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Sardegna: agricoltura e allevamento, punti di forza e criticità

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Adnkronos) – La Sardegna è una terra di agricoltori e allevatori.Secondo i dati ricavati dal report Istat Noi Italia 2024 e dal 7° censimento dell’agricoltura pubblicato nel 2022, in Italia complessivamente la superficie agricola utilizzata (Sau) è di 12,4 milion di ettari.

La Sardegna è al terzo posto tra le regioni italiane con 1,23 milioni di ettari che corrispondono a quasi il 10% del totale della Sau nazionale, dietro soltanto a Sicilia 1,34 milioni e Puglia 1,30 milioni.  Il numero di aziende agricole a livello nazionale è di 1.133.006, il 30% in meno rispetto a dieci anni prima.Di queste, 47.077 sono attive sull’Isola, un numero molto ridotto rispetto all’ampiezza del territorio agricolo.

Si pensi che, ad esempio, in Puglia ci sono oltre 194 mila aziende e in Sicilia oltre 143 mila.  Per quanto riguarda le attività connesse all’agricoltura in Sardegna sono pari al 3,8%, mentre le aziende agricole con agriturismo rappresentano l’1,2% del totale.Ambedue gli indicatori sono inferiori alla media nazionale che si attesta rispettivamente al 5,7% e al 2,2% e sottolineano un comparto piuttosto legato alle forme più tradizionali di agricoltura e allevamento.  Nell’ultimo decennio il numero di aziende agricole attive Sardegna è drasticamente diminuito, passando da 60.812 del 2010 a 47.077 del 2020.

Numero che rappresenta il 4,2% del totale nazionale di aziende agricole.Una diminuzione in linea con la tendenza nazionale.

Al contrario, la superfice agricola utilizzata è aumentata da 1,11 milioni di ettari a 1,23.  Le aziende agricole sarde sono condotte per lo più da uomini, spesso di età matura o molto matura.In particolare, oltre il 31% dei capi d’azienda agricola ha un’età compresa tra 45 e 59, quasi il 30% si trova nella fascia 60-74 anni e c’è addirittura un 17,5% di titolari che ha oltre 75 anni.

Per contro, solo il 3,7% ha meno di 29 anni.  La forza lavoro del settore è principalmente formata da membri della famiglia del capo d’azienda rispetto a quella non familiare con un rapporto di 217 ogni 100.Tra i lavoratori non familiari, la manodopera straniera rappresenta il 21,6%.  La Sardegna ha il primato assoluto nell’allevamento di ovini con una quota pari al 45,9% del totale di capi presenti a fine 2021 in Italia, che complessivamente sono 6,7 milioni.

In particolare, sull’Isola vengono allevati oltre 1 milione di caprini, il 26,6% del totale nazionale.  I grandi numeri delle aziende zootecniche sarde si traducono soprattutto in una massiva produzione di latte di pecora e di capra, settori in cui la regione detiene il primato nazionale con quote rispettivamente pari al 68,3% e 57,8% della produzione complessiva.  Al 2020, l’Isola è al primo posto in Italia per numero di aziende zootecniche con 24.450 pari al 9,9% del totale nazionale e al 51,9% del totale aziende agricole.Primo posto anche per numero di aziende con capi di bestiame, 24.023 aziende, pari all’11,2% del totale nazionale.

Di queste, oltre la metà, 12.880 sono specializzate in allevamento di ovini.  Il 40,2% del totale aziende attive sull’Isola è dedita all’allevamento, primo posto assoluto tra le regioni italiane.Un dato che si traduce in una massiccia vendita di prodotti di origine animale, soprattutto formaggi e prodotti caseari derivati da latte ovino e caprino.  In particolare, sull’Isola delle 27.298 aziende che hanno percepito ricavi dalla commercializzazione di prodotti, oltre la metà, ovvero 14.859, hanno guadagnato dalla vendita di prodotti di origine animale.  Se la regione è al primo posto in Italia, davanti a Piemonte e Lombardia, per vendita di prodotti di origine animale, al contrario, è piuttosto indietro nella graduatoria nazionale della commercializzazione dei prodotti vegetali e di quelli di origine forestale.  L’Italia è il primo Paese in Europa per prodotti agroalimentari di qualità classificati con le diverse denominazioni Dop, Igp, Stg, con 315 riconoscimenti, seguita a lunga distanza dalla Francia con 259 (dati Eurostat aggiornati al 31/12/2021). L’eccellenza del comparto agroalimentare nazionale ha nella Sardegna una delle regioni più virtuose.

Sull’Isola, infatti, opera il 19% del totale dei produttori di prodotti agroalimentari tutelati dai diversi riconoscimenti.In particolar modo i prodotti sardi di eccellenza sono legati all’allevamento e riguardano il 40,2% delle strutture. Le specialità sarde tutelate da certificazioni riconosciute a livello continentale riguardano soprattutto il settore caseario, delle carni fresche e dell’olio.

Nel settore dei formaggi la regione vanta tre Dop, Fiore Sardo, Pecorino Sardo, Pecorino Romano.Gli altri prodotti Dop sardi sono: Olio extravergine d’oliva Sardegna, Carciofo spinoso di Sardegna, Zafferano di Sardegna.

Tra le Igp, Agnello di Sardegna e Culurgionis d’Ogliastra.  Su un totale di oltre 47 mila aziende attive sull’Isola solo 2.405 svolgono attività connesse all’agricoltura e all’allevamento, circa mille in meno rispetto a Puglia e Sicilia, due delle regioni a maggiore vocazione agricola del Paese.  Specie nell’ambito dell’agriturismo la Sardegna si rivela piuttosto indietro in quanto a strutture rispetto alle altre regioni italiane, con 785 strutture rispetto, ad esempio, agli oltre 5.200 agriturismi della Toscana e ai 1.800 circa della Lombardia.  Tra le attività connesse, la Sardegna invece è al quinto posto tra le regioni italiane per trasformazione di prodotti di origine animale.Non di meno, le aziende agricole e zootecniche sull’Isola sono al secondo posto dietro solo alla Puglia per produzione di energia rinnovabile eolica.  Le aziende agricole sarde non brillano per innovazione: in questo senso solo l’11% delle aziende attive ha investito in innovazione nel biennio 2018-2020.

Un dato che per altro è in linea con la media nazionale che si attesta al 10,98%, con punte massime in Piemonte e Lombardia con tassi d’innovazione che oscillano tra il 22% e il 23%.  Oltre il 71% delle aziende agricole sono gestite dallo stesso conduttore da oltre 10 anni, solo il 6% circa di esse viene condotto dal medesimo capo d’azienda da meno di 3 anni.Inoltre, in caso di cambio di conduzione, solo nel 21,5% dei casi si tratta di aziende di nuova formazione, mentre nel 63% dei casi a subentrare è stato un familiare.  Da sottolineare, inoltre, l’aumento del gender gap nella conduzione delle aziende agricole in Sardegna: nel 2022 le aziende condotte da donne sono il 4,1% in meno rispetto al 2021.

Un dato negativo sia nei confronti della percentuale media nazionale che vede un aumento seppur modesto dello 0,7% che di quella delle regioni del Mezzogiorno, +0,2%. Negli anni recenti i governi regionali hanno predisposto diversi strumenti per lo sviluppo del sistema agroalimentare e delle aree rurali della Sardegna.Tra questi il Piano per lo Sviluppo Rurale (PSR 2014-2022) e il Complemento Regionale per lo Sviluppo Rurale (CSR 2023-2027), cofinanziati da Stato, Regione e dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).  I due programmi di sviluppo comprendono iniziative per sostenere le aziende del settore anche attraverso opportunità di finanziamento per progetti di investimento nelle aree rurali, oltre a una serie di interventi di sostegno alle aziende agricole attive sul fronte della sostenibilità ambientale, climatica e del benessere animale.  In questo senso, di recente, il 26 giugno 2024, è stato autorizzato il pagamento di oltre 3,3 milioni di euro per 888 domande afferenti al fondo FEAR del CSR Sardegna 2023-2027, delle quali 877 per interventi relativi alle tecniche di lavorazione ridotta dei suoli e le rimanenti 11 per il benessere negli allevamenti regionali.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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