I numeri del VAR in campo: i dati dell’efficacia

Il VAR in Serie A: i contrari resistono, ma i numeri della sua efficacia sono chiari

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Dalla stagione 2017/18, la Lega Serie A ha introdotto il VAR – ovverosia il Video Assistant Referee. Si tratta di una tecnologia avanzata che, tramite un contatto auricolare con una sala operativa presente nello stesso stadio ed un monitor posizionato a bordo campo, ha l’obiettivo di aiutare l’arbitro a prendere decisione migliori.

L’idea iniziale è sempre stata chiara: ridurre il più possibile gli errori arbitrali. E, numeri alla mano, il risultato è stato raggiunto. Fin dal suo primo utilizzo, nonostante le molteplici controversie e i tantissimi dubbi a riguardo da parte di tutti gli addetti ai lavori, il VAR ha facilitato il compito del direttore di gara, riducendo dai primi mesi il margine di errore.

Il VAR è entrato in maniera prepotente nello sport più amato e diffuso d’Italia, nonché nella vita di tutti gli sportivi. Calciatori e allenatori conoscono ormai le dinamiche e le caratteristiche di questo strumento, e quindi si comportano di conseguenza. Stesso discorso per chi è solito effettuare scommesse online su piattaforme come https://www.fezbet.org/, consapevole che il VAR può facilitare alcune situazioni e sfavorirne altre – più calci di rigore e meno cartellini per simulazione, ad esempio.

I due volti del VAR: o si ama o si odia

Come ogni cambiamento, anche in questo caso nulla può avvenire senza proteste. Se da una parte infatti il VAR aiuta gli arbitri a definire situazioni poco chiare e prendere le decisioni migliori, dall’altra ci sono veramente tanti sportivi contrari al suo utilizzo.

D’altronde, la tecnologia rende tutto così oggettivo, quasi piatto, troppo “perfetto”. Il VAR elimina quasi del tutto la casualità, il fattore imprevisto e, perché no, l’errore umano. E in effetti, è proprio questo il fine ultimo dello strumento: far in modo che gli errori arbitrali si riducano al minimo, anche a spese di qualche obiezione in più o delle esagerate perdite di tempo.

Dopo anni di utilizzo però, il calcio italiano è ancora pieno di protagonisti che si proclamano pubblicamente contrari al VAR. Queste persone credono infatti che la tecnologia non faccia poi così tanto la differenza, ma soprattutto si mostrano nostalgiche di un calcio “romantico” e vecchio stile che ormai non esiste più.

I numeri del Video Assistant Referee nella stagione 2022/23 di Serie A

Le statistiche dimostrano però, contrariamente a quello che pensano coloro che sono ancora innamorati di un altro tipo di gioco, che il VAR funziona.

Come al solito infatti, al termine della stagione 2022/23, l’AIA – Associazione Italiana Arbitri – ha esaminato i principali numeri registrati dal VAR durante l’anno trascorso. Questi report sono molto importanti per capire cosa sta funzionando e cosa meno, ma anche per fare chiarezza nelle menti di chi non è un esperto dello strumento ed evidenzia ancora dubbi in termini di regolamento.

Nel maggio del 2023, durante il convegno svoltosi alla Milano Football Week, l’ex arbitro internazionale ed oggi designatore Gianluca Rocchi ha riportato alcuni dei dati più interessanti relativi all’impiego del VAR nel campionato italiano terminato.

Considerando tutte le partite disputate, ci sarebbero stati ben 129 errori arbitrali in più senza l’aiuto della tecnologia. I check ufficiali svolti dallo strumento – quindi le situazioni considerate dubbie e meritevoli di ulteriore controllo – sono stati 1820, con sole 12 chiamate errate nonostante l’utilizzo del VAR.

Infine, Rocchi chiarisce anche come la percentuale di errori sia scesa oggi del 90,7% grazie all’utilizzo degli strumenti tecnologici, mentre invece le decisioni sbagliate dell’arbitro sono arrivate in appena lo 0,6% delle situazioni dubbie.

Come si dice quindi in questi casi, carta canta.

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