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n Sicilia, a Sant’Alessio Siculo in provincia di Messina, un paesino litoraneo a pochi chilometri da Taormina, baciato dalla Natura, dal mare e dal peculiare panorama del suo promontorio su cui si erge un antico castello affacciato sul mare, presso la comunale Villa Genovesi, l’1 agosto 2017, nel 37° Anniversario della strage di Bologna, l’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”, il cui presidente è Antonio D’arrigo e vicepresidente Natale A.Caminiti, ha organizzato nel ricordo di Onofrio, insieme all’Amministrazione comunale di Sant’Alessio Siculo, rappresentata per l’occasione dal Sindaco Giovanni Foti, dal vicesindaco Franco Santoro e dalla consigliera comunale Pina Basile, presenti anche il presidente del consiglio Domenico Aliberti e la vicepresidente del consiglio Virginia Carnabuci, un incontro presso la comunale Villa Genovesi, con Agnese Moro, la figlia più piccola di Aldo Moro, per dibattere dello “stragismo politico e mafioso nell’Italia di fine millennio”.
Onofrio Zappalà era di Sant’Alessio Siculo e rimase ucciso la mattina del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna ove avvenne il più grave fatto terroristico in Italia dal secondo dopoguerra, da molti anche indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione, i cui esecutori materiali furono individuati dalla magistratura in alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari mentre gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti.
La partecipazione del pubblico è stata emozionale, specialmente quando la Dr.ssa Agnese (sociopsicologa e ricercatrice di Laboratorio di scienze) ha parlato del suo percorso che, attraverso il dialogo l’ha portata a sostituire i “mostri” di allora (gli autori della strage della scorta di suo padre e poi di lui stesso) con le persone di oggi, diverse a suo vedere, da quelle che sono state e da quello che hanno compiuto. Un percorso per non sentirsi solo vittima quotidiana, ma per potere rinascere come persona non più incalzata dalle sole tragiche e dolorose memorie.
Rammentiamo che suo padre, Aldo Moro, all’epoca presidente della Democrazia Cristiana, il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, il quarto guidato da Giulio Andreotti, mentre era sulla Fiat 130 che lo trasportava, dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa. Gli uomini delle Brigate Rosse uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e lo sequestrarono. Dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Camillo Montalcini, le Brigate Rosse decisero di concludere il sequestro uccidendo Moro: lo fecero salire dentro il portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa rubata e gli dissero di coricarsi e coprirsi con una coperta dicendo che avevano intenzione di trasportarlo in un altro luogo. Dopo che Moro fu coperto, gli spararono dieci cartucce uccidendolo. Il corpo di Aldo Moro fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani, emblematicamente vicina sia a piazza del Gesù (dov’era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Fu sepolto nel comune di Torrita Tiberina, piccolo paese della provincia romana dove lo statista amava soggiornare. Aveva 61 anni.
Durante il dibattito alla Villa Genovesi, ancora, sia i familiari di Onofrio Zappalà che morì mentre si trovava alla stazione di Bologna essendo migrato da Sant’Alessio Siculo in quella città per cercare lavoro, nonché la figlia Agnese del Presidente Moro ucciso dalle Br, si chiedevano dopo tanti decenni: Perché, Chi, Cosa ?
Oggi 2 agosto 2017, il dibattito organizzato dall’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”, continua nel paese imitrofo a Santa Teresa di Riva (balzato di recente agli onori della cronaca per la sua “Bandiera Blu 2017”) presso la comunale Villa Ragno, con la partecipazione dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Danilo Lo Giudice e dalla vicesindaco dott.ssa Miano Annalisa, con ospiti: la signora Agnese Moro; Nicola Gratteri uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta che nell’aprile 2016 è divenuto Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro; i coniugi Agostino il cui figlio, agente di polizia, Nino Agostino, venne ucciso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini, insieme alla moglie Ida Castellucci, incinta di cinque mesi di una bambina. Sulla morte di Nino Agostino non è ancora stata fatta luce.
Adduso Sebastiano
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