possiamo evacuare l’edificio.Con questi sistemi innovativi le conseguenze del terremoto possono essere attenuate.”
Di qui l’importanza per le scuole – afferma il prof.
Scala – di acquistare questi sensori con dei progetti finanziati con fondi europei o regionali
Per la D.S.Alessandra Savarese, promotrice di questa e simili iniziative di grande valenza educativa, sarebbe necessario una maggiore sinergia in materia di sicurezza, un piano educativo integrato tra Enti locali, Scuole e Associazioni del territorio.
Il dott.Vincenzo Amato del Consiglio direttivo dell’ Associazione Nazionale Marinai d’Italia ha parlato dell’ intervento delle Forze Armate e dei Marinai presenti sul territorio durante il sisma in Campania del 23 novembre del 1980.
Ha ricordato quell’evento di 44 anni fa e dei giorni successivi a Castellammare, perché “occorre conoscere per prevenire e per affrontare il rischio informati”.
“Grazie alla presenza sul territorio di presidi militari – ha rilevato il dott.Amato – gli interventi furono immediati, tanti i volontari, mentre i soccorsi ufficiali arrivarono solo dopo 25 ore.
“Gli abitanti del centro antico si rifugiarono nell’area della Capitaneria di Porto e i militari prestarono i primi soccorsi fornendo cibo, bevande calde, coperte.
Dopo alcuni giorni, arrivarono i militari del Genio e della Guardia di Finanza che allestirono dei campi.”
Il dott.Amato ha sottolineato come Il terremoto abbia determinato il fallimento del sistema della Protezione civile così come era stata concepita fino ad allora dalla normativa del 1970 che aveva, tra l’altro, il limite di non considerare i volontari.
“Oltre i ritardi che si verificarono nell’arrivo delle manovre di soccorsi, i tanti volontari mancavano spesso di coordinamento. “
“Passarono ben dodici anni prima che fosse emanata la Legge 225 del 24 febr del 92 che inseriva il volontariato tra le componenti e le strutture operative del sistema nazionale. “
“Grazie a tale normativa anche numerose associazioni, ha concluso il dott.
Amato – compresa l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, pur mantenendo la propria individualità, hanno istituito gruppi locali che svolgono generosamente ogni giorno nelle situazioni di emergenza innumerevoli attività di volontariato, tra cui quelle di protezione civile.”
Rossella Romano dei R.O.S.S., Reparto Operativo Soccorso Stabia, nel suo intervento ha spiegato che cosa fare in caso di terremoto.
“La prima cosa da fare – ha detto la Volontaria dei R.O.S.S., rivolgendosi agli alunni presenti – in caso di terremoti o altre calamità è ascoltare gli adulti e non lasciarsi prendere dalla paura, non avvicinarsi alle pareti e stare calmi. “
Ha poi parlato delle importanti attività svolte dai R.O.S.S.: “Interveniamo in caso di dissesto idrogeologici, incendio boschivo.Siamo reduci dall’emergenza a Bologna, siamo stati una settimana lì.
Per qualsiasi emergenza ci siamo noi.”
Ernesto Freides dell’Associazione per la Protezione del Verde nel suo intervento ha sottolineato l’importanza delle esercitazioni di evacuazione e del piano di sicurezza.
“Nel terremoto in Abruzzo del 2009 tutte le associazioni furono allertate.La nostra associazione si recò in provincia dell’Aquila nel sistema di prevenzione e di supporto.”
“L’associazione si occupa di attività importanti in caso di calamità, come sistemare una cucina da campo, fornire pasti alla popolazione, allestire una tendopoli. – ha spiegato Ernesto Freides: “Per essere pronti a intervenire in qualsiasi momento facciamo delle esercitazioni coordinate dalla Regione Campania.”
Massimo Santaniello, socio fondatore dell’ Archeoclub aps Stabiae, nel suo articolato intervento, ha parlato delle problematiche legate alla tutela dei beni culturali in caso di catastrofi naturali.
L’Italia è una zona molto vulnerabile non solo per i terremoti, ma per le alluvioni e le frane e i nostri beni culturali sono sempre soggetti a rischio.
“Chi si occupa dei beni culturali in caso di calamità naturale?Il coordinamento è fondamentale” – ha rilevato Santaniello.
“L’esperienza italiana è partita con l’alluvione di Firenze dal 1976 e il terremoto del Friuli-Venezia Giulia dello stesso anno e poi col terremoto in Campania nel 1980.
Fino a quel momento l’intervento non era organizzato.”
“Nel 1982 nasce la Protezione civile che forse è l’ente più organizzato al mondo per l’intervento in caso di calamità naturale., su tutto il territorio nazionale.”
“Per quanto riguarda Castellammare, il nostro territorio, così come tutta l’Italia, è molto fragile, a forte rischio idrogeologico”– ha spiegato Massimo Santaniello.
“Noi abbiamo la zona del costone di Faito che incombe sul centro antico e va ad impattare prima di tutto sugli abitanti e poi sul patrimonio storico dove è concentrato il 90% del nostro patrimonio.L’intervento programmato già dal 2014 non è più procrastinabile, bisogna intervenire con urgenza.”
“Poi abbiamo la collina di Varano diventata fragile con il terremoto dell’80.
Nella zona da Villa del Pastore a Villa Arianna c’era una serie di terrazzamenti, sette oggi, ma undici nell’antichità.Era una struttura completamente edificata, ora una colata di cemento.”
“La possibilità di studiare questa struttura prima del terremoto dell’80 – ha rilevato Massimo Santaniello – ci avrebbe consentito di avere conoscenze maggiori sul sito archeologico di Stabia. “
“La colata di cemento è penetrata all’interno della grotta di San Biagio ostruendone la galleria che portava fino al ponte di Carmiano.”
Il socio fondatore dell’Archeoclub aps Stabiae ha poi sottolineato l’importanza di intervenire tempestivamente per preservare il patrimonio storico.
“La prevenzione può salvare prima di tutto le persone e poi i beni storici che sono l’identità di un popolo.- ha concluso – Senza di essi un popolo non ha più identità.”
Lascia un commento