‘Je suis’ ou ‘Je ne suis pas’ Charlie?

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Le problème sont les idiots du Charlie Hebdo

Ieri abbiamo dato nota dell’ultima “mascalzonata” realizzata da Charlie Hebdo [leggi tuttoche, ormai, ha perso ogni ritegno continuando ad appellarsi alla libertà di opinione e satira dichiarandosi, nel contempo, vittima di quanti (sempre più) li condannano facendo loro notare che quanto essi hanno cominciato a portare avanti non è più satira ma bestialità e pura imbecillità che esce dal sedere (come conclude Gramellini nel suo articolo d’opinione odierno) e non dalla testa e dalla pancia, luoghi naturali di nascita di una VERA e CORRETTA SATIRA.

Quello che segue è l’articolo di Gramellini; come non condividerne anche le virgole.

La vignetta di Charlie Hebdo che comprime in una lasagna i cadaveri dei terremotati di Amatrice è semplicemente schifosa. E la vignetta successiva, che spiega come il bersaglio della prima non fossero i morti ma la mafia che ha costruito le case, è banalmente razzista. Allora, siamo o non siamo ancora Charlie? Nel domandarmelo ho pensato al funzionario nordcoreano fucilato dalla contraerea di Kim Jong-un per essersi appisolato durante una riunione. Ho sempre considerato disdicevoli le persone che si appisolano durante le riunioni, specie mentre sto parlando io. Infatti non è stata la pennichella a farmi sentire solidale con lui, ma la reazione omicida del tiranno.

«Je suis Charlie» voleva e vuole dire proprio questo. Nessuno può essere multato, imprigionato, ferito o ucciso per avere pubblicato una vignetta ributtante sull’Islam (o sul terremoto). Non è solo la libertà di espressione ad avere un limite nella legge, ma anche quella di critica. Nemmeno Charlie, però, può continuare a ostentare il marchio del perseguitato che si è guadagnato sul campo per indignarsi di fronte al ribrezzo che provoca nei benpensanti, e nei pensanti in genere, la sua satira meschina. E meschina non perché attinge ai luoghi comuni più frusti sull’Italia (mafia e pastasciutta), ma perché i piedi che spuntano dalla lasagna potrebbero essere quelli della piccola Giulia che non si è riusciti a estrarre viva dalle macerie. La satira può uscire dalla testa o dalla pancia. Questa è uscita direttamente dal sedere (scusate, è satira).

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lastampa/“Je suis” o non “Je suis” MASSIMO GRAMELLINI

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