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Cosa cambia con la nuova legge elettorale?

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er esempio avremo due schede: una per i collegi uninominali e l’altra per il proporzionale.

Come voteremo?

Avremo due schede, una per i collegi uninominali l’altra per il proporzionale. Il governo si formerà in Parlamento

Con il sistema tedesco gli elettori avranno un «premier eletto»?  

No, anche se in Germania è stato così quasi sempre, in Italia il sistema tedesco, fortemente proporzionale, non garantisce in alcun modo che siano gli elettori a scegliere il governo e, anzi, dà quasi la certezza che l’esecutivo nascerà solo grazie ad accordi tra partiti dopo il voto. Le differenze principali sono due: il sistema dei partiti e il meccanismo della sfiducia costruttiva, che da noi non esiste.

In Germania nella maggior parte dei casi il leader del partito che ha vinto le elezioni è diventato capo del governo, ma solo grazie al fatto che da quelle parti il sistema politico è stato per lungo tempo polarizzato su due grandi partiti – la Cdu/Csu (sostanzialmente la Dc tedesca) e la Spd (il Partito socialista tedesco) – che grazie ad alleanze dopo il voto con i partiti minori (la Cdu con i liberali, la Spd con i Verdi o altri di sinistra) riuscivano a formare un governo. Solo tre volte, l’ultima nel 2013 (le altre due nel 1996 e nel 2005), è stato necessario dare vita ad una grande coalizione.

In Italia, però, il sistema politico è diviso in tre e con il proporzionale, stando ai sondaggi attuali, per formare un governo sarà probabilmente inevitabile un’alleanza tra partiti che sono stati radicalmente avversari alle elezioni: in base ai pesi attuali dei partiti, le soluzioni più verosimili sono un governo “di larghe intese” Pd-Fi-centristi, oppure uno “sovranista” M5s-Lega-Fdi.

Grazie alla sfiducia costruttiva, poi, in Germania si può far cadere un governo solo se esiste già una maggioranza a sostegno di un nuovo esecutivo. Per introdurre questo meccanismo servirebbe una riforma della Costituzione, che non è in agenda al momento.

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Come vengono distribuiti i seggi tra i partiti?  

Il sistema è proporzionale, ovvero: “tot voti, tot seggi”. Questo non significa che chiunque si presenti alle elezioni riesca ad entrare in Parlamento. In Germania c’è uno sbarramento del 5%, chi non raggiunge questa soglia non ottiene nessun seggio e i posti non attribuiti vengono redistribuiti tra chi supera il 5%. Per questo motivo la percentuale di seggi ottenuta da ciascun partito sul totale è sempre superiore alla percentuale di voti presi. Nel 2013 la coalizione di Angela Merkel, la Cdu/Csu, ottenne il 41,5% dei voti e il 49% dei seggi, comunque insufficienti per formare un governo. La Spd, invece, con il 29,4% dei voti ebbe il 30,5% dei seggi. Con questa soglia, in Italia, stando ai sondaggi attuali molti piccoli partiti rischierebbero di restare fuori.

I cittadini scelgono il proprio parlamentare?  

Solo in parte. Metà dei parlamentari sono eletti in collegi uninominali: ogni partito presenta un candidato in ogni collegio, se si vota il partito si vota automaticamente il candidato e viceversa e chi prende più voti viene eletto. L’altra metà dei parlamentari è eletta in liste bloccate, si può votare solo il partito e i candidati entrano in Parlamento nell’ordine in cui sono elencati, fino a coprire il numero di seggi spettanti a quel partito. La scheda è divisa in due parti, una per i collegi uninominali (con il nome del candidato e a fianco i simboli dei partiti che lo sostengono) e una per il proporzionale (con i simboli dei singoli partiti e l’elenco dei candidati “bloccati”), e l’elettore deve esprimere un voto per ogni parte.

vivicentro.it/politica
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lastampa/Come voteremo? ALESSANDRO DI MATTEO

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