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Raggi e Di Battista affossano le Olimpiadi a Roma: solo una mangiatoia

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La Raggi, spinta da Alessandro Di Battista uscito vincitore dal palco di Nettuno, boccia le Olimpiadi a Roma, sollevando la protesta del Coni e dei medagliati a Rio che dicono: “Affossano il Paese”. Il tutto avviene in quella che appare essere una resa dei conti tra la sindaca, Beppe Grillo ed il Movimento che porta la Raggi a rigettare il diktat dei vertici del movimento e provare a recuperare Raffaele Marra mettendolo a capo del dipartimento del Commercio suscitando così le ire di Beppe Grillo che grida: “Questa qui è pazza”.

Raggi chiude la porta ai Giochi. Di Battista: “Sono solo una mangiatoia

Il Coni spiazzato: “Impossibile”. Lettera dei medagliati di Rio

ROMA – Questione di ore e la candidatura di Roma ad ospitare i Giochi olimpici in agenda fra otto anni uscirà (definitivamente) dall’ordine del giorno della giunta Raggi. Il no del Campidoglio non sarebbe più solo un rincorrere di posizioni dei Cinque Stelle, ma, stavolta, una presa di coscienza ufficiale: la sindaca della Capitale lo comunicherà a breve, forse entro la prossima settimana, urbi et orbi. A sostegno arriva anche Alessandro Di Battista, che di ritorno dal trionfo di Nettuno che lo ha incoronato nuovo leader a spese di Luigi Di Maio, firma il suo primo atto di indirizzo politico: «Le Olimpiadi sono l’ennesima mangiatoia – grida dalla piazza di Nettuno -. Un enorme “no” farà tremare i Palazzi».

La lettera dei medagliati  

I

giochi, non quelli olimpici, sono fatti ed indietro non si torna. Raggi fa sapere della sua scelta quando, da poche ore, in campo sono scesi gli azzurri saliti sul podio a Rio de Janeiro, nell’ultimo appuntamento a cinque cerchi. La lettera dei medagliati italiani in Brasile è lunga, diretta, un colpo al cuore di chi le Olimpiadi le vuole (o voleva). «Cara Raggi, dia impulso ai nostri sogni e sostenga la candidatura di Roma 2024. Gareggiamo insieme per conquistare una speranza…», scrivono, fra gli altri, l’oro nel judo Fabio Basile, il campione del nuoto Gregorio Paltrinieri, le azzurre d’argento della pallanuoto, la tuffatrice Tania Cagnotto, le medaglie della scherma, quelle della pallavolo maschile. Il tre volte medaglia nel tiro Niccolò Campriani va oltre, prende un foglio ed esprime, anche da solo, il suo pensiero. «I giovani, cara sindaca, hanno necessità di vivere delle opportunità prima ancora di sconfitte o vittorie. Nei miei anni di carriera da olimpionico – così Campriani – ho osservato come diverse edizioni dei Giochi hanno avuto effetti sulla vita sociale della nazione ospitante. Londra 2012 è stato il veicolo per portare lo sport nelle scuole primarie e secondarie inglesi…».

L’incontro che non c’è  

La giunta Raggi, però, non ci ripensa e scrive la parola fine: in un attimo su Roma 2024 si spengono le luci del Campidoglio. Il Coni è spiazzato: «Impossibile. La sindaca Raggi ha sempre detto che avrebbe prima incontrato Malagò e Pancalli e finora, nonostante una richiesta formale scritta, non è stato fissato alcun appuntamento…». Non parla il presidente del Coni Giovanni Malagò perché non ha parlato la sindaca Virginia Raggi. Così come in silenzio rimane il numero uno del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli: i vertici, massimi, del nostro sport aspettano quell’incontro fissato da Raggi per la fine dei Giochi Paralimpici in corso di svolgimento a Rio de Janeiro (cerimonia di chiusura il 18 settembre) e rimangono stupiti dall’improvviso contropiede che va a violare la tregua olimpica a cui dal Campidoglio hanno sempre fatto appello. La giunta chiude la partita su Roma 2024 e lo fa prima dei supplementari. Il Coni, quella sfida per organizzare le possibili Olimpiadi, la tiene aperta: c’è un governo cittadino che ha deciso, ma non ancora il Consiglio e, del Consiglio capitolino, è la delibera in vigore che lancia la Capitale nella volata con Parigi, Budapest e Los Angeles per aggiudicarsi l’evento. Il 22 settembre sembrava la data perfetta per il colloquio fra Raggi e Malagò visto che la sindaca farà visita al Foro Italico per la presentazione del logo degli Europei di calcio itineranti del 2020. Lo scenario è cambiato, il tempo, per i Cinque Stelle, scaduto. «Senza l’ok del Comune mi sento assolutamente di escludere una nuova candidatura, non solo per il 2028 ma per molti quadrienni a seguire…» è la riflessione, amara, di Malagò.

E in serata Renzi ha tirato le sue stoccate: «Non penso che Roma possa permettersi di dire no, ha bisogno di investimenti. Se dice no si taglia le gambe da sola». Secondo il premier bisogna motivare una rinuncia di questo tipo e non «perché si ha paura del futuro, per dibattiti interni a un partito o per rifarsi una verginità».

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