P.M.I. convegno di Brescia: Da Bonsai a Baobab la ricetta finanziaria per far crescere l’impresa

Brescia: P.M.I. “innovazione e continuità generazionale” le parole chiave per il futuro economico della provincia. È il tema trattato nel...

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Brescia: P.M.I. “innovazione e continuità generazionale” le parole chiave per il futuro economico della provincia.

È il tema trattato nel talk di Martedì 18 luglio organizzato e preparato da un abile ed esperto giornalista quale Sergio Luciano che dirige la testata Economy .

Un dibattito con interviste tra personalità importanti del mondo dell’imprenditoria bresciana, in una splendida location del museo della mille miglia. Opinioni a confronto per far crescere l’impresa.

Sono intervenuti a questo convegno sulle P.M.I.:

l’assessore con delega alle Attività Produttive Andrea Poli che ha parlato di “Imprese a modello familiare grande opportunità per il Bresciano”; Anna Tripoli Presidente dei giovani Imprenditori che ha dibattuto il tema “Progettare il futuro guardando alle nuove generazioni”; Giovanna Voltolina, mid cap investor che ha discusso sul tema “Imprenditori però siate… salmoni! Differenziarsi non è peccato”; Michele Foppiani, imprenditore e fondatore Arcaplanet e Giovanna Gregori, consigliera delegata AIDAF”.

Continuare a investire per migliorarsi

Questa è la volontà delle P.M.I. bresciane, oltre 2 aziende manifatturiere su 3 ha dichiarato di voler investire nel corso dell’anno, in particolare per migliorare la propria capacità produttiva” così Anna Tripoli, nel corso dell’incontro-confronto.

Ma l’economia del territorio deve anche guardare ad una solida continuità aziendale laddove, come registra AIDAF-Associazione Italiana delle Aziende Familiari, 1 azienda familiare bresciana su 4 ha un leader ultrasettantenne e solo 1 su 6 ha una guida di età inferiore ai 50 anni, nonché l’economia del territorio urge di “imprenditori-salmoni” così come metaforizza il mid-cap investor Giovanna Voltolina.

Una caratterizzazione familiare per del sistema produttivo bresciano letta in positivo da Andrea Poli, che si dichiara convinto che l’impostazione delle P.M.I. familiari non sia incoerente con i nuovi assetti finanziari che le imprese possono assumere per finanziare la loro crescita.

“E’ un modello che non è diffuso egualmente in tutto il mondo ma ci sono paesi molto competitivi come il Giappone che basano la loro economia proprio sulle imprese familiari – osserva l’assessore Poli – Certamente abbiamo da mettere in discussione e rinnovare assetti tecnologici, oltre che organizzativi e finanziari perché abbiamo dei macro-trend, come l’innovazione tecnologica e la transizione ecologica che ci impongono tempi celeri per dare risposte e per posizionarci sul mercato con un timing che sappia essere competitivo rispetto ad altri operatori.

Un’opportunità quindi prima che un rischio – continua ancora l’assessore Poli – e certamente il supporto e l’esperienza e la capacità del mondo finanziario e di tutte le fonti di finanziamento non tradizionali, rappresentano un tassello aggiuntivo di particolare rilevanza perché oltre ai capitali sono in grado di aggiungere competenze fondamentali per raggiungere gli obiettivi.

Innovazione, continuità e apertura agli investitori sono dunque le due parole chiave su cui sono allineati tutti i protagonisti del dibattito.

In materia di investimenti, un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia nei primi mesi dell’anno mostra come il 70% delle imprese manifatturiere bresciane investirà nel corso del 2023, in particolare per aumentare la propria capacità produttiva (volontà dichiarata dal 45% delle aziende).

“Si tratta di un dato importante, che andrà inevitabilmente a migliorare anche gli aspetti green della nostra produzione – spiega Anna Tripoli,” una tematica su cui, come Associazione, siamo da sempre attenti e su cui abbiamo dedicato una serie di attività, recentemente presentate nel nostro Bilancio di Sostenibilità, il quarto redatto secondo i GRI Standards”.

Imprese familiari lombarde e bresciane, patrimonio straordinario a rischio invecchiamento: solo 1 su 6 ha un leader under 50

Ma a leggere i dati dell’Osservatorio AUB (AIDAF, UniCredit, Bocconi) promosso da AIDAF, da UniCredit e dalla Cattedra AIDAF – EY di Strategia delle Aziende la forte esigenza della provincia di Brescia – caratterizzata, un po’ come tutto il territorio italiano, da una marcata ricchezza di aziende familiari –  è anche una visione lungimirante che assicuri una solida continuità aziendale, oltre la generazione del fondatore ed una governance che permetta la costante crescita dell’impresa anche oltre i confini del territorio.

“Il tema però – spiega Giovanna Gregori ,Consigliera delegata di AIDAF Associazione Italiana delle Aziende Familiari – è il dato anagrafico di chi è alla guida dell’azienda: più di 1 leader su 4 (26,7%) ha oltre 70 anni e il 27% ha un’età tra i 60 e 70 anni. Solo il 16,8% delle aziende familiari lombarde ha un leader con meno di 50 anni, dato che si è peraltro dimezzato nel corso degli ultimi 10 anni, passando dal 28,2 del 2010 al 16,8% del 2020. A riprova di questo progressivo ‘invecchiamento’ della leadership delle aziende familiari lombarde (e Italiane in genere) i dati dell’Osservatorio AIDAF-Unicredit-Bocconi raccontano che solo 1 su 3 ha un consigliere d’amministrazione ‘under 40’, mentre 2 su 3 non ne hanno. Quest’ultimo dato é peggiorato – commenta Giovanna Gregori – passando dal 55% circa del 2010 al 73,4% del 2020.

“In ultimo – dettaglia la Consigliera delegata dell’AIDAF – altro numero oggetto di riflessione è quello della presenza delle donne alla guida delle imprese del territorio, la cui presenza nei CdA è ancora limitata: sono assenti in quasi il 50% delle P.M.I. lombarde, senza alcuna variazione significativa nell’ultimo decennio”.

“Imprenditori, siate salmoni “ parola di Giovanna Voltonina, Mid-Cap Investor, durante il convegno sulle P.M.I.

Il territorio della provincia di Brescia, nell’analisi del mid-cap investor Giovanna Voltolina, è decisamente interessante anche in termini di potenziale di sviluppo detenendo uno straordinario potenziale attrattivo in materia di private capital, fonte d’investimento che forse ancora guardato con troppo timore dagli imprenditori.

Il tema è dunque – come in un matrimonio, esemplifica Voltolina – la scelta del giusto partner. Mentre agli imprenditori bresciani che mirano alla crescita della propria azienda, dà un consiglio in ‘quattro parole’: crescita :costruita su basi sane in termini di rapporto investimenti/fatturato e con un piano a lungo termine, innovazione: le aziende devono essere incubatore di idee e progetti che, in seno a essa medesima, possano confrontarsi con la quotidiana operatività e non applicarvisì come modelli teorici, terza espressione di marginalità infine essere salmoni: ovvero imprenditori che vanno contro tendenza  differenziarsi non è peccato, anzi. La vera natura dell’imprenditore è questa, come un salmone, nuota controcorrente, opera e lavora in maniera originale e contro abitudini, consuetudini e schemi.

“Quindi io penso che per essere attrattivi agli occhi di un investitore che non voglia soltanto parcheggiare in un ‘azienda il proprio capitale per poi raccoglierne, finché ce ne sono ,i frutti a fine anno, – spiega Giovanna Voltolina –  bensì a quelli di un mid-cap investor che intenda oltre che apportare denari, supportare l’azienda nella propria governance e organizzazione, anche verso i mercati internazionali allo scopo di una solida  e marcata crescita,  meglio essere un salmone, piuttosto che una trota di allevamento, che ingrassa ,fintanto che può, seguendo i trend invece che innescarli, nel suo laghetto, ma pur sempre lì rimane”.

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