Presentati i risultati di ricerche, studi scientifici e proposte future in una serata alla Fondazione RAS
La serata al Vesuvian Institute a Castellammare di Stabia giovedì 6 luglio, è stata un modo per salutare e ringraziare, prima della partenza, gli studiosi internazionali provenienti dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e dall’Università del Maryland, impegnati in progetti sul sito archeologico di Stabiae, coordinati dalla Fondazione RAS e sotto la direzione scientifica del Parco Archeologico di Pompei. Un’occasione per raccontare le novità emerse dai loro lavori e per discutere, anche insieme al sindaco di Castellammare Antonio Pannullo, sulle prossime azioni sinergiche per rilanciare Stabia.
Lo scavo e il restauro tenuto a Villa Arianna.
Lo scavo, condotto sotto la guida del dott. Alexander Butyagin archeologo del Museo Ermitage e del dott. Paolo Gardelli, archeologo RAS e ricercatore dell’Università LMU di Monaco di Baviera, ha interessato una superficie di circa 44 mq in un settore dell’ambiente 71 di Villa Arianna. In una prima fase costruttiva probabilmente lo spazio svolgeva la funzione di corridoio o criptoportico che univa il settore del quartiere termale con una porzione della villa ancora da scavare. Al momento dell’eruzione, come dimostrato dalle ultime indagini, l’ambiente era interessato da interventi di rifacimento, per un probabile cambio d’uso. Già oggetto di scavo sia in età borbonica sia nei decenni passati, gli interventi delle ultime settimane hanno interessato i materiali di riempimento ancora presenti al suo interno per circa 1,70 m. Al di sotto dello strato di crollo del tetto è stato trovato il piano pavimentale costituito da un battuto di calce. Gli oggetti trovati provengono per lo più dallo strato di riempimento borbonico: frammenti ceramici, porzione di lucerne, intonaci dipinti, reperti metallici tra cui una chiave. Altri elementi lasciano presagire che al momento dell’eruzione del 79 la casa era in ristrutturazione, come evidenzia la presenza di alcune porzioni di mosaico non ultimato, la presenza di anfore con calce e un accumulo di laterizi tritati per la probabile esecuzione di un piano pavimentale in cocciopesto. Le pareti dell’ambiente erano costituite da superfici intonacate di bianco, i lavori di pulitura dei restauratori hanno permesso di mettere in evidenza numerosi graffiti numerali. Il restauro ha interessato anche le pareti degli ambienti 73, 74, 83. Questo progetto ha coinvolto un gruppo di dieci persone tra archeologi, restauratori, studenti.
“Abbiamo scavato metà dell’ambiente trovando tanti elementi significativi per approfondire la conoscenza di questa Villa – racconta il dott. Alexander Butyagin – continueremo il resto l’anno prossimo. Sono otto anni che vengo a Stabiae e ogni anno è una nuova grande esperienza per me come studioso, e per l’archeologia russa”.
I progetti dell’Università del Maryland.
L’Università del Maryland, invece, dal 2011 si è occupata di sviluppare un progetto finalizzato alla realizzazione di un rilievo tridimensionale ad alta precisione di tutte le strutture architettoniche di Villa Arianna, del Secondo Complesso, di Villa San Marco, della Domus Panoramica. In particolare si tratta di rilievi architettonici in 3D con teodolite finalizzati allo sviluppo di un “wire frame drawing” dettagliato (disegno digitale lineare in 3D) che sarà utilizzato per futuri modelli LiDAR. Quest’anno, il lavoro diretto dal professore di architettura dell’università del Maryland R. Lindley Vann, ha riguardato in particolare Villa S. Marco con il coinvolgimento di 12 tra studenti e docenti. Il primo modello ricostruttivo di Villa Arianna, e probabilmente anche di Villa San Marco, è atteso entro quattro anni.
Gli Horti di Villa Arianna
Durante la serata si è discusso anche del lavoro sugli Horti di Villa Arianna. Negli ultimi dieci anni il progetto ha coinvolto, sempre con il coordinamento della Fondazione RAS, 12 università europee e statunitensi in un’attività scientifica che culminerà, nel prossimo autunno, con la presentazione della sua pubblicazione nella collana “Quaderni di Studi Pompeiani” dell’Associazione Internazionale “Amici di Pompei”.
“Noi – racconta il Coordinatore generale scientifico RAS Thomas Noble Howe – siamo una Fondazione che coordina gruppi internazionali, ognuno dei quali ha portato e continuerà a portare contributi in termini di risorse umane, tecnologiche ed economiche. In dieci anni di lavoro di coordinamento RAS sono arrivati a Stabiae circa 6 milioni di dollari, grazie al contributo di 35 enti universitari”.
Il Visitor Center
Si è discusso anche del Visitor Center, che offrirebbe al sito di Stabiae servizi ora assenti, un progetto che la Fondazione RAS e il Comune, con la supervisione della Soprintendenza (Parco Archeologico) di Pompei vogliono rilanciare.
Il sindaco Antonio Pannullo ha ribadito la volontà di sostenere e lavorare per la realizzazione di questo progetto: “Noi e la RAS ci stiamo impegnando, insieme al Parco Archeologico di Pompei, in questo percorso di rilancio di Stabiae e penso che condividere progetti, prospettive e criticità che si vengono a manifestare sia il metodo migliore. L’ultimo incontro tenuto con il direttore Massimo Osanna sembra aprirci a prospettive positive, soprattutto per il Visitor Center che consentirà di dare non solo una serie di servizi che oggi mancano del tutto, ma anche un nuovo approccio al sito”.
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