Ius soli, rinvio a novembre dopo la manovra

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Il 12 settembre il Pd farà slittare ancora l’approvazione dello ius soli al Senato. Prenderà ancora qualche settimana, ma sarà un rinvio a tempo, perché il governo ha già individuato la finestra per dare all’Italia una nuova legge sulla cittadinanza: la seconda metà di novembre. «Fidatevi – ha confidato ai big del Nazareno il capogruppo dem Luigi Zanda, che ha la regìa della partita – come ha detto il presidente del Consiglio approveremo il testo entro l’autunno. Lasciate fare al tempo “gentiloniano”… ».

Il rinvio e la finestra, si diceva. Tra due settimane, infatti, il Senato è chiamato a pianificare il calendario dei lavori. Sulla carta si potrebbe partire subito con lo ius soli, ma la strada preferita da Palazzo Chigi è diversa. Gentiloni, sul punto, è stato chiaro: «Prima la manovra, poi il resto. Non possiamo rischiare incidenti».

In realtà, il patto sulle elezioni regionali siciliane tra Matteo Renzi e Angelino Alfano – che è intesa larga e di sistema sgombra il campo da molti degli ostacoli alla riforma. Per arrivare alla meta e sedare i malumori di Ap, però, il governo avrà comunque bisogno di imporre la fiducia. E di farlo solo dopo che la manovra sarà al riparo. Quando? Tra un paio di mesi, appunto.

Il calendario parla chiaro: la legge di bilancio, che inizierà il suo iter a Palazzo Madama, approderà alla Camera a novembre. Sarà a quel punto, e in attesa dell’ultimo passaggio della manovra a Palazzo Madama, che i senatori saranno chiamati a votare lo ius soli, già approvato nel 2015 a Montecitorio.

Certo, Alfano farà la faccia feroce. Ma di fronte alla fiducia – e con in tasca l’accordo con il Pd – non farà le barricate. «Questa legge va approvata», insiste Matteo Orfini. Per Renzi, poi, la riforma è un obiettivo alla portata del governo. Di più: è un nodo nelle mani di Paolo Gentiloni. «Ormai tocca solo a Paolo – confida ai suoi durante questo agosto di riposo – Serve la fiducia, certo. Ma basta un po’ di coraggio per portarla a casa. ..».

Questo il fronte politico. Non si ferma, intanto, la campagna del movimento “Italiani senza cittadinanza”. A settembre partirà un tour per le scuole della penisola. L’obiettivo è parlare di diritti, a partire proprio da quello al passaporto tricolore.
Si chiamano Ilham, Giorgia, Youness, Sonny, Chouaib, Fioralba. Sono ragazzi nati in Italia. E manifestano da mesi chiedendo la cittadinanza, «che ci riconosca finalmente come figli e figlie d’Italia». Dopo essere scesi in piazza, messo in scena flash mob, scritto cartoline a tutti i parlamentari, presentato una petizione on line e inviato una lettera aperta al direttore di Repubblica, ora si rivolgono alle scuole.

«Con la ripresa dell’anno scolastico – spiega Youness Warhou, 23enne di origine marocchina, studente di ingegneria gestionale a Reggio Emilia e tra i fondatori del movimento – intendiamo raccontare ai ragazzi quanto succede, perché sono i loro diritti a essere in discussione. Coinvolgeremo anche i sindaci più sensibili, con la speranza che la politica non tradisca l’impegno preso».

larepubblica/Ius soli a novembre dopo la manovra – di Tommaso Ciriaco e Vladimiro Polchi

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