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Editoriale: Napoli mazziato, ma con un cuore grande così, all’Inter la Supercoppa. Agli azzurri l’onore di chi perde a testa alta

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el nostro editoriale post Napoli – Inter, finale di Supercoppa Italiana, esprimiamo il nostro pensiero sull’andamento della gara tra gli azzurri e i neroazzurri.Il Napoli magari l’avrebbe persa comunque, intendiamoci.

Magari sarebbe finita male lo stesso e il sapore della sconfitta sarebbe stato ancor più indigesto, non abbiamo elementi sufficienti per provare nulla di diverso.Ma questo Napoli si meritava di andarci, ai calci di rigore.

E di giocarsi il duello all’ultimo sangue, come ogni combattente indomito che si rispetti.E invece, a squarciare la monotonia di una finale tesa e bloccata – nella testa e negli schieramenti tattici – è veramente triste abbia inciso una decisione grottesca del direttore di gara e non uno splendido gesto tecnico di un singolo, giusto per intenderci.

Chi oggi non comprende – o peggio ancora si rifiuta di comprendere – che il sig.Antonio Rapuano non sia stato provvidenziale ai fini della vittoria finale dell’Inter, lasci stare il calcio e si dia a uno sport meno complicato.

Perché l’espulsione di Giovanni Simeone non è soltanto un’inconcepibile decisione di campo, bensì un momento decisivo nel quale l’inerzia della contesa si tinge di nerazzurro e manda il Napoli in un angolino.Un Napoli che, rabberciato per le numerosissime assenze – per le ragioni più disparate – e in un momento di fortissima confusione identitaria – aveva ritrovato l’ardore e l’orgoglio nella tempesta e si era regalato una finale di Supercoppa, traguardo meritato per perseveranza e sacrificio mostrati contro la Fiorentina.

Editoriale Supercoppa Italiana Napoli – Inter: La differenza tecnica tra le due finaliste c’è e non è contestabile

L’Inter, per tasso qualitativo, oggi è semplicemente di un’altra categoria rispetto al Napoli.

Ciò che degli azzurri sorprende è quanto gli uomini di Mazzarri riescano ad offrire in una fase difensiva ormai pienamente ricompattata.L’Inter si fa apprezzare per gli scambi di prima, i continui sventagliamenti da un lato all’altro del campo e la straripante prepotenza fisica, ma di occasioni da goal se ne vedono poche, pochissime.

Più frutto di iniziative personali, che conseguenza di una coralità ben definita.Insomma, questo Napoli ancora malato, ma dalla scorza dura, resiste bene e non rischia neanche più di tanto.

L’Inter è a tratti feroce nella prima riconquista del pallone ed è abilissima a far partire l’azione da Sommer, con Lautaro sempre pronto a smarcarsi per liberare gli inserimenti alle sue spalle.Il Napoli è compatto, quadrato, roccioso e ruggente.

L’Inter con la spavalderia di chi si sente il più forte d’Italia, il Napoli con la tenacia di non vuole passare da sfigato, nonostante i presupposti ci sarebbero tutti.

Le direzione di gara di Rapuano

Lo sciagurato Rapuano, poi – inadeguato e incompetente – non ci capisce nulla già dal primo tempo.Prima gioca a fare l’arbitro british, roba che non tira fuori dal taschino un giallo neanche se tiri fuori il machete.

Poi, una volta compreso che non ha evidentemente né il pugno né le capacità per darsi una credibilità di arbitro al di sopra di ogni sospetto, inizia a tirare cartellini a casaccio.Come il primo, assurdo, che si becca Simeone per aver sfiorato la maglia di Acerbi.

E che sarà il preludio al secondo, per un pestone in caduta senza alcuna voglia di far male.Complimenti, Napoli.

Perché ci hai provato, hai sudato e hai lottato con quante forze avevi in corpo.L’Inter, se è questa, farebbe meglio a guardarsi le spalle dalla Juve.

Perché Walterone, con defezioni innumerevoli e problemi di ogni sorta, ha inceppato Simone Inzaghi – parso straripante solo pochi giorni prima contro la Lazio – e ne ha ridotto la portata di pericolosità fino ai minimi termini.La dedichi ad Antonio Rapuano, questa Supercoppa, L’Inter.

Che senza l’arbitro riminese forse chissà, la storia poteva pure essere diversa.

Editoriale Supercoppa Italiana Napoli – Inter: Le nostre conclusioni

Il Napoli, perdente nella finale e ormai condannato a finire la stagione con “zeru tituli” – come recitava Mourinho nella sua epopea – vince lo stesso perché sta ritrovando l’amore di lottare per una maglia, per un obiettivo, per ogni minimo centimetro di campo conquistato.Se questo è lo spirito, il quarto posto può davvero tornare ad essere un risultato raggiungibile.

E questo no, al Napoli non può toglierlo nessuno.Peccato che, a togliergli la Supercoppa, ci sia messo Antonio Rapuano almeno quanto l’Inter.


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