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‘Angeli e demòni’ nell’ Ospedale di Saronno

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Avrebbero dovuto essere angeli, gente che quando arrivi in ospedale ti salva. Invece erano demoni, commenta Fernando Camon.

Una tragica confidenza con la morte

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Angeli e demòni» si chiama l’operazione che ha portato all’arresto di un anestesista e un’infermiera a Saronno, con l’accusa terribile di aver ucciso volontariamente una persona e portato a morte altre quattro. Non capisco se s’intenda «angeli» da una parte e «demòni» dall’altra, come al momento della ribellione di Lucifero, che da angelo più bello diventò il capo dei demòni, abbandonando il Paradiso e portando i suoi seguaci a dominare l’Inferno, o se s’intenda «angeli-demòni», fondendo le due entità in una sola, a indicare che quelli che sono angeli sono anche demòni, creati per fare il massino bene ma deviati a fare il massimo male.

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Preferirei questa seconda interpretazione. Perché qui si tratta di medici-infermieri, la cui vocazione dovrebb’essere quella di salvarti la vita, lottando con tutta la loro intelligenza e le loro forze: quelli che, quando ti scaricano in un reparto d’ospedale, al solo vederli vestiti di bianco accorrere a soccorrerti, ti sembrano appena scesi dal regno dei cieli.

E invece approfittano della tua condizione indifesa, impreparata, fiduciosa, alla loro mercé, per farti scavalcare il valico della morte, senza che tu sospetti nulla, né i loro colleghi, né i tuoi parenti. Tu sei meno che uomo, sei un malato, bisognoso di tutto. Loro sono più che uomini, sono in grado di darti tutto, ma anche di toglierti tutto: loro sono dèi, padroni del tuo essere e del tuo non-essere. Qui non han trovato tracce di denaro, furti, prelievi, niente, che giustifichino i casi di morte su cui s’indaga, perciò gl’inquirenti pensano che il «premio» per queste forme di eutanasia stia tutto nel godimento (emozionale, psicologico) di mettere in atto e osservare da vicino l’esercizio della propria potenza. Sono così inquietanti queste operazioni di accompagnamento verso la morte, da parte di personale medico, che aspettiamo la smentita, l’attenuazione, la rettifica. Benvenute, se arrivano. Ci farebbero soffrire di meno. Ma non arrivano. Arrivano invece conferme che questi due angeli-demòni erano amanti, e questo induce a credere che condurre i malati a morte non fosse paralizzante o disturbante per la loro relazione amorosa, ma fosse anzi (sto ipotizzando) un eccitante.

La loro era una relazione amorosa tra due esseri umani al di sopra dell’umanità, al di là del bene e del male. Strano che lui, l’anestesista, quando l’hanno ammanettato per portarlo in carcere, abbia chiesto di tornare un attimo nel suo ufficio per prendere con sé un libro di filosofia greca. Capirei se avesse voluto portare con sé un libro di Nietzsche o di Dostoevskij, qualcuno di quei libri in cui si teorizza il diritto dei forti di sopprimere i deboli. L’ospedale è per eccellenza il regno in cui s’incontrano i forti e i deboli, i più deboli (perdono la vita) e i più forti (possono ridartela). È il regno in cui s’aggira la morte. Chi lavora in quel regno incontra spesso la morte, e prende confidenza con lei. Certe volte, come questa, troppa confidenza.

fercamon@alice.it

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lastampa/Una tragica confidenza con la morte FERDINANDO CAMON

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