Camorra, un testimone ritratta: lo Stato è costretto a risarcire 110mila euro al boss accusato di omicidio

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Era stato condannato in primo grado, ma la ritrattazione di un teste lo fa assolvere: lo Stato è costretto a risarcire 110 mila euro per ingiusta detenzione ad un boss di camorra dei Belforte

Sa di beffa la vicenda giudiziaria che viene resa nota oggi su diversi quotidiani: il boss di camorra A. Esposito – uomo di spicco del famoso clan Belforte di Marcianise, in provincia di Caserta – condannato in primo grado all’ergastolo, era stato assolto in Cassazione dall’accusa di omicidio di un immigrato. Un teste aveva ritrattato le accuse, facendo crollare ogni prova a suo carico. Esposito, non sazio di aver ritrovato la libertà, aveva anche fatto causa allo Stato che è stato costretto a risarcirlo, causa ingiusta detenzione, per una somma pari a 110mila euro. Tempo dopo, alcuni collaboratori di giustizia lo avevano nuovamente incastrato per lo stesso omicidio. Le prove inconfutabili contro di lui, però, non possono essere utilizzate in Tribunale: in base al principio del «ne bis in idem» l’imputato non può essere giudicato due volte per lo stesso reato. E qui arriva la seconda beffa: i giudici hanno tentato almeno di recuperare i 110mila euro, ma non ci sono riusciti.

Esposito, nel frattempo, è finito nuovamente in carcere per un altro omicidio. Il boss è accusato di aver ucciso uno dei capi di una piazza di spaccio a Maddaloni. Proprio questa mattina gli è stato notificato anche un nuovo provvedimento dopo il blitz della Dda di Napoli nei giorni scorsi aveva sgominato una “falange” del clan Belforte che si occupava della gestione dello spaccio della droga. Fra i capi, tra gli altri, è uscito fuori il nome dello stesso Esposito.

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