La marijuana legale: un tesoro in California

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La vendita della marijuana è legale in sette Stati: Colorado, Oregon, Nevada, Alaska, Washington, Maine e Massachusetts

La California rivoluziona il mercato della marijuana: da gennaio sarà venduta liberamente. I piccoli produttori temono il crollo dei prezzi ma la novità dovrebbe aiutare a combattere il mercato nero. Solo negli Usa le stime parlano di oltre 13,5 miliardi di dollari “sommersi”. Entro il 2021 i ricavi leciti dovrebbero raggiungere quota 21,6 miliardi di dollari.

La California rivoluziona il mercato della marijuana

Da lunedì vendita libera. I piccoli produttori temono il crollo dei prezzi

NEW YORK – Dal primo gennaio la vendita della marijuana ricreativa diventa legale in California. Uno potrebbe commentare: e allora? Non era così già dai tempi della Summer of Love? La risposta è no, e le conseguenze promettono di essere rivoluzionarie, come sempre accade quando la Golden Coast anticipa o rilancia le tendenze.

Oltre alla California, negli Usa la marijuana a scopi ricreativi è legale nel District of Columbia e in sette Stati, cioè Colorado, Oregon, Nevada, Alaska, Washington, Maine e Massachusetts.

Gli ultimi due, però, non hanno ancora un mercato per venderla. A livello federale, invece, «l’erba» resta vietata ovunque. Ciò crea un terreno di scontro politico e legale tra l’amministrazione Trump e i singoli Stati, soprattutto ora che scende in campo il più ricco di tutti, già leader della «resistenza» su vari fronti, dall’immigrazione ai cambiamenti climatici. Il governo finora non ha preso iniziative contro i legalizzatori, ma il ministro della Giustizia Sessions ha chiarito la sua opposizione: «Gli Stati possono approvare quello che vogliono, ma io non credo all’uso medico della marijuana, e continuo a non vedere l’utilità di poterla comprare in ogni negozio di alimentari all’angolo della strada».

I repubblicani sono contrari per principio, ma lo scontro non è solo morale. Il dibattito è acceso anche sugli effetti per la salute, nonostante non ci siano studi definitivi sul ruolo dell’erba come porta verso le droghe più pesanti, come l’eroina, che sta facendo strage soprattutto tra i bianchi della classe media e bassa americana che hanno votato Trump in massa.

Lo scontro tra liberal e conservatori su questo punto è profondo e annoso. George Soros, grande finanziatore dei democratici, è da sempre un sostenitore della legalizzazione come strumento per togliere il mercato ai trafficanti. Se ciò non bastasse a rendere sospettosi i repubblicani, c’è da aggiungere che i miliardari della liberal Silicon Valley si sono schierati a favore della Proposition 64, ossia il referendum che ha dato via libera all’erba ricreativa. Sean Parker, cofondatore di Napster ed ex presidente di Facebook, ha donato oltre un milione di dollari per far passare il provvedimento, mentre a San Francisco sono già apparsi i cartelloni pubblicitari che dicono «Hello marijuana, goodbye anxiety». Sembra l’ultimo capitolo del libro sulla guerra culturale tra conservatori e liberal.

I problemi riguardano anche l’economia. Secondo le analisi di GreenWave Advisors, il mercato nero dell’erba che esiste da decenni vale 13,5 miliardi di dollari, mentre quello legale nascente appena 5,1. ArcView prevede che nel 2021 i ricavi leciti saliranno a 21,6 miliardi, ma nel frattempo l’industria verrà rivoluzionata. I prezzi ora stanno scendendo per una ragione ovvia: se per coltivare e vendere la marijuana rischi la galera, pretendi un ritorno che valga la pena. Se la produzione diventa legale e industriale, l’offerta sale e il costo scende. I fratelli Winklevos, quelli di bitcoin e della causa a Zuckerberg per l’idea di Facebook, hanno investito milioni nella start up Eaze, che punta a diventare l’Uber dell’erba, consegnandola a domicilio come FreshDirect fa con l’insalata. Questa nuova corsa all’oro verde sta producendo almeno due effetti. Primo, espone al rischio di fallimento le compagnie pioniere della distribuzione come Green Cross, e tutti i venditori della marijuana a scopi medici, che in California è legale dal 1996, quando gli elettori approvarono la Proposition 215 da cui nacque il Compassionate Use Act.

Secondo, i puristi temono un calo della qualità, come sempre accade quando la produzione diventa di massa. Oggi chi coltiva l’erba deve guardarsi le spalle, limitare e selezionare i terreni utilizzati, e garantire il livello del prodotto per invogliare i clienti a tornare. La produzione legale su vasta scala porterà controlli e regole che daranno sicurezza ai consumatori, ma nello stesso tempo potrebbe rendere più dozzinale il risultato, e condannare alla scomparsa i piccoli coltivatori e venditori, creando una grande industria come quella del tabacco.

Alcuni propongono che vengano create regioni e marchi doc, come per il vino. Il governo di Sacramento già conta di ricevere dalle tasse sulle vendite introiti fra 300 e 500 milioni di dollari, solo nel primo anno, ma ciò potrebbe favorire la sopravvivenza del mercato nero. Chi è stato condannato per lo spaccio invece festeggia, perché il suo reato sparirà dalla fedina penale. Una cosa è certa: con l’arrivo della California sul mercato, nulla sarà più come prima.

vivicentro.it/ATTUALITÀ
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lastampa/La California rivoluziona il mercato della marijuana PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

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