Castellammare, falò di buonsenso dei cittadini che amano la loro città

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Castellammare, il falò di buonsenso dei cittadini che amano la loro città è l’esposizione di piccole luci sui balconi. Perché la luce è luce in ogni sua forma.

Castellammare, falò di buonsenso dei cittadini che amano la loro città

Castellammare, città delle acque e delle tradizioni. Sulle acque, forse, i cittadini si sono rassegnati: è da anni sotto gli occhi di tutti lo stato in cui versano le un tempo rigeneranti acque termali. Poi la chiusura della produzione di Acqua Acetosella, con la necessità di abituare generazioni di stabiesi ad assumere i sali minerali di acque commerciali. I nostalgici raccolgono ancora Acqua della Madonna: forse l’ultimo filo sottile che lega Stabia alle sue sorgenti. Ma le tradizioni, per definizione, sono dure a morire. E nell’orgoglio stabiese anche un po’ in più.

La notte tra il 7 e l’8 dicembre, Castellammare illumina quartieri e arenile con le luci dei falò, rinominati fuocaracchi, in onore dell’Immacolata e in ricordo dei naviganti che, in balia di una tempesta, raggiunsero la riva seguendo la luce dei fuochi accesi sulla costa. È una tradizione che si accompagna a quella di Fratiell e Surell, che accompagna i fedeli ogni notte, dal 25 novembre al 7 dicembre, nel conteggio delle stelle che precedono il giorno dell’Immacolata.

La luce: quella dei falò, che la notte scorsa non c’è stata; quella delle luminarie, da un lato richieste, dall’altro contestate al sindaco, che hanno comunque trovato collocazione presso i luoghi simbolo della città (Cassarmonica, Villa Comunale) e nei quartieri (nella forma di “semplice simbolo”) come annunciato il 18 novembre da Cimmino, dopo le pressioni partite dalla petizione lanciata dalla CPS – Comunità Promozione e Sviluppo che richiedeva il cambio di destinazione dei fondi per le luminarie. Perché le tradizioni sono la modalità per l’affermazione di appartenenza ad un gruppo e, in quest’anno che ci ha forzati a riconsiderare le pratiche sociali ed individuali attraverso la gestione dell’emergenza, sarebbe stato utile instaurare una tradizione, magari: la devoluzione totale dei fondi destinati alle luminarie alle famiglie in difficoltà.

Perché le tradizioni sono semi che i nostri antenati hanno piantato per noi. Ma ciò non toglie che anche noi saremo gli antenati di qualcuno.

Invece le luminarie sono state comunque installate, solo una parte del budget è stato destinato alla beneficenza, e Castellammare si trova a vivere le sue tradizioni a metà, senza averne instaurata nessuna. Fratiell e Surell è stato proposto sui canali social del sindaco attraverso la pre-registrazione delle voci dei devoti, ma qualcuno (almeno al rione Spiaggia) ha sentito le voci vere risuonare, all’alba e da lontano.

Che le luci in Cassarmonica non abbiano soddisfatto il perseguimento della tradizione dell’Immacolata è chiaro: gli stabiesi hanno acceso luci sui balconi per richiamare non le tanto discusse e poco utili luminarie di cui il sindaco ha asserito l’indispensabile natura, ma ancora una volta quel senso di appartenenza tra gli stabiesi di oggi e quelli di ieri, che ci hanno consegnato il fuoco come simbolo della città.

Non solo acqua, ma anche fuoco è Castellammare: aiuto a chi è in difficoltà, guida, riparo e rifugio.

Nel 2018 la tradizione dei fuocaracchi approdò alla ribalta nazionale per lo striscione e il manichino richiamanti i pentiti al rione Savorito. Al tempo, si trattava di falò abusivi impilati nei quartieri: pericolosi e banditi dal comune, che negli anni ha organizzato la costruzione delle pire esclusivamente sull’arenile. E questo in barba al mal tempo, all’umidità del legno preparato ore prima.

I falò erano banditi anche allora, ma questo non ha impedito che fossero costruiti comunque. Anche lo scorso anno ci furono difficoltà per l’accensione dei falò, ma ciò non ha impedito il perseguimento della tradizione.

Tuttavia, quest’anno i fuocaracchi non sono stati accesi. Forse come segno di rigidità alle norme anti-covid. La ferma scrupolosità del sindaco e il maltempo hanno sancito l’impossibilità di accendere anche una sola pira, magari sull’arenile, da pochi addetti che il Comune avrebbe potuto designare. Forse, sarebbe stato quello il simbolo, e con il presidio delle forze dell’ordine nessun assembramento sarebbe stato permesso.

Anche quest’anno, in condizioni di normalità, il maltempo avrebbe messo a dura prova l’accensione dei fuochi. Ma le tradizioni sono fatte anche per essere riconvertite: una piccola luce esposta sui balconi e la riscrittura di una nuova forma di tradizione e di rispetto: il buio, che ieri notte ha attirato gli sguardi di chi ha potuto sbirciare oltre l’arenile.

Sarà il segno, forse, del fatto che non è necessario abbandonare le tradizioni per iniziare a praticare il buonsenso.

Lorenza Sabatino

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Castellammare, falò di buonsenso dei cittadini che amano la loro città
Villa Comunale deserta nella notte dell’8 dicembre (ore 00.20)

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