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Castellammare di Stabia

Recensione di “Scene da una domesticazione di Camila Sosa Villada”

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Con Scene da una domesticazione (Sur edizioni, 2025), Camila Sosa Villada torna a tessere le fila di esistenze complesse, segnate dal sudore e dalla conquista della propria verità. Al centro di questo racconto vibrante c’è la famiglia atipica formata da un’attrice e un avvocato, uniti da un amore non convenzionale e dalla scelta di accogliere un figlio. È proprio l’ingresso di questa fragilità, specchio delle loro stesse paure, a innescare una profonda riflessione sul significato di “domesticazione” e sul rischio di vulnerabilità che ne deriva. Attraverso una prosa al contempo necessaria e spietata ma anche intrisa del sapore romantico dell’attesa e dell’erotismo, l’autrice argentina dipinge le molteplici sfumature dell’amore, da quello genitoriale a quello di coppia, confermando, anche grazie all’impeccabile traduzione di Giulia Zavagna, il suo straordinario talento narrativo.

RECENSIONE

L’avvocato e l’attrice si erano costruiti una famiglia fuori dagli schemi fatta di un modo di amare fuori dagli schemi.

Una famiglia a cui si era aggiunto un figlio, una responsabilità verso qualcuno che è più fragile di noi, almeno così crediamo che sia, ma forse è solo lo specchio delle nostre fragilità.

L’attrice si era innamorata dell’avvocato e aveva fatto sì che la domesticazione entrasse nella sua vita rendendola ancora più vulnerabile di quanto non lo fosse già stata.

In questa storia torna quella necessarie e spietata voce di chi ha conquistato il proprio presente con sudore e sofferenza e coraggio.

Una voce che nello stesso tempo presenta il sapore romantico dell’amore da quello genitoriale, a quello che sa attendere, dall’amore fatto di cose non dette, ma anche di quelle dettate dal suo sapore erotico.

Una conferma per me ancora una volta del vibrante stile narrativo dell’autrice attraverso la traduzione impeccabile di Giulia Zavagna.

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