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La manovrina correttiva del governo: ma servono ancora 10 miliardi di euro

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Il governo approva il Documento di economia e finanza e la manovrina correttiva richiesta dalla Commissione europea. I conti pubblici sono blindati anche se servono ancora 10 miliardi di euro, e nasce il reddito di inclusione per i poveri.

Senza lo sconto dell’Europa manovra da 10 miliardi nel 2018

Passa la linea concordata con l’Ue, ma il governo si aspetta più flessibilità in autunno. Ok alla correzione dei conti da 3 miliardi. Per le privatizzazioni solo 5 miliardi

ROMA – Paolo Gentiloni lo ammette senza giri di parole: la correzione dei conti indicata nel Documento di economia e finanza per il 2018 è «severa, quella prevista dal Patto di Stabilità». Dimenticate per un momento la manovrina da tre miliardi che il governo ha approvato ieri per rimettere in carreggiata il bilancio pubblico di quest’anno. La vera partita che si gioca l’Italia in questa delicatissima fase politica è attorno alla manovra d’autunno, che non potrà somigliare ad una Finanziaria pre-elettorale. Su tutti noi incombe una clausola di salvaguardia da venti miliardi di euro e quattro punti di aumenti dell’Iva. Ebbene, tenendo conto dei numeri presentati ieri e di un margine di tolleranza da parte di Bruxelles, oggi l’Italia dovrebbe ridurre l’indebitamento di almeno la metà di quella cifra, una decina di miliardi di euro. Il governo promette di evitare l’aumento dell’Iva e di sostituirla con «misure sul lato della spesa e delle entrate» soprattutto «di contrasto all’evasione» e nel frattempo di ottenere qualcosa di più dall’Europa: la Commissione ha in programma entro l’autunno la revisione di alcuni complicati criteri di calcolo del cosiddetto aggiustamento strutturale.
Fino all’ultimo l’azionista di maggioranza di Palazzo Chigi – ovvero Matteo Renzi – ha cercato di scongiurare questi numeri pressando il governo a battere sin d’ora i pugni sul tavolo. Il deficit nominale per l’anno prossimo è confermato in discesa all’1,2 per cento dal 2,1 di quest’anno. Comunque andrà, la marcia di avvicinamento alle elezioni sarà più difficile di quanto fin qui sperato. Ha prevalso la linea prudente del ministro del Tesoro Piercarlo Padoan, convinto che solo dentro alle regole l’Italia possa ottenere più flessibilità.

N

ella speranza che alla fine i conti tornino, gli economisti di via XX settembre hanno lievemente alzato la stima di crescita di quest’anno di un decimale, dall’1 all’1,1 per cento. Allo stesso tempo hanno ridotto le previsioni per il 2018 e 2019 all’1 per cento (rispettivamente da 1,3 e 1,2). Nonostante i mal di pancia del Pd, il Documento di economia e finanza conferma l’intenzione di procedere con le privatizzazioni ma riduce le previsioni di introiti: il Def indica proventi nel 2018 per cinque miliardi di euro contro gli otto delle ultime stime. «Troveremo modi e canali, anche originali, per gestire questo aspetto». La soluzione creativa cui fa riferimento Padoan è più che altro un gioco di prestigio: il governo sta studiando la cessione alla Cassa depositi e prestiti di alcune delle quote in suo possesso fra Eni, Enel, Poste e Leonardo. Il piano è stato ribattezzato «Capricorno» e servirà a tenere a bada il mostro del debito: il Def dice che alla fine di quest’anno sarà pari al 132,5 per cento del Pil (appena un decimale in meno del 2016) e scenderà al 131 nel 2018.

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Le difficoltà di dialogo del governo con la sua stessa maggioranza sono emerse plasticamente nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri che ha approvato il Documento di economia e finanza, il Piano nazionale delle riforme e la mini-manovra di correzione dei conti di quest’anno. Al netto dei numeri di Graziano Delrio sul piano degli investimenti – il Def ne promette per 47 miliardi di qui al 2032 – il governo è stato avaro di dettagli. A precisa domanda sull’entità dei tagli aggiuntivi di quest’anno Padoan è stato a dir poco sincero: «Le misure non sono state ancora ben definite, arriveranno nei prossimi giorni». In compenso il comunicato di Palazzo Chigi annuncia – sempre con la manovrina – di attuare «disposizioni per la realizzazione dei mondiali di golf del 2022, le finali di coppa del mondo di sci del 2020 e i mondiali del 2021». Nuove entrate quest’anno arriveranno grazie all’estensione dello split payment (un meccanismo che permette allo Stato di trattenere l’Iva dei suoi fornitori) e dalla rottamazione delle liti fiscali: per aderire ci sarà tempo fino al 30 settembre.

Twitter @alexbarbera

vivicentro.it/economia
vivicentro/La manovrina del governo
lastampa/Senza lo sconto dell’Europa manovra da 10 miliardi nel 2018 ALESSANDRO BARBERA

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