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Castellammare di Stabia

Allarme sui cambiamenti climatici: la Storia del caldo negli ultimi tremila anni

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Un recente rapporto scientifico in USA ha lanciato l’ennesimo allarme sugli effetti in atto dei cambiamenti climatici. Il rapporto fa parte del National Climate Assessment richiesto dal congresso ogni quattro anni. Esso afferma che “Le prove del cambiamento climatico sono abbondanti, dall’alto dell’atmosfera alla profondità degli oceani” Si tratta di una relazione completata quest’anno e redatta da scienziati che appartengono a 13 agenzie federali.
Per gli scienziati l’aumento delle temperature registrato negli ultimi sessant’anni è dovuto all’azione dell’uomo. Dal 1880 al 2015 le temperature sono aumentate di 1,6 gradi Fahrenheit e le cause sono da considerarsi legate al comportamento degli esseri umani. Dal 1980 la situazione è addirittura precipitata con un drammatico aumento delle temperature che ha portato al clima più caldo degli ultimi 1500 anni.
Esplicita il rapporto che “Ci sono evidenze che dimostrano come le attività umane, specialmente le emissioni di gas serra, sono le principali responsabili per i cambiamenti climatici rilevati nell’era industriale. Non ci sono altre spiegazioni alternative, non si tratta di cicli naturali che possano spiegare questi cambiamenti climatici”.
Eppure, osservando per sommi capi il clima degli ultimi tremila anni circa, i cambiamenti della temperatura hanno favorito l’affermazione di civiltà come quella greca, che conobbe un periodo di clima benevolo, simile a quello attuale, tra il 700 ed il 500 a.C. in cui fondò le sue città nel Mediterraneo per poi subire una generalizzata regressione coincidente ad un improvviso raffreddamento del clima con gravi alluvioni che seppellirono interi di questi insediamenti.
Poi, dal 300 a.C., iniziò nuovamente un periodo caldo che permise alla civiltà romana di crescere ed affermarsi fino al 100 d.C. quando il caldo improvvisamente cominciò ad aumentare al punto che le regioni del Sud iniziarono a patire la desertificazione ed intere città e villaggi dovettero essere abbandonati poiché invasi dalla sabbia.
D’altronde, se Annibale nel settembre del 218 a.C. poté attraversare le Alpi con un esercito di 30 mila fanti, 5000 cavalieri e 37 elefanti sarebbe stato possibile in quanto i ghiacciai alpini all’epoca dovevano essersi ritirati parecchio verso le più alte cime. Prova ne sarebbe pure che Annibale avrebbe avuto a disposizione grandi quantità di tronchi di alberi da legare ai blocchi di pietra, e poi di dargli fuoco in maniera che quando si raggiungeva una temperatura abbastanza alta, si versava vino inacidito sulle pietre roventi producendo la spaccatura dei blocchi più voluminosi, tanto da consentire di spostarli agevolmente. Oggi invece la linea degli alberi è molto più in basso e non ne avrebbe avuto a disposizione negli attuali passi in cui si ipotizza sarebbe passato.
Ma dal 300 d.C. al 900, un raffreddamento del clima portò delle alluvioni che invasero grandi città, in particolare quelle del centro-Sud, ricoprendo in qualche caso quegli stessi centri abitati che già in epoca post-greca erano stati ricoperti da detriti alluvionali e poi ricostruiti in epoca romana.
Dal 900 d.C. in poi la temperatura ricominciò ad innalzarsi favorendo pure una triplicazione nella popolazione di quei secoli (e forse questo invogliò anche molti ad emigrare verso nuove terre con la motivazione delle crociate) e tra il 1200 ed 1250 il caldo raggiunse dei picchi notevoli mai segnati neanche nel millennio precedente e tanto meno in epoca recente.
In seguito, improvvisamente a partire dal 1300 e nell’arco di alcuni decenni, la temperatura si abbassò repentinamente, tanto che il periodo che ne è seguito viene individuato come una piccola era glaciale in cui vi furono violente alluvioni in particolare nel centro-Nord, nonché gravi carestie a causa delle eccessive piogge che allagavano i raccolti trasformandoli in paludi con diffusione di malattie tra cui la “peste nera” che uccise un terzo della popolazione europea. Alcuni quadri immortalano addirittura il Tamigi a metà del 1600 completamente ghiacciato, tanto che sopra di esso si tenevano pure i mercati. In quel secolo ed in quello successivo ghiacciò persino il Po’ e la laguna di Venezia quest’ultima con uno spessore tale che i carri carichi potevano scorrergli sopra come raffigurato in alcune stampe dell’epoca. Il freddo era così forte che gli alberi crescevano con un legno talmente fitto da essere il migliore in assoluto per la costruzione di strumenti musicali, come il violino.
Dalla metà del 1800 la temperatura gradualmente si è nuovamente alzata, anche se intorno al 1920 e poi tra il 1960 ed il 1980, si sono avute delle forti controtendenze, ma poi il caldo ha ripreso il sopravvento ed ha continuato, come è noto, a tutt’oggi e, presumibilmente, ci dice la climatologia moderna, continuerà per qualche altro secolo a salire.
Ora, se questi cambiamenti climatici sono sempre avvenuti (e come abbiamo visto in periodi relativamente brevi) e peraltro molto più intensamente di oggi, evidentemente c’è dell’altro rispetto alla decennale teoria che la causa sia solo antropica e pertanto colpa unicamente delle attività industriali, ingegneristiche e manifatturiere dell’uomo moderno.
Forse sarebbe il caso di parlarne di più scientificamente, senza però ideologie, politica e interessi. Potremmo infatti stare correndo il rischio di sprecare solo tempo e soldi inutilmente per cercare di fare abbassare la temperatura, quando probabilmente questo clima statisticamente s’infuocherà ancora per i prossimi tre-quattro secoli circa, sicché ci si dovrebbe forse concentrare a combattere l’inquinamento locale e globale, la deforestazione ormai mondiale, l’offesa continua all’ambiente, alla Natura, alla flora e alla fauna e soprattutto prevedere (molti) fondi per inevitabili spostamenti di intere collettività dalle coste e zone alluvionali nonché pure da aree che inevitabilmente diverranno desertiche.
Adduso Sebastiano

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