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Turchia, coprifuoco e massacri nella zona curda nel silenzio del resto del mondo. ANDREA SCUTELLA’*

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Nella prima settimana di febbraio a Cizre sono stati rinvenuti 150 corpi carbonizzati. Circa 200 civili sono intrappolati a Diyarbakir. Nel Kurdistan turco è in corso una guerra civile.

ROMA – “Non possiamo respirare, stiamo soffocando”. Il messaggio viene dal cellulare di Mazlum Dolan, giornalista dell’agenzia di stampa curda Diha, intrappolato in uno scantinato sotto le bombe dell’esercito turco. Secondo fonti locali, sarebbero circa 200 le persone che si rifugiano nei seminterrati del distretto storico di Sur della città di Diyarbakir. Uomini, donne e bambini sotto scacco dell’esercito turco: una prima lista con i loro nomi circola su Twitter. La zona sconta il coprifuoco di 24 ore imposto dal governo ormai l’11 dicembre scorso. Secondo la Fondazione per i diritti umani in Turchia (Tihv) almeno 224 civili – tra cui 42 bambini, 31 donne e 30 anziani – hanno perso la vita tra il 16 agosto e il 5 febbraio nei 19 distretti di 7 città del Kurdistan turco dove il coprifuoco è stato dichiarato ben 58 volte in 6 mesi.

Il massacro di Cizre. In molti temono di rivedere a Diyarbakir le atrocità di Cizre – distretto della città di Sirnak dove il coprifuoco è stato dichiarato il 14 dicembre – dove almeno 150 cadaveri (fuori dai conteggi di Tihv) sono stati sottratti alle macerie di tre edifici bombardati. I corpi erano quasi tutti carbonizzati, alcuni persino decapitati, secondo il deputato del partito curdo moderato Hdp, Faysal Sary ha scritto alla Corte europea dei diritti dell’uomo denunciando “crimini contro l’umanità” e il possibile “utilizzo di armi chimiche”. Il ministro degli Interni turco Efka Ala aveva definito “un successo” le operazioni di Cizre, inquadrandole nell’ambito della lotta al Pkk, il partito armato di Ocalan. Il leader dell’Hdp Selahattin Demirtas ha definito il massacro di Cizre “un genocidio”.

Un processo di pace interrotto. La situazione in Turchia è peggiorata nell’estate 2015, dopo l’affermazione elettorale dell’Hdp, che nel mese di giugno è riuscito a entrare in Parlamento, superando la soglia di sbarramento del 10%. A luglio Ankara ha improvvisamente tagliato i negoziati di pace con il Pkk. Secondo i dati forniti da Tihv nel 2015 hanno perso la vita 198 soldati turchi, 414 militanti e 222 civili (ma il bilancio è quasi piatto fino a luglio). Nel biennio 2013-2014, con il processo di pace in corso, sono stati uccisi appena 20 uomini dell’esercito, 23 combattenti e un cittadino.

Amnesty: “I coprifuoco devono finire”. “Le restrizioni draconiane imposte durante il coprifuoco a tempo indeterminato assomigliano sempre punizione collettiva, e devono finire”. Anche Amnesty International è intervenuta il 21 gennaio contro i coprifuoco nella regione curda. L’associazione umanitaria ha sottolineato le “difficoltà estreme che (i civili, ndr) devono affrontare a causa dei tagli ai acqua ed elettricità ed i pericoli che corrono per l’accesso al cibo e alle cure mediche accesso mentre sotto gli attacchi”. I residenti, infatti, denunciano di essere costantemente sotto il fuoco dei cecchini piazzati dal governo. Amnesty inoltre cita una fonte governativa secondo cui circa 90mila persone avrebbero lasciato i distretti di Cizre, Silopi, Sur, e Dargecit per via dei coprifuoco.

Il silenzio della comunità internazionale. Hi?yar Özsoy, vicepresidente dell’Hdp con delega agli affari esteri, ha chiamato in causa la comunità internazionale in una lettera aperta in cui esprime preoccupazione per “il silenzio nell’opinione pubblica contro le violenze e i massacri nelle città curde”. Scrive Özsoy: “Negli ultimi due giorni i nostri funzionari di partito e membri del Parlamento hanno cercato di comunicare con i rappresentanti del governo, chiedendo indagini ufficiali e l’apertura di un corridoio sicuro per il trasferimento dei civili intrappolati. Eppure, tutti i nostri sforzi e le richieste rimangono senza risposta”.

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