Rese note le previsioni di crescita per l’Unione Europea: allerta per l’Italia

Poco fa sono state rese note le previsioni di crescita per l’Unione Europea con le...

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Poco fa sono state rese note le previsioni di crescita per l’Unione Europea con le quali la commissione ha corretto sensibilmente le stime del nostro governo per cui ora sembra sempre più in salita la trattativa con l’Europa sulla manovra.

Nel quadro di un rallentamento generale della zona euro, dunque, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha molto insistito sul fatto che la crescita italiana, ultima all’interno dell’eurozona, sarà più bassa di quella indicata dal nostro Governo. Secondo i calcoli di Bruxelles, in Italia ci sarà una crescita del 1,2% nel 2019 rispetto al 1,5 indicata dal Governo. Questo vuol dire, ha detto Moscovici, che anche per le maggiori spese per interessi sul debito italiano resterà al 131%, il secondo più alto dell’Unione Europea dopo quello greco. Questo indica anche che, per queste spese maggiori, il rapporto deficit PIL non sarà del 2,4 (già superiore ai limiti richiesti dalla Commissione Europea) ma arriverà al 2,9% l’anno prossimo, e addirittura sopra il tetto del 3% nel 2020. Questi i dati di Bruxelles e questa, quindi, la differenza di analisi. Comunque, ha detto moscovici, non rappresentano una rottura. Il clima deve continuare a essere quello del dialogo. Dialogo che sarà da portare avanti nelle prossime ore. Queste le parole di Moscovici: “è su queste differenze di dati che aspettiamo di continuare a lavorare con il governo Conte in attesa che il 13 novembre arrivi la risposta ufficiale dell’Italia alla richiesta di cambiare la legge di bilancio per il 2019”

Intanto i mercati, il termometro dei quali è sempre molto sensibile, hanno avuto una reazione tutto sommato composta: sui mercati c’è stata qualche ripercussione ma, tutto sommato, assolutamente non pesante.
Dopo un’apertura in positivo, la borsa di Milano è scesa subito dopo i dati arrivati da Bruxelles. A farne le spese soprattutto le banche, prima fra tutte Unicredit con una perdita di oltre il 4%. Anche per questioni interne di bilancio, il FTSE MIB, l’indice dei titoli principali, in questi minuti e inflessione di circa lo 0,5% (19.447,15 −93,79), dato peggiore in Europa dove però tutte le borse, a un certo punto, hanno virato in negativo.
Andamento analogo per lo spread apertura stazionaria ai suoi 290 punti base poi progressivo rialzo fino a 296 e successivo assestamento a 294.

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