span class="s2">Il mattino dopo Napoli-Lazio ci si alza con nuovi dubbi ed altre certezze.
Partiamo dalle certezze: Antonio Conte non stava bluffando
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Il Napoli, ad oggi, realmente non è da scudetto. Il continuo tentativo del tecnico pugliese di tenere coi piedi per terra la piazza partenopea; non era un semplice placare gli animi per togliere pressioni; ma un modo per portare alla realtà il popolo azzurro.
Il decimo posto della scorsa stagione non può trasformarsi in soli 6 mesi in uno scudetto. Dopo 15 giornate il Napoli di conte ha cambiato più volte faccia, ad inizio stagione gli azzurri scendevano in campo con un 3-4-3; che proponeva capitan Di Lorenzo come braccetto, l’ausilio di Mazzocchi e Spinazzola titolari come quinti, Lobotka ed Anguissa da soli in mediana e Kvara e Politano stretti in mezzo al campo per supportare la punta.
Questo assetto non ha portato i suoi frutti a livello di gioco, con l’arrivo di McTominay, Conte cambia modulo e lo inserisce nel centrocampo per dare fisicità e qualità tra le linee. A Torino con la Juve c’è il primo cambio d’assetto, il Napoli scende in campo con un 4-2-3-1 con McTominay alle spalle di Lukaku, con lo scozzese che si abbassava in fase difensiva e che in fase offensiva si travestiva da seconda punta in un fittizio 4-2-4, in difesa Olivera prende il posto di Spinazzola e Di Lorenzo torna terzino.
Conte poi prova un terzo assetto, che è quello tutt’ora in uso e con cui gli azzurri hanno giocato più partite. Al Maradona torna il 4-3-3, con McTominay ed Anguissa a giganteggiare a centrocampo e tra le linee; supportati dall’accentramento dei terzini in fase di possesso, una solidità difensiva non indifferente ma una sterilità offensiva. Ma in una rosa che va rifondata, questo è l’assetto più equilibrato, nonostante la difficoltare a gonfiare la rete avversaria; l’equilibrio difensivo è fondamentale per arrivare lontano.
Parliamo ora dei dubbi:
Il primo gigantesco dubbio è l’efficenza offensiva del Napoli:
Il Napoli di Conte segna poco e quando segna spesso non è una di quelle belle azioni corali alle quali eravamo tanto abituati. Sul terreno del Maradona non c’è più il bel gioco di Sarri e Spalletti, ma bensì un gioco attendista che punta ad essere efficace nel pressing per ripartire, di fatti questo Napoli non è capace di imporre un gioco che non sia sterile.
Analizziamo il tridente:
A destra c’è Politano, che Conte preferisce al più tecnico Neres per via della copertura difensiva che offre l’esterno italiano, ma che proprio per questo lavoro; non riesce ad incidere in fase offensiva.
A sinistra c’è Kvara, che per due anni è stato il miglior driblatore della Serie A e tra i primi tre d’Europa e che oggi, nello scacchiere di Conte, ha cambiato nettamente modo di giocare. L’astro georgiano non punta più l’uomo quanto faceva prima e quando lo punta non riesce a saltarlo come nelle scorse stagioni. Periodo no? Può essere, ma diciamo che anche il nuovo modo di giocare del Napoli; lo porta ad essere più accentrato a raccogliere sponde piuttosto di stare defilato a puntare l’uomo. Nonostante ciò, il rendimento non è calato; 5 gol e 3 assist danno ragione al tecnico.
Al centro c’è Lukaku, l’attaccante belga tanto voluto da Conte, ad oggi non ha avuto un grande impatto, anzi. Gli azzurri segnano poco e spesso Lukaku viene annullato dal centrale di turno, infatti quella che dovrebbe essere una boa che serve palloni attirando a se l’attenzione dei centrali, è una boa alla deriva che non riesce a fare quello per cui è stato chiamato. L’unico gol che il belga ha fatto “alla sua maniera” è quello fatto a Milano contro il Milan, ma per il resto zero. Che il belga abbia bisogno di una seconda punta “alla Lautaro”? Beh forse. I papabili ad un ruolo del genere, sacrificando Kvara a fare l’uomo dietro le punte, potrebbero farlo:
Raspadori; che nasce seconda punta già a Sassuolo ed è il ruolo che ricopre in nazionale.
Simeone; che è un 9 e potrebbe pestarsi i piedi con Lukaku, ma potrebbe anche offrire profondità alla squadra.
Neres; il brasiliano nella sua carriera ha fatto già il falso 9, potrebbe essere la scheggia impazzita tra le difese avverasarie.
Ma se siamo realisti, considerando che sacrificare Kvara più di come lo è adesso sarebbe un sacrilegio, giocare con una seconda punta al momento non è proponibile.
Quindi? Quindi, anche se nessuno vuole ammetterlo, il belga è l’elefante nella stanza; la scelta di prenderlo a fine agosto è errata e non da prospettiva, con uno sforzo maggiore si sarebbe potuto provare l’assalto a Zirkzee che ora è allo United che non riesce a rendere quanto faceva col Bologna, oppure allo svedese Gyokeres, nome caldo del mercato attaccanti ma che ha subito la stessa sorte di Osimehn, è rimasto allo Sporting Lisbona per via dello scarso mercato attaccanti.
Nonostante ciò, Lukaku non è l’unico problema di questo Napoli, c’è una nette differenza tra titolari e riserve; chi subentra non riesce a mantenere il livello di chi esce, e anche su questo bisogna andare ad intervenire; come già detto da Conte nelle precedenti conferenze.
Il tutto si racchiude in una frase che il mister aveva già detto prima di iniziare il suo lavoro: Amma fatica’!
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