Tradizionale devozione alla Madonna del Carmine in un paese siciliano

La tradizionale devozione alla Madonna del Carmine in un paese siciliano si colorava anche di aspetti di costume singolari ed intriganti

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La tradizionale devozione alla Madonna del Carmine in un paese siciliano si colorava anche di aspetti di costume singolari ed intriganti

Tradizionale devozione alla Madonna del Carmine in un paese siciliano

La tradizionale ricorrenza della Madonna del Carmine in un paese siciliano come Belpasso, si colorava anche di aspetti di costume singolari ed intriganti.

Da ragazzo, ricordo il caldo delle serate di luglio, quando per due settimane di fila ci recavamo alla quindicina della Madonna del Carmine.

La chiesa era piccolina, ma sempre stracolma di gente, e tanti erano costretti a seguire la messa da fuori, nella strada, perché il sagrato era piccolo, stretto e lungo, e chiuso da una cancellata.

Per metà era occupato da un tavolo dove uno scriveva le “pòlise” per il sorteggio dei premi che si faceva tutte le sere, alla fine della messa, dopo la recita della coroncina alla Madonna.

Noi un po’ seguivamo le pie devozioni, ma un po’ tutti avevamo la testa al sorteggio delle polise e a chi avrebbe vinto la “fuùra granni”. Infatti, ai lati della porta della chiesa c’era un filo appeso al muro con i chiodi, come quello per stendere la biancheria.

Solo che, invece di panni ad asciugare, c’erano – attaccate con le mollette – tante immagini della Madonna del Carmine di diverse dimensioni. Chi vinceva il primo premio si portava a casa la “fuùra” più grande, che si ci poteva fare la cornice per farne un quadro ed appenderlo nel muro, a casa.

Era quella, quella grande, qulla che tutti volevamo vincere. Poi ce n’erano qualcune di “menza botta”, non proprio grandi, ma manco piccole. Medie diciamo. Volendo ci si poteva accontentare anche di quelle e farne pure un quadretto dignitoso.

Infine, c’erano tante fuùrelle grandi come una cartolina, certo non erano piccole come le comuni immaginette piccole che davano i preti.  Ma se ne vincevi una di queste, grande come una cartolina non facevi certo i salti di gioia.  Però avevi pur sempre vinto qualche cosa: magra consolazione, che somigliava quasi ad una delusione.

I giovanotti più grandi, nelle polise, ci scrivevano il nome della ragazza che volevano come fidanzata, così, se usciva la polisa con quel nome, tutti vedevano chi è che andava a ritirare la fuùra vincente.  E subito dicevano che quel giovanotto “voleva” alla figlia del Tale, perché lo aveva scritto nella polisa.

E magari la ragazza quella sera non era neanche in chiesa e manco lo sapeva che quel giovanotto “la voleva”.

Ovviamente si trovava sempre qualche anima volenterosa che si prestava di andare a riferire la notizia alla prescelta. Che, se era all’oscuro, se ne turbava e, se ne era a conoscenza, arrossiva per essere stata scoperta.

Sotto il manto della Madonna succedevano anche di queste trame, semplici e genuine, che erano un inno alla vita che vuole sbocciare e cerca dovunque le sue strade.

Tradizionale devozione alla Madonna del Carmine in un paese siciliano // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia

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