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Adnkronos) – “Altamente contagioso, il virus respiratorio sinciziale (Rsv) può determinare, soprattutto nei neonati, un quadro severo di interessamento respiratorio.A livello globale l’Rsv è la principale causa di assistenza medica ambulatoriale e ospedaliera”.
Oggi esiste la possibilità di prevenire questa patologia in tutti i neonati “e ridurre drasticamente gli accessi all’ospedale, ma le Regioni procedono in ordine sparso” e non tutte sono pronte a rendere disponile l’immunizzazione prima “del picco stagionale, che va da ottobre-novembre fino a marzo”.Lo ha detto Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, all’Adnkronos, ricordando l’impegno che la Sip, insieme ad altre società scientifiche e associazioni, sta portando avanti a livello istituzionale e “auspicando” che tutte le Regioni siano pronte a rendere disponibile l’anticorpo monoclonale per la copertura dei neonati entro la prima stagione di picco, cioè l’autunno. “Ci auguriamo che tutti i neonati italiani possano avere uguale possibilità di essere protetti da Rsv indipendentemente dalla regione in cui nascono o vivono”, sottolinea. “Oltre il 60% dei bambini si infetta nel primo anno di vita e il 100% entro il secondo – spiega Staiano – Bronchioliti e polmoniti sono le infezioni più frequenti sotto l’anno di vita e sono responsabili, rispettivamente, dell’80% e del 40% delle ospedalizzazioni”.
Si stima che “ogni anno in Italia la stagione epidemica di virus respiratorio sinciziale, che va da ottobre-novembre a marzo, comporti, nella sola coorte nel primo anno di vita, di circa 400mila nuovi nati, oltre 230mila interventi sanitari che richiedono attenzione medica, più di 15mila ricoveri, con circa 16 decessi”.Inoltre, “durante il picco stagionale, si arrivano ad occupare anche l’80% dei posti letto in terapia intensiva neonatale e pediatrica”, che in Italia sono complessivamente “circa 1.320 e non sono distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale”, con quindi una ulteriore differenza di accesso alle cure. Contro questa infezione, “fino ad ora – sottolinea la presidente Sip – disponevamo solo di un anticorpo monoclonale di vecchia generazione, riservato a alcune categorie specifiche di neonati, soprattutto pretermine o con delle comorbidità complesse.
Oggi abbiamo disponibile un vaccino che ha indicazioni di utilizzo in gravidanza per la protezione del neonato, ma anche un anticorpo monoclonale di nuova generazione, il nirsevimab, che può essere somministrato per immunizzare tutti i neonati, non solo i prematuri o con condizioni che li rendono più vulnerabili nei confronti dell’Rsv, ma anche quelli nati a termine.Questo anticorpo, molto maneggevole, viene iniettato una volta sola e previene l’insorgenza di complicanze in caso di un’infezione da Rsv.
Per la prima volta – rimarca Staiano – abbiamo quindi l’opportunità di proteggere tutti i neonati nella loro prima stagione epidemica”. Si tratta di “un cambio di paradigma nella prevenzione – precisa – perché è la prima volta che un anticorpo monoclonale viene utilizzato come strumento di prevenzione, come un vaccino, per intenderci, e non come una terapia.Negli studi clinici nirsevimab ha dimostrato di essere sicuro ed efficace nel ridurre drasticamente, oltre l’80%, l’ospedalizzazione e quindi l’impatto sul Servizio sanitario nazionale”.
In Italia si stima che la spesa associata all’infezione da Rsv e alle sue complicanze sia pari a circa 64 milioni di euro/annui di costi diretti, a cui si devono aggiungere quelli indiretti dell’attuale profilassi effettuata ai soggetti ad alto rischio. Molti Paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Belgio, Olanda, Svezia, Lussemburgo, Finlandia, Irlanda) sono già pronti e infatti hanno emesso delle raccomandazioni per l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale in campagne di immunizzazione per tutti i bambini nella prossima stagione.I ministeri degli altri Paesi hanno rilasciato delle dichiarazioni pubbliche a sostegno di tali campagne. “In Italia le Regioni si stanno muovendo in ordine sparso, perché questa immunizzazione non fa parte del calendario vaccinale – osserva la presidente Sip – Le Regioni hanno una loro autonomia.
La Valle D’Aosta è la prima che si è attivata nel 2023 e nessun bambino tra quelli trattati con l’anticorpo è stato ospedalizzato.Altre Regioni si stanno attrezzando e hanno richiesto di acquistare l’anticorpo per la somministrazione ad ottobre, ma serve una strategia di sanità pubblica che favorisca l’immunizzazione, per questo chiediamo che si attivino campagne per la prevenzione delle infezioni da Rsv”. La Società italiana di pediatria, insieme ad altre società scientifiche “si è espressa raccomandando l’uso dell’anticorpo monoclonale per proteggere tutti i neonati dal virus respiratorio sinciziale nel primo anno di vita – puntualizza Staiano – In particolare, la Sip fa parte dell’Alleanza per un’infanzia libera dal virus respiratorio sinciziale, composta da varie società scientifiche, da associazioni di pazienti, federazioni, istituzioni.
Lo scorso 5 marzo, tutti insieme abbiamo presentato, in occasione di un evento istituzionale a Roma, il Manifesto dal titolo ‘Respirare per crescere – Alleati per un’infanzia libera dall’Rsv’, che contiene le azioni per proteggere tutti i neonati da questo virus.La Sip certamente continuerà a lavorare per garantire un indirizzo comune e uniforme su tutto il territorio nazionale, affinché possano essere ridotte le disparità regionali e tutti i bambini possano avere uguale possibilità di essere protetti da questo virus e da altre malattie, indipendentemente dal luogo in cui nascono o vivono – rassicura la presidente – Noi auspichiamo che nel mese di luglio tutte le Regioni si siano già attivate per partire quanto prima con l’immunizzazione che – conclude – è offerta gratuitamente a tutti i neonati e lattanti o comunque nella prima stagione di picco”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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