C’è un momento, spesso impercettibile, in cui l’amore per una squadra travolge ogni logica. Il tifoso scommettitore, in quel preciso istante, smette di essere un analista e si trasforma in credente.Questo conflitto interiore tra la fede calcistica e l’analisi oggettiva è una costante per milioni di appassionati che si cimentano con le scommesse sportive. E se oggi piazzare una giocata è diventato questione di pochi clic, grazie a BetLabel Online, ciò che accade dentro la mente del tifoso resta ancora un enigma affascinante.
Il cuore non accetta quote
C’è un dato curioso, emerso da un’indagine condotta da YouGov nel 2023, che parla chiaro: il 47% degli scommettitori abituali ammette di aver puntato almeno una volta sulla propria squadra del cuore “contro ogni evidenza”.Non per convenienza, non per strategia, ma per puro istinto emotivo. Il fenomeno ha un nome ben noto agli psicologi comportamentali: “bias del tifo”.In pratica, l’affezione emotiva verso un determinato club porta il cervello a sovrastimare le probabilità di successo, anche quando i numeri, quelli veri, dicono tutt’altro. È come se il pallone diventasse una sfera di cristallo, e ogni partita una profezia.
L’esempio che viene da Napoli
Basta spostarsi idealmente al Maradona, lo stadio dove il calcio è religione, per capire quanto il cuore possa influenzare le scelte. Nel corso della stagione 2022-2023, in pieno slancio scudetto, le scommesse sul Napoli hanno subito un’impennata impressionante, con una crescita del 34% nelle giocate “1 fisso” anche contro squadre tecnicamente superiori in trasferta.
Molti tifosi partenopei hanno continuato a scommettere sulla vittoria della propria squadra anche dopo l’aritmetica conquista del campionato, quando Spalletti cominciava già a ruotare la rosaù; non importava, il Napoli avrebbe vinto comunque perché “se lo sentivano”.
Quando la testa fa il suo lavoro (e vince)
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: quello di chi riesce a scindere il tifo dal portafogli.Scommettitori che, pur amando la propria squadra, riescono a dire: oggi perdiamo. Ed è lì che nasce il vero paradosso emotivo: tifare per la vittoria, ma incassare dalla sconfitta.Molti professionisti del betting lo sanno bene.L’ex trader di quote inglese Matthew Benham, diventato poi presidente del Brentford FC, ha più volte dichiarato di non aver mai scommesso sul suo club per non “inquinare” il giudizio.
Eppure, i dati elaborati dalla sua società di analisi, la Smartodds, venivano usati per orientare il comportamento di molti scommettitori professionisti.
L’illusione del “li conosco troppo bene”
Un altro tranello mentale tipico del tifoso scommettitore è la cosiddetta illusione di conoscenza approfondita. Si crede di sapere tutto: l’undici titolare, gli infortuni, l’umore dello spogliatoio, il modulo preferito del mister.E allora si scommette d’impulso. Perché “stavolta segna Politano”, oppure “la Juve contro le provinciali si addormenta sempre”.Ma le statistiche, spesso, raccontano un’altra verità. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Psychology of Sport and Exercise, i tifosi sovrastimano la probabilità di successo della propria squadra di oltre il 20% rispetto alla media dei pronostici neutri.
I social e l’effetto gregge
E poi ci sono i social, con le loro bollette condivise, i pronostici degli “esperti” improvvisati, gli screenshot celebrativi del giorno dopo.Lì il tifo diventa una giostra impazzita di conferme reciproche.Su Twitter e Telegram si moltiplicano i canali dedicati alle scommesse, spesso gestiti da appassionati (non sempre competenti), che mescolano fede calcistica e calcoli azzardati.
Eppure, nonostante l’elevato margine di errore, quel tipo di contenuto funziona.Perché dà l’illusione di essere parte di una tribù.
Cuore e testa: si può trovare un compromesso?
Forse sì ma serve metodo. Alcuni consigliano di evitare del tutto le giocate che coinvolgono la propria squadra del cuore.Altri, più indulgenti, suggeriscono di usare stake minimi per queste partite, quasi a considerarle uno sfizio, un gesto scaramantico. C’è anche chi si affida a software predittivi, per togliere di mezzo l’emotività.Ma la verità è che, finché il calcio sarà emozione pura, sarà impossibile spegnere del tutto il cuore.





