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A Roma da qualche anno, guarda caso, prendono fuoco gli autobus di linea

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span style="color: #ff0000;font-family: terminal, monaco, monospace">Oggi ben due autobus di linea hanno preso fuoco a Roma. Uno di mattina ed uno nel pomeriggio

 

Si era già affrontato questo argomento dei pullman di linea che a Roma, guarda caso, si fermano da soli, si guastano da soli e ora s’incendiano pure da soli.  Saremo al ventesimo autobus di linea e forse più, che da qualche anno nella città di Roma prende fuoco, da solo ! E immagino che le conclusioni ufficiali individuino le cause in un cortocircuito, oppure nell’usura dovuta a qualche decina d’anni del mezzo o ancora al surriscaldamento degli impianti accessori di bordo. Insomma, i motivi tecnici non mancherebbero.

Autobus di linea che a Roma, guarda caso, prendono fuoco da soli

Tuttavia appare anche singolare che solo adesso, da quando a Roma c’è un’Amministrazione dei 5stelle, coincidenza vuole, tutti si sarebbero accorti che il trasporto pubblico è un cosiddetto “pozzo senza fondo”.

Si omette tuttavia di dire che lo è da decenni, da quando e a tutt’oggi, dai Governi nazionali e regionali, nonché negli Enti, Partecipate e Comuni, ci sono sempre stati politici di sinistra, destra e centro, che hanno eticamente inquinato e si sono ingozzati di tutto e di più, insieme ai rispettivi codazzi elettorali, specialmente sindacali, clientelari, giuridici, professionali e altro.

A Roma da qualche anno, guarda caso, prendono fuoco gli autobus di linea

Nel frattempo a Roma, ma solo ora che da poco più di un anno è sindaca la dott. Raggi dei 5stelle, guarda caso, si scopre pure che i dipendenti fanno il doppio lavoro o anche che la società comunale ha un grosso debito di circa un miliardo e trecentocinquanta milioni di euro.

Insomma, d’un tratto i media evidenziano la realtà disastrosa, anomala e illecita (legalizzata) del trasporto pubblico locale di persone, senza però chiedersi: dov’erano essi stessi nei decenni precedenti ?

Sul trasporto pubblico però, essendo in parte conoscitori di tale settore si ritiene potere e dovere aggiungere altre risapute quanto dissimulate evidenze.

Il trasporto pubblico di persone è un settore che riceve contributi pubblici sulla scorta di alcuni parametri, tra cui i chilometri in concessione, il numero e il genere di personale e l’età degli autobus. Anzi per l’acquisto di questi ultimi riceve anche contributi a fondo perduto fino al 75% e per le aziende di proprietà totalmente pubblica fino al 100%. La categoria degli autoferrotranvieri, in parole semplici gli autisti (conducenti di linea) è sindacalmente tra le più forti d’italia.

A Roma da qualche anno, guarda caso, prendono fuoco gli autobus di linea

Ma il trasporto pubblico in generale (in Italia, a Roma come in Sicilia) è anche un trasversale sistema clientelare, politico, sindacale, burocratico, familista, nepotista e cortigiano, il quale gode pure della compiacenza distrettuale e nazionale di certa Giurisprudenza ed Avvocatura, che forzosamente e per sentenze, eludono e insabbiano oppure si ritorcono per verdetto, anche trasversalmente, contro chi civilmente cerca di non farsi assoggettare.

I trasporti pubblici, soprattutto quelli comunali e regionali, sono stati notoriamente negli anni luoghi di collocamento anche per certe famiglie e segreterie di partiti, nonché bacini d’incarichi per sindacalisti e allineati professionisti senza alcuna deontologia (specialmente certi studi legali da corridoio di Tribunali), ma pure imboscamento per certi fannulloni, mantenute e raccomandati che poi se ne stanno altrove o a fare anche il doppio lavoro e spesso nell’analogo settore, ecc.

È stato notoriamente pure un luogo di cannibalizzazione di autobus per venderseli a pezzi, dai motori ai pneumatici, oppure danneggiamento di veicoli per innescare l’acquisto di autobus nuovi, come anche provocare interventi di manutenzione per conoscenti, amici e compari, ma anche centri di scambio di voto, concubinato, ecc.

Come pure ambienti ultra retribuiti per dirigenti, direttori, consulenti, esperti, distaccati e lavoratori in generale con inventati straordinari e trasferte, oppure per starsene in malattia o escogitare infortuni e patologie di ogni tipo con la compiacenza anche di tanti remunerati medici e consulenti del lavoro.

A Roma da qualche anno, guarda caso, prendono fuoco gli autobus di linea

Ci sono persino elementi collegati al mondo del lavoro-sindacale-delinquenziale che, nell’omertà generale, quando un pullman esce dal lavaggio salgono a bordo per insozzarlo, sicché poi altri gruppi paralleli, per vari motivi non ultimo delegittimare l’azienda anche innanzi alle Autorità, possono additare quest’ultima di far circolare i mezzi sporchi. Oppure si recano nelle officine interne ed esterne per dettare condizioni di mala manutenzione. E altro.

Un ambiente dove chi vuole vederci chiaro, come minimo rischia di avere bruciata l’autovettura o anche di ritrovarsi sempre sotto procedimenti penali e civili innanzi a Giudici mentalmente avversi in quanto interiormente compiacenti al sistema, o ancora di subire intimidazioni, porte chiuse, il criminale sotto casa, minacce e ritorsioni, anche giudiziarie, verso i familiari.

Un reale quanto significativo esempio di certi aspetti oscuri del trasporto pubblico.

Nel 1991 e 1992, mentre amministravo un’azienda privata nel settore del trasporto pubblico locale di persone, subì quattro attentati (con nove autobus bruciati, un’autovettura ed un fuoristrada). Incendi che furono definiti dalle Autorità di “matrice mafiosa” e che causarono conseguentemente dopo alcuni anni il fallimento della società che amministravo, tanto che rimasi senza più lavoro. I dipendenti  (solo maschi) furono assorbiti alle dipendenze della Regione siciliana. Sul fallimento un giudice scrisse: <<Appare doveroso trasmettere alla Procura della Repubblica, copia degli atti processuali, con particolare riferimento all’esame dell’odierno … nel quale lo stesso ha pubblicamente denunciato le innumerevoli attività politico-mafiose che hanno decretato il fallimento della società e la successiva “riesumazione dell’azienda” in capo ad altri soggetti>>.

Dopo circa dieci anni, in cui praticamente conducevo le indagini da solo, al punto, ritengo, di essermi avvicinato più volte a scoprire un sistema politico-istituzionale-burocratico-assoggettante, persino con un’intercettazione ambientale fatta a mio rischio (registrazione che però, guarda caso, fece stranamente inalberare un PM che non ne volle saperne di approfondirla chiedendone e ottenendo l’archiviazione malgrado la mia oggettiva e fondata opposizione) mi ritrovai, a seguito di una relazione di un avvocato e di un giudice, con un dispositivo di un Gip e presidente della sezione ANM, con uno stravolgimento di ogni mio precedente sforzo (e gravoso impegno finanziario) per cercare la verità: “… dalle indagini esperite è emerso … che la situazione economica della società, già in difficoltà fin dal 1995, si è sensibilmente aggravata a seguito di una serie di attentati e di incendi di presunta matrice mafiosa …”. Gli attentati avvenuti nel 1991 e 1992, storicamente e di fatto, come anche riportato da tanti articoli della Stampa di allora, sono stati trasposti dalla Magistratura come avvenuti nel 1995 e seguente. E cosa paradossale, ciò risulta ai Giudici dalle “indagini esperite”.

Insomma è stato come sentenziare che “dalle indagini esperite” l’attacco alle Torri Gemelle risulta alla Magistratura italiana essere avvenuto nel 2005 e non nel 2001. Feci ricorso in Cassazione che mi condannò ad un’ammenda di 500 euro per sostanzialmente ricorso temerario.

Poi ci si stupisce e persino ci si indigna che non si esce mai dalla annosa “politica mafiosa”. Non potrà avvenire mai se persino una parte della Magistratura si rivela ipocrita e pure omertosa.

Adduso Sebastiano


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