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Raspadori come Koulibaly 5 anni fa. Juve al tappeto al fotofinish, Napoli vede il traguardo

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I

l nostro editoriale sul Napoli inizia con una considerazione storica: A Torino contro la Juventus Jack come Kouli 5 anni fa, ma stavolta nessun albergo scucirà dal petto azzurro il Tricolore. Juve al tappeto al fotofinish, Napoli vede il traguardo.

Il Napoli espugna lo Juventus Stadium con un gran goal di Jack Raspadori al minuto 93.

Una vittoria assai simile, per tanti versi, a quella con cui gli azzurri, col medesimo risultato, batterono i rivali bianconeri a domicilio nel 2018.

Quasi nello stesso giorno, peraltro.

Era il 22 di Aprile, al tempo. Accade nella serata del 23 Aprile, quest’anno. E con lo stesso allenatore tra le fila bianconere: Max Allegri.

Che 5 anni fa se la cavò di lusso, riuscendo a respingere l’assalto degli uomini di Maurizio Sarri con più ombre che luci e che, ad un lustro di distanza, deve chinarsi mestamente al Napoli più strabordante della sua storia.

Stavolta non ci sono fantasmi che tengano.

Le tenebre, quelle, sono quasi tutte state vinte dal faro straripante che Luciano Spalletti e soci hanno cosparso sul cielo del Vesuvio.

Manca poco, forse pochissimo.

Non è solo il suggello ad un’annata strepitosa: a noi piace pensare sia pure la divina vendetta per gli uomini del 2018.

Sfottuti, dall’Italia intera, che fingendo di non capire parlava di campionato perso in albergo, voltando la testa dall’altra parte.

E’ anche per voi questa notte da sogno.

E’ per i napoletani che non hanno mai smesso di sperare nel Tricolore, anche nei momenti più bui.

Per quelli che questi giorni mai avrebbero pensato di vivere o mai più di rivivere.

E anche per quelli che questi giorni non potranno vedere, perché trasposti nella dimensione extra-terrena.

E’ per chi ha rigato di lacrime amare gli occhi nei tempi duri.

E’ per chi è stato l’artefice di un Napoli da orgasmo: prima di tutto il suo Presidente, con pregi e difetti.

E con lui gli uomini che lo hanno affiancato: in campo, fuori dal campo, sulle panchine e sulle scrivanie.

Juventus-Napoli è gara dal copione chiaro già in avvio: gli azzurri dominano sul possesso palla e controllano il gioco, i bianconeri serrano i ranghi e tentano l’offensiva di rimessa.

Da una di queste, scaturisce il primo tiro in porta della partita: opera di Cuadrado, il cui mancino dal limite è respinto dalle nocche di Meret, quando sono trascorsi 10 minuti di match.

Ammonito, al 23esimo, Locatelli per aver fermato una sgasata di un vivace Ndombelè, così come pure Rabiot al 40esimo per fallo su Anguissa.

Ne vien fuori un primo tempo comunque gradevole, nel quale non ci si annoia, sebbene manchino limpide palle goal da ambo le parti.

Spesso, anche per via di imprecisioni decisive proprio sul punto di effettuare l’imbucata giusta, come capita qualche volta a Lozano e Ndombelè, per gli uomini di Spalletti e a Rabiot e Kostic per quelli di Allegri.

Dopo 2 minuti di recupero concessi, pare inevitabile che la prima frazione debba concludersi sul risultato di 0-0.

Il secondo tempo vede riproporsi lo stesso leitmotiv che ha caratterizzato il primo: il Napoli propone calcio, la Juve costruisce il proprio nel tentativo di distruggere quello altrui e di tentare il ribaltone in contropiede.

Agli azzurri pare mancare sempre l’ultima giocata, quella illuminante che possa sbloccare il risultato.

La Juve, dal canto suo, è tutta densa e compatta ed aziona le proprie ali quando può per far ossigenare gli uomini di fatica.

Kostic a sinistra e Cuadrado a destra sono due clienti sempre scomodi nell’uno contro uno, mentre Kvara e Osi paiono non riuscire a trovare la combinazione ideale per tentare il colpaccio.

Al 61esimo, Allegri mischia le carte: Di Maria e Chiesa vanno dentro per Miretti e Kostic. Cinque minuti più tardi, dalla panchina si alza Fagioli, che rinviene un propositivo Soule.

Cambia anche Spalletti al 67esimo: Elmas e Zielinski sostituiscono Ndombelè e Lozano. Al 70esimo, la Capolista sfiora il vantaggio: Elmas e Di Lorenzo duettano sublimemente in area juventina, la sfera arriva ad Osihmen che la calcia verso la porta cogliendo una deviazione e un susseguente palo.

Victor ancora, sul corner successivo, stacca di testa più in alto di tutti a centro-area ma indirizza la sfera troppo centralmente e Szczesny non ha problemi nella presa.

Tremano gli azzurri all’81esimo, quando la sfera arriva a Milik appena fuori l’ingresso dell’area azzurra: il mancino del polacco sfila a lato, il Napoli aveva perso palla su costruzione dal basso.

Due minuti più tardi, i padroni di casa vanno in goal con Di Maria: palla recuperata a limite dell’area bianconera e subito azionato con lancio lungo El Fideo che, giunto in area a seguito di uno contro uno con Juan Jesus, calcia di mancino e lo trafigge.

Colpo di scena dopo appena 1 minuto: il VAR richiama Fabbri che nota giustamente un fallo di Milik su Lobotka ad inizio azione ed annulla il goal dell’argentino.

Nulla di fatto, si resta sullo 0-0. Ammonito all’86 pure Fagioli, così come pure il giallo arriverà ancora per Di Maria all’89esimo e Anguissa al 98esimo. Max Allegri getta nella mischia pure Vlahovic, che fa sedere Milik al 90esimo.

Luciano Spalletti, all’86esimo, opera quello che sarà il cambio del destino: Jack Raspadori entra al posto di Kvara.

E sarà decisivo di lì a una manciata di minuti. Fabbri, direttore di gara, concede 6 minuti di recupero, nell’economia di una partita che sembra scivolare inesorabilmente verso il pareggio finale.

Al 91esimo, il neo entrato Vlahovic mette in rete un assist giuntogli da Chiesa, che però prima s’era trascinato palla oltre il fondo: rete inutile e giustamente annullata.

Il minuto 93 è quello dell’ascesa al Paradiso. Zielinski al limite dell’area bianconera gestisce il possesso e serve a destra per Elmas, il cui cross è una pennellata per il mancino al volo di Jack Raspadori, che buca le mani a Szczęsny.

E’ 1-0 per gli azzurri, lo spicchio dei tifosi ospiti esplode, la panchina si riversa tutta in campo, gli uomini di Spalletti sono in visibilio.

La Juve non ha più tempo per abbozzare una rimonta e deve piegare il ginocchio alla Capolista, che stavolta pare proprio essersene andata per davvero, più lontano che può.

Sabato 29 c’è la Salernitana al Maradona: un successo partenopeo, qualora fosse seguito da una non vittoria della Lazio a San Siro contro l’Inter, equivarrebbe a Scudetto aritmetico.

Vogliamo abbracciarti presto, amico tanto agognato.

Non ti si vede da troppo da queste parti. E per omaggiarti come meriti, canteremo per te i versi di una poesia di Alda Merini, che s’intitola – manco a farlo apposta – “Ti aspetto”:

Ti aspetto e ogni giorno

mi spengo poco per volta

e ho dimenticato il tuo volto.

Mi chiedono se la mia disperazione

sia pari alla tua assenza

no, è qualcosa di più:

è un gesto di morte fissa

che non ti so regalare”.


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