Le truppe di Kiev sono state messe in «posizione di combattimento» al confine con la Crimea
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l conflitto tra Mosca e Kiev sembrava assopito ma le mosse dei rispettivi eserciti segnano un’accelerazione. La Russia accusa l’Ucraina di aver effettuato incursioni armate in Crimea, la penisola annessa nel 2014, e Kiev ribatte mettendo in allerta le truppe lungo il confine. L’escalation cela una prova di forza di Vladimir Putin, i cui aerei bombardano anche Raqqa, roccaforte di Isis in Siria. Ce ne da nota Lucia Sgueglia nell’articolo da Mosca pubblicato oggi su la Stampa:
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Mosca riapre il caso Crimea: “Puniremo i sabotatori di Kiev” LUCIA SGUEGLIA
Il presidente accusa l’Ucraina di organizzare attacchi nella penisola. Replica di Poroshenko che ordina la “massima allerta” al confine
Stavolta è Mosca a lanciare il guanto di sfida, accusando Kiev di aver tentato incursioni armate non nel Donbass, dove sono ripresi scontri quasi quotidiani tra ribelli e forze governative, ma oltre il «confine», in Crimea, la penisola annessa dalla Russia dopo il referendum del 16 marzo 2014. La notizia viene dai servizi segreti russi (Fsb): il 10 agosto annunciano di aver sventato due «attacchi terroristici» nella penisola, arrestando sette «sabotatori», dietro i quali ci sarebbero i servizi ucraini. Ad Armiansk, verso l’istmo di Perekop che a nord collega la Crimea al resto dell’Ucraina, nello scontro sarebbero morti un agente dei servizi e un militare russo. Obiettivo: «destabilizzare la situazione alla vigilia delle elezioni parlamentari in Russia», il 18 settembre. La Crimea vi parteciperà per la prima volta dall’annessione.
Subito dopo l’annuncio Putin ha alzato i toni: Kiev «sceglie il terrore» al posto della pace, «Non lasceremo senza risposta» l’uccisione dei soldati, ha intimato. Cosa più importante, il presidente russo ha definito «inutile» nelle «attuali circostanze» il formato del Quartetto di Normandia (Russia, Ucraina, Francia e Germania) che periodicamente discute del conflitto in Ucraina orientale.
Per Kiev è tutto inventato: «fantasie ciniche e insensate», dice il presidente Poroshenko, solo un «pretesto per ulteriori minacce militari contro l’Ucraina». Ma che qualcosa sia successo tra il 6 e il 7 agosto in Crimea è indubbio, almeno un arrestato ha un nome e un volto, Evgeny Panov, di Zaporozhie, ex volontario pro-Kiev nel Donbass. E non sarebbe la prima volta che attivisti filo-ucraini compiono sabotaggi nella penisola, dai trasporti all’energia al cibo, come il blackout a opera dei tatari a novembre 2015. Difficile però ricondurli a una regia dall’alto, e difficile introdurre armi nella regione, sotto il controllo di Mosca. L’Ucraina non rinuncia alla Crimea, ma ha riconosciuto di non avere forza militare per riconquistarla.
Prove di guerra? Una provocazione, un tentativo di Putin di serrare i ranghi mentre prosegue l’isolamento occidentale, dimostrando che le sanzioni non gli fanno cambiare idea? O un bluff?
A Mosca pochi credono alle versioni ufficiali, un tabloid parla di «attacchi compiuti nell’interesse della Clinton». Putin potrebbe aver interesse a riesumare il «nemico interno» alla vigilia del voto, con l’economia in recessione. O, ipotesi peggiore, a conquistare con una piccola incursione militare un corridoio verso la terraferma che risolva i problemi di approvvigionamento della penisola, inglobando ad esempio Cherson subito a nord del confine, sede di una centrale elettrica. Molti notano le «troppo strane coincidenze» dell’incidente: subito dopo l’incontro Putin-Erdogan, e durante le Olimpiadi che in passato Mosca ha sfruttato per avanzate militari mentre il mondo era distratto, da Sochi (Crimea) a Pechino (Sud Ossezia). «Annullare i colloqui di Normandia significa che la pace in Est Ucraina non ci sarà», nota Dmitry Gudkov, deputato d’opposizione. Forse, è anche un modo di testare la risposta occidentale.
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