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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: ”Una Donna da salvare” (VIDEO)

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L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 designò il 25 novembre come “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violazione dei diritti delle donne.

L’Onu invitò i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

Perché quella data? La data fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’”Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi”, tenutosi a Bogotà, capitale della Colombia, nel 1981, in ricordo del brutale assassinio del 25 novembre 19650 delle tre sorelle Mirabal, Patria, Maria e Antonia, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leonidas Trujillo (1930-1961), dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

Quel 25 novembre le sorelleMirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente. L’assassinio delle sorelle è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana.

In Italia solo dal 2005 alcuni Centri Antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti, come Amnesty International, festeggiano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali.

La prima manifestazione su questo tema è stata realizzata a Roma nel 2007 e ha visto la partecipazione di circa 100.000 donne, senza alcun patrocinio politico. Ha ricevuto una forte attenzione mediatica, anche per le contestazioni che si sono verificate a danno di alcuni ministri e di due deputate.

Dal 2006 la Casa delle donne di Bologna promuove annualmente il Festival “La Violenza Illustrata”, unico festival nel panorama internazionale interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Quest’anno la campagna di Un Women, agenzia delle Nazioni Unite, si intitola “Orange World”, “Orange Your ‘Hood”, illumina il tuo quartiere, e prevede una mobilitazione capillare con iniziative in diverse capitali mondiali, per sottolineare l’importanza dell’attivismo individuale e comunitario per porre fine alla violenza. Partiranno anche gli “Orange Days”, i 16 giorni di attivismo capillare per porre fine alla violenza di genere che dal 25 novembre porteranno al 10 dicembre, la Giornata dei Diritti Umani.
Qualsiasi iniziativa è necessaria, nessun silenzio, quello uccide. Non si può accettare più lo stato di vittima. Ormai è noto che in molte culture, anche in quelle dove non si è coltivato nulla, le donne vengono considerate e trattate come esseri inferiori. I pregiudizi contro di loro sono profondamente radicati. La violenza di genere in tutte le sue forme è un problema che persiste, ovunque.
É un problema di portata mondiale, un argomento tabù e una realtà vergognosa che si riscontra in tutte le società e culture. Riguarda le donne a prescindere da razza, etnia, origine, posizione sociale o distinzione d’altro genere. Ad oggi, la violenza contro le donne è più diffusa della violazione dei diritti umani.
Il Consiglio d’Europa ha calcolato che, nel corso della vita, una donna europea su quattro subisce violenza all’interno delle mura domestiche. La violenza domestica, quel lato oscuro della vita familiare, porta alla disgregazione delle famiglie e crea nei figli un concetto distorto del tipo di rapporto che dovrebbe esserci fra marito e moglie. La violenza domestica è molto più grave di una lite occasionale. Molte donne temono di rimanere ferite o uccise tra le mura di casa. Un recente sondaggio ha rivelato che un terzo delle donne vittime della violenza domestica ha temuto per la propria vita. Per una donna la casa è il posto più pericoloso e spesso luogo di brutalità e sofferenze. Molti uomini, pur non usando necessariamente violenza fisica alle donne, si possono definire “odiatori delle donne”, a livello subliminale. Anziché ricorrere alla violenza fisica, usano maltrattamenti e violenze di natura psicologica.
Tante donne non riescono ad uscire da situazioni pericolose a causa della paura e anche se la moglie maltrattata trova il coraggio di chiedere aiuto, non sempre lo riceve. Ai maschi si insegna a considerare le donne come esseri inferiori. Senza pensare che solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande. Quella parte debole che va sfruttata e di lì a mancare loro di rispetto e a comportarsi in maniera gretta e maschilista il passo è breve, ed è altrettanto breve il passo che porta alla violenza carnale. Che può finire nel giro di pochi attimi, ma segnarti per tutta la vita.
Mi piace pensare a chi un giorno finalmente dirà: “…la violenza è nata in te e non si fermerà, come fosse malattia che non guarirà. Da oggi cambierò, la vita mi darà quella tranquillità che ho perso e che riavrò. Io non mi arrenderò. Un futuro avrò. Lo custodirò e lo difenderò. Quando non lo so, ma lo cercherò. La speranza è qui, con me. E’ viva più che mai.”

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(Una donna da salvare di Merysse, testo Luciano Somma e musica Enzo Valese).

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