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L’Olanda frena i populisti, vincono i liberali. Mark Rutte esulta

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I liberali vincono le elezioni in Olanda e il premier Mark Rutte esulta: “La gente ci ha dato fiducia”. Il partito xenofobo, populista e anti-europeista di Geert Wilders avanza nei seggi ma non sfonda. Decisivo il successo dei Verdi che hanno intercettato la protesta, togliendo voti ai populisti.

Olanda, i populisti non sfondano. Rutte sbarra la strada a Wilders

Vittoria dei liberali, delusione per gli xenofobi . Bene i Verdi, intercettano la protesta. Il leader: “La gente ci ha dato fiducia”. Il rivale: “Non ti sei ancora liberato di me”

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l temuto tsunami populista non c’è stato e l’Europa può tirare un sospiro di sollievo. I liberali di Rutte (Vvd) si avviano a vincere le elezioni olandesi con un largo vantaggio e allontanano l’incubo Wilders. «Gli elettori ci hanno dato ancora fiducia», hanno esultato dallo staff del premier che cercava il terzo mandato di fila.

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Gli ultimi exit poll di ieri sera davano il Vvd in testa con un largo margine (31 seggi). Il Partito della Libertà (Pvv) del leader xenofobo e anti Ue si è invece fermato al secondo posto insieme ai cristiano democratici (Cda) e ai progressisti di Democraten 66, tutti e tre a 19 seggi. Wilders ha comunque provato a mostrare il bicchiere mezzo pieno: «Abbiamo guadagnato quattro seggi, il primo obiettivo è raggiunto. E Rutte non mi ha fatto fuori».

Boom dei verdi di GroenLinks, che ottengono 16 seggi (12 in più rispetto a cinque anni fa) mentre il vero sconfitto è il Labour (PvdA), che governava in coalizione con Rutte forte di 38 seggi: il partito del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem è crollato a 9. In tutto la compagine di governo ha lasciato sul terreno 38 deputati, la stragrande maggioranza proprio laburisti. Il sistema proporzionale puro olandese senza sbarramento – basta lo 0,67% per ottenere un seggio – impone ora un governo di coalizione di quattro o cinque partiti. Ma tutti, alla vigilia, avevano già escluso alleanze con Wilders.

Altissima l’affluenza (82%), di sette punti più alta del 2012 e vicina al record assoluto del 1977 (88%). In tutto il Paese c’erano novemila seggi, alcuni ospitati in location singolari: come il drive-in di Zuidplas (nord di Rotterdam) o l’isola disabitata sul lago Markermeer. Fin dalla mattinata di ieri i seggi sono stati presi d’assalto, con centinaia di persone in coda nelle principali città: donne con il velo, giovani studenti e sostenitori di Wilders con la scritta «Nexit» sulla maglietta arancione, a evocare il divorzio dall’Ue, che ora è scongiurato. Ma ieri il leader anti Islam aveva comunque avvisato Olanda ed Europa davanti a taccuini e cameramen di mezzo mondo: «Qualunque sarà il risultato, il genio non tornerà nella lampada. Questa rivoluzione patriottica non si fermerà».

Per esprimere il voto sulla «scheda-lenzuolo» – 28 partiti in corsa per un totale di 1116 candidati – è stata usata una matita rossa. Le schede elettroniche e il conteggio digitale sono state accantonate per dribblare il rischio hacker. Si è andati avanti con la conta manuale fino a tarda serata, ma già il primo exit poll aveva indicato una tendenza netta ribadita poi dalla rilevazioni delle 22.

Il primo round sulla tenuta dell’Europa mette insomma un argine ai populisti che puntano a picconare l’Ue. Il premier Rutte aveva paragonato il voto olandese a un quarto di finale degli Europei, un mese prima delle semifinali in Francia (si vota il 23 aprile) e della finale in Germania (elezioni il 24 settembre). Ora bisogna attendere le altre «partite».

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