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Castellammare di Stabia

Amelia Ciarnella: Le pillole anticoncezionali gratis

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Le pillole anticoncezionali gratis, di Amelia Ciarnella è uno dei racconti della maestra in pensione che collabora con il nostro giornale.

Le pillole anticoncezionali gratis

Pare sia in programma l’idea di fornire alle giovani donne le pillole anticoncezionali gratis: utili secondo me, soltanto nel caso si preveda un nascituro non sano.
E’ triste sentir parlare spesso di aborti che si verificano, o di bambini lasciati dalle stesse mamme negli ospedali rifiutandosi perfino di riconoscerli, forse perché troppo giovani, oppure perché non possono tenerli e i poveri bambini, almeno alcuni, finiscono negli orfanotrofi.
Quindi si presume che diano questi anticoncezionali gratis alle donne, proprio per evitare il rischio di una gravidanza.
C’è da aggiungere però che, se queste pillole si usano di frequente, a lungo andare possono creare degli squilibri nell’organismo e qualora poi, si volessero avere dei figli, si dovrà aspettare qualche anno prima di riuscirci.
Non solo, ma in genere si riesce a metterne al mondo soltanto uno, sebbene se ne desiderassero altri.
Cosa successa a diverse persone che conosco, anche se non è così per tutti.
Però il rimedio “prova” ci sarebbe, basterebbe solo rispettare le regole di Ogino Knaus che, in linea di massima, funzionano.
Lasciando da parte queste pillole anticoncezionali che possono essere dannose.
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I bambini sono la cosa più bella che possa esistere e nelle case dove ci sono, regna sempre la gioia e l’allegria.

Se non ne nascessero più finirebbe tutto e insieme anche lo stesso nostro mondo.
La vita si sa ha un corso, ognuno il suo, lungo o breve, nessuno lo saprà mai.
Tutto a sorpresa.
Sarebbe desiderabile però poter invecchiare sapendo di poter contare sui figli ormai allevati, cresciuti, preparati e sistemati, che abbiano anche raggiunto e realizzato i loro sogni e le loro aspirazioni.
Ci sono senz’altro dei sacrifici da fare, ma i bambini sono meravigliosi e fantastici.
Appena cominciano a balbettare e riescono a pronunciare le parole mamma e papà, ci si sente al settimo cielo e si viene in un attimo ripagati dei sacrifici fatti.
I bambini già dal momento che nascono dimostrano di avere le loro piccole caratteristiche.
In genere appena nati, non riescono a mantenere la testa dritta sul collo, salvo eccezioni.

I miei figli

Però il mio primo figlio non solo aveva la testa dritta sul collo: guardava intorno come se conoscesse già l’ambiente in cui era nato.
Come un bambino di tre mesi.
Ma non era grasso, pesava 3300 e normale anche come altezza.
Ha camminato prestissimo e ha parlato a diciotto mesi, l’unica lettera che non riusciva a pronunciare era la “erre”, ma dopo l’ha detta.
Cresciuto, è sempre stato studioso, riflessivo e ordinatissimo.
Aveva la passione per il calcio e Rivera era il suo giocatore preferito, il Milan la sua squadra del cuore che ha sempre amato e seguito.
L’altro figlio invece era un piccolo atleta.
Quando è nato sentendosi mettere a testa in giù, come spesso capita, istintivamente ha cercato di risollevarsi con la testa e il corpo, acchiappandosi con la manina alla manica del camice del professore che, meravigliato, ha detto a mio marito: ”guarda, guarda cosa fa tuo figlio!”.
Ricordo che a pochi mesi, non lo potevo lasciare nemmeno nel box perché infilava i piedini, anche nudi, dentro i quadrati della rete, saliva, faceva la capriola rovesciandosi e finiva regolarmente sul pavimento!
Era bellissimo!
Ha sempre amato le attività sportive.
In particolare il tennis.

Le mie esperienze nella scuola materna

Nella mia vita, il lavoro che ho amato più di ogni altro è stato quello scolastico vissuto nella scuola materna con i bambini fra i tre e i cinque anni.
Quando arrivavo a scuola, se avevo qualche problema che mi rendeva triste, appena varcavo la soglia della mia aula e mi trovavo in mezzo a loro, mi passava qualunque
malumore.
Che belli!
Avevano sempre qualcosa da raccontarti.
A volte anche novità segrete di famiglia e lo dicevano solo alla “maestra”.
Ma la maestra era come il confessore e si teneva tutto dentro!
Di solito nell’ora di pranzo i bambini erano più interessati a ciò che mangiavano che ad altre cose.
Però ce n’era uno, si chiamava Ettore, un bambino saputello e assai simpatico che aveva sempre da spiegare qualcosa ai compagni.
Un giorno rivolgendosi all’amico di turno che gli sedeva vicino, gli disse: “Vedi questo? quando è vivo si chiama gallo e quando è morto si chiama pollo!”
E ogni volta che secondo lui diceva qualche spiritosaggine, si divertiva prima lui stesso e dopo voleva anche l’approvazione della maestra!
La scuola materna se non si pretende troppo dai bambini e sai gestirla bene è meravigliosa, ti diverte, non ti stanca mai, anche se vai in pensione per limite di età, come è capitato a me.

La favola

Ricordo che nell’ora della favola, si sedevano tutti a cerchio intorno a me e aspettavano impazienti di ascoltare nuovi episodi tratti dal libro di Pinocchio che a loro piacevano tanto.
Una delle tante volte ho raccontato: “Pinocchio tornato a casa tutto bagnato e affamato, si siede sopra una sedia, appoggia i piedi sul braciere acceso e si addormenta.
I suoi piedi però, che erano di legno, mentre lui dorme si bruciano.
Pinocchio ad un certo punto viene svegliato da alcuni colpi battuti sulla porta.
Era mastro Geppetto che tornava: “da dove?” chiedo ai bambini.
Silenzio assoluto.
Io insisto: “Il carabiniere dove aveva portato mastro Geppetto?
– E Angela, una bimba di tre anni che ancora non parla bene, grida forte: ”In castigo!” (non ricordava il termine “prigione”, ma il significato si!).
Perciò quando si hanno i bambini intorno è sempre una festa grande!
I nonni che hanno molti nipoti non hanno tempo di annoiarsi e nemmeno di deprimersi pensando agli anni che passano, ai malori che arrivano, alla vecchiaia che avanza inesorabile, ma distraendosi e giocando con loro, vivono più a lungo e arrivano
alla fine senza nemmeno accorgersene!
Quanti ricordi mi si affollano nella mente nei momenti di solitudine!
Ricordo che in una delle mie prime supplenze nella scuola materna, un bambino mi chiese: “Maestra, come fanno i bambini a crescere nella pancia della mamma?”. – Feci una breve pausa prima di rispondere poiché la domanda mi trovava un po’ impreparata, ma a togliermi d’impaccio fu un altro bambino della sua stessa età che, con l’irruenza propria di certi bambini, si mise a gridare alzando la mano: “Lo so io! Lo so io! Perché me lo ha detto il mio papà che fa il dottore!” “Bene” dissi io, “allora ce lo dirà Giampaolo e noi ascolteremo”.
Si fece subito silenzio assoluto e la spiegazione data dal bambino con la massima naturalezza e serietà fu questa: “Nella pancia della mamma c’è un ovino e dentro la pancia del papà c’è un semino.
Quando l’ovino e il semino si incontrano si abbracciano stretti stretti e insieme formano una pallina che diventa la testa del bambino e assomiglia metà alla mamma e metà al papà.
La mamma poi mangia tanto e il bambino cresce nella sua pancia.
Quando diventa grande come un bambolotto, lo levano dalla pancia della mamma e lo
mettono nella culla.
La mamma gli dà il latte che prende dalle sue “tette” e il bambino cresce ancora e
mette i dentini.
Poi impara a camminare e lo portano a scuola”.
E se di bambini non ce ne fossero più, che vita… e che mondo sarebbe?

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