B&B a luci rosse sequestrato a Palermo

La Polizia di Stato ha sequestrato a Palermo un B&B. In Italia la prostituzione ha circa 10 milioni di clienti. Un affare da 4-5 miliardi €

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La Polizia di Stato ha sequestrato in centro di Palermo un B&B. In Italia la prostituzione ha circa 10 milioni di clienti. Un affare da 4-5 miliardi di euro

La Polizia di Stato di Palermo ha sequestrato preventivamente, a due passi dal teatro Massimo, in pieno centro città un noto B&B diventato alcova di diverse prostitute e trans italiani e stranieri.

LE INDAGINI

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo scaturite da mirate attività di monitoraggio avviate nel mese di giugno u.s. dalla Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione, hanno permesso di appurare come la struttura ricettiva fosse divenuta meta privilegiata per le professioniste dell’intrattenimento sessuale, che potevano contare per il loro business sulla posizione strategica dell’albergo, in quanto facilmente raggiungibile dai clienti e sulla riservatezza del proprietario, che tollerava la loro attività di meretricio quale strategia per vincere la concorrenza di altri alberghi cittadini ed assicurarsi lauti guadagni.

Difatti il proprietario non poneva alcun ostacolo burocratico a patto che le sex workers ricevessero i clienti, così soddisfacendo la politica gestionale di riempire il maggior numero di camere possibili, grazie alla prassi costante di omettere le registrazioni delle persone alloggiate e dei loro clienti in violazione dell’art. 109 T.U.L.P.S..

Il costo per ogni stanza oscillava dai 50 agli 80 euro al giorno, che le lucciole corrispondevano cash senza l’emissione di alcuna ricevuta fiscale.

All’atto del sequestro sono state identificate nove meretrici straniere, alcune delle quali con cittadinanza italiana, regolarmente soggiornanti in Italia, rinvenute all’interno delle stanze in due casi in compagnia di due clienti, tutte corredate dal necessario per le loro pratiche sessuali oltre che da alcuni post-it con cui venivano date indicazioni ai clienti sulle modalità di svolgimento delle loro performance.

Il tariffario variava dai 50 ai 150 euro, a seconda della tipologia di prestazione, così da soddisfare anche i clienti più esigenti, la cui platea ricomprendeva dai liberi professionisti agli operai.

Il proprietario e la ex moglie, preposta alla gestione amministrativa del B&B, sono stati denunciati in stato di libertà perché in qualità di gestori tolleravano la presenza delle sex workers, consentendone l’attività di meretricio.

Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi atti ad appurare eventuali violazioni tributarie.

Ai primi di agosto la Polizia di Stato di Siracusa aveva arrestato per tratta di esseri umani al fine di sfruttamento sessuale e riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, un gruppo di nigeriani, due in carcere e una ai domiciliari, su provvedimento del gip del Tribunale di Catania richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania.

Solo alcuni giorni fa gli agenti della Squadra Mobile di Siracusa, con la collaborazione dell’ufficio di Polizia di frontiera di Malpensa, hanno eseguito la misura cautelare nei confronti di un uomo arrestato a Malpensa al rientro dalla Nigeria, e due donne, una si trovava già in carcere e l’altra è stata posta ai domiciliari per motivi di salute.

Sono accusati, con altri soggetti non identificati in Libia e Nigeria, di “tratta di esseri umani a fine di sfruttamento sessuale e riduzione in schiavitù, pluriaggravati dall’aver agito anche in danno di minori, dall’aver esposto le persone a un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica, dall’aver contribuito alla commissione del reato un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato; favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina, pluriaggravati; del delitto di sfruttamento della prostituzione e altre fattispecie delittuose”.

L’operazione “Bad mama” è scattata dopo che gli agenti delle volanti avevano identificato una sedicenne nigeriana fuggita dall’abitazione della propria madame che, dopo averla sottoposta al rito Ju-Ju (le vittime vengono sottoposte “a un giuramento di obbedienza”, sono “schiave delle credenze” e “controllate dagli spiriti”), l’aveva trasferita in Italia, attirandola con la falsa promessa di un lavoro lecito e una volta giunta sul territorio nazionale, l’aveva invece costretta a prostituirsi.

L’attività indagine ha permesso di accertare altri dodici casi simili a quello della sedicenne. Gli investigatori hanno identificato altri soggetti, tutti avevano contatti con connazionali in Nigeria e in Libia per seguire a distanza le fasi del reclutamento alla sottoposizione a JuJu, dalla partenza dalla Nigeria all’arrivo in Libia.

Il rapporto in sintesi della Fondazione Gedama di Bergamo che da anni si occupa di prostituzione

Un giro d’affari che oscilla tra i 4 e i 5 miliardi di euro l’anno, per un bacino di “utenza” che raggiunge secondo alcune valutazioni i 10 milioni di “clienti” ogni anno. I numeri della prostituzione in Italia, ricavati da una stima della Fondazione Gedama di Bergamo, che da anni si occupa del fenomeno, sono impressionanti.

Un turpe business alimentato dalla tratta internazionale di esseri umani, in particolare giovani donne e minorenni. Secondo “Save the children”, su 2.033 persone prese in carico dalla rete anti tratta nel 2019, l’84% era vittima di sfruttamento sessuale.

Una su 12 ha meno di 18 anni. Le schiave moderne – sarebbero circa 30 mila nel nostro Paese – arrivano soprattutto dalla Nigeria, ma anche da Albania e Romania. Dietro il traffico ci sono le mafie di quei Paesi, ormai fortemente radicate in Italia. Al punto da stringere veri e propri accordi per la spartizione del territorio, con l’assegnazione dei marciapiedi a questa o a quella etnia.

Ma il problema non è solo nostro. L’Unodc, l’Ufficio anticrimine dell’Onu, ha contato più di 11mila vittime di tratta nel 2020 in Europa occidentale. Di queste, il 44% è stato “importato” come oggetto di piacere. Il Covid ha solo frenato la domanda.

Ma gli incontri a luci rosse sono in qualche misura proseguiti a domicilio. Poi sono ripartiti di slancio in strada con la fine del coprifuoco. Senza alcun riguardo, va da sé, per le misure di distanziamento e prevenzione del contagio.

Ma gli incontri a luci rosse sono in qualche misura proseguiti a domicilio. Poi sono ripartiti di slancio in strada con la fine del coprifuoco. Senza alcun riguardo, va da sé, per le misure di distanziamento e prevenzione del contagio.

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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