Rientra l’allarme a Roma, ma dopo i casi in Toscana la meningite torna a far paura. Ecco come vaccinarsi
I sintomi e altre 4 cose da sapere sulla meningite
Roma – Rientra a Roma l’allarme meningite, ma l’incremento di nuovi casi nel 2015 e quest’anno, a partire dal focolaio che si è sviluppato in Toscana, ha riportato al centro dell’attenzione una patologia che nella percezione comune sembrava pressoché scomparsa. Ma che cos’è, come si previene e, nel caso, quali sono i sintomi?
E
cco quali sono le caratteristiche della meningite, come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità :
- è un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale
- E’ generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi.
- La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella piu’ comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni.
- La forma batterica, quella tornata a colpire in questi mesi, è piu’ rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali.
Il Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). E’ stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era già  stata descritta nel 1805 nel corso di un’epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell’essiccamento. Dunque, fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti.
Come si contagia
La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente in Africa, X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità  è comunque bassa, e i casi secondari sono rari.
Chi è a rischio
Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici.
Nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) vengono tenuti in considerazione:
- i conviventi considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza);
- chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato;
- le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli);
- i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).
La sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente. Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni). Inoltre, bisogna considerare che il meningococco può causare sepsi meningococcica (un quadro clinico, talvolta molto severo, per la presenza del meningococco nel sangue con febbre alta, ipotensione, petecchie, insufficienza da parte di uno o più organi fino anche ad un esito fatale) che può presentarsi da solo o coesistere con le manifestazioni cliniche della meningite.
Quali sono i sintomi
I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. I sintomi più tipici includono:
- Irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità  nucale);
- febbre alta; mal di testa;
- vomito o nausea;
- alterazione del livello di coscienza;
- convulsioni.
Come si fa la diagnosi
L’identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue.Nei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità , sonnolenza e scarso appetito.
Come vaccinarsi
Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che per forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età  maggiore di 2 anni, il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. E’ di recente introduzione (2014) sia nel mercato che nell’offerta vaccinale di alcune regioni un vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B. In caso di focolai epidemici da meningococco C, le attuali raccomandazioni internazionali indicano l’opportunità  di introduzione della vaccinazione su larga scala nell’area geografica interessata quando l’incidenza e’ superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell’arco di tre mesi.
Paolo Giorgi/agi
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