L’effetto della presenza di truppe speciali occidentali – americane e italiane – sul terreno inizia a farsi sentire: le truppe libiche hanno preso il controllo del quartier generale dei jihadisti nella roccaforte Sirte. Ne da notizia la Stampa con un articolo di Semprini da New York:
Espugnato il quartier generale: a Sirte l’Isis in fuga verso il mare FRANCESCO SEMPRINI
Le milizie di Misurata entrano in città sostenute da corpi d’élite stranieri e raid americani. Jihadisti ed ex gheddafiani asserragliati sulla costa protetti da cecchini e batterie di missili
A
lla caduta di Ouagadougou si è arrivati dopo una manovra a tenaglia portata avanti dalle milizie di Misurata dopo aver occupato il campus dell’Università, a sud di Ouagadougou, e il «Ibn Sina Hospital» a nord. Si tratta di un passo in avanti per le forze anti-Isis, ma che non si traduce nella vittoria definitiva: «L’annuncio della liberazione di Sirte sarà fatto solo quando l’intera città sarà liberata», avverte Issa. Anche perché a difesa dell’ultimo manipolo di jihadisti potrebbe esserci un tappeto di ordigni rudimentali, cecchini e le ultime batterie missilistiche collocate in punti strategici. La spallata tuttavia è stata possibile grazie ai bombardamenti aerei «chirurgici» delle forze Usa nell’ambito della missione «Operation Odyssey Lightning», giunti su richiesta specifica del capo del governo sostenuto dalla comunità internazionale, Fayez al-Sarraj. Sono 29 i raid compiuti dal 1 agosto a cui si uniscono le attività delle forze speciali inviate da diversi Paesi. Ci sono anche gli italiani, o meglio già erano presenti da prima, una quindicina in supporto ai servizi di intelligence. Secondo fonti informate il numero sarebbe cresciuto in maniera marginale e unirebbero al supporto degli 007 anche quello di addestramento mirato alle attività di bonifica da mine e contro-cecchinaggio. «Due aspetti su cui le nostre forze sono altamente preparate come si vede dai corsi tenuti in Iraq a sostegno dei Peshmerga», spiegano fonti militari.
A questo si uniscono la fornitura dei visori, importantissimi per il confronto notturno e in zone «non illuminate», e dell’attrezzatura di protezione, come i giubbotti anti-schegge e antiproiettile. C’è infine un’ultima attività cruciale che è l’evacuazione dei feriti con la messa in sicurezza e il trasporto in strutture ospedaliere, azione in linea con l’impegno del governo italiano nell’assicurare assistenza medica generale. L’attivazione delle forze speciali è stata possibile senza passaggio parlamentare grazie alla facoltà conferita al premier Matteo Renzi da un provvedimento ad hoc varato a inizio anno.
La variegata platea delle forze speciali vede ovviamente gli americani, la cui presenza era stata anticipata da «La Stampa» il 2 agosto, in concomitanza con l’inizio dei raid. L’impegno per loro si spinge alle prime linee con l’illuminazione di obiettivi e il coordinamento tra milizie libiche e forze aeree, oltre che il supporto logistico. Ci sono poi i britannici che hanno compiti simili: fanno da consiglieri ai miliziani e, come i colleghi Usa, si spingono sulle prime linee. Sono stati loro i primi ad arrivare a Sirte. Meno chiaro invece il ruolo dei francesi che pur essendo presenti nella prima ora tra Tripoli e Misurata si stanno sfilando per spingersi a Est, al fianco delle forze del generale Khalid Haftar impegnate contro le forze islamiste tra Bengasi e Derna.
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