La Rai causa scalpore escludendo Antonio Scurati dal programma del 25 aprile, scatenando polemiche e accuse di censura sui social.Il Testo del Monologo
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Il 25 aprile, la Rai espelle Antonio Scurati
Nel vasto panorama dell’azione e dell’inazione, emergono chiaramente due atteggiamenti distinti: chi agisce con coraggio e chi, invece, si tira indietro.
Serena Bortone solleva un’accusa grave attraverso i suoi canali social, denunciando la censura operata dalla Rai nei confronti di Antonio Scurati.Quest’ultimo era stato programmato per leggere il suo monologo in occasione del 25 aprile nel programma televisivo “Che sarà”.
La Rai ha giustificato la sua decisione attribuendola a una questione contrattuale, suggerendo che il problema fosse più legato a questioni finanziarie che a contenuti sgraditi.Tuttavia, questo atteggiamento sembra più un lancio di pietra seguito da una ritirata strategica.
Scurati stesso ha risposto agli attacchi subiti, definendoli denigratori, tramite un articolo sul sito di Repubblica.Ha sottolineato che accettare l’invito a scrivere e presentare il suo monologo faceva parte di un accordo contrattuale concordato preventivamente con l’azienda televisiva e in linea con gli standard retributivi degli scrittori che lo avevano preceduto.
La giornata è iniziata con una fervente polemica.Dalla sorpresa iniziale alla rabbia crescente, fino al contrattacco, l’intervento di Giorgia Meloni sembrava non prevedere una controversia legata al 25 aprile.
Tuttavia, molti individuano in lei una certa ira nei confronti della Rai, con Paolo Corsini e Giampaolo Rossi tra i principali bersagli.Anche il vicedirettore Giovanni Alibrandi è stato messo sotto accusa, ritenuto colpevole per la decisione di escludere il monologo di Scurati dal programma di Serena Bortone.
L’anniversario della Liberazione dal nazifascismo si avvicinava in modo relativamente tranquillo, almeno fino a quando la Rai, nel suo agire, ha riacceso un dibattito carico di ambiguità mai del tutto risolte.
Eccovi il Testo del Monologo di Antonio Scurati censurato dalla RAI
“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini.
L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita.
Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere.Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro”.
“Mussolini fu immediatamente informato.
Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito.Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania”.
“In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944”.
“Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto.
Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani.Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti.
Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati”.
“Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?”
“Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.
Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia.Ha indubbiamente imboccato la seconda via”.
“Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023)”.
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo.La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.