Dopo l’entusiasmo iniziale per Macron in Germania si sono diffuse alcune ombre: cosa fare se il francese proponesse gli eurobond e più debito per la crescita? “Da parte tedesca – ricorda Mario Nordio – prevale la consapevolezza della necessità di perseguire compromessi credibili. Fermo restando l’imperativo ineludibile per il nuovo governo francese di attuare le riforme strutturali per troppo tempo rinviate”.
Ma a Berlino c’è chi teme una trappola
L
a cancelliera beneficia di un’inattesa rimonta nel consenso popolare, in quanto garante della stabilità sul piano interno, economico ed internazionale. In un contesto europeo e mondiale pieno di incognite, ella appare come una protagonista affidabile della diplomazia planetaria e raccoglie inoltre i frutti di una serie di graduali correzioni di rotta, con cui ha saputo far passare in secondo piano anche la questione esplosiva dell’immigrazione. La campagna elettorale di Macron è stata accompagnata a Berlino con aperta simpatia e la sua vittoria è stata salutata con toni addirittura euforici.
L’ascesa di un candidato così fortemente europeista è sembrata un autentico miracolo in una Ue scossa da tante crisi e minacciata dai movimenti populisti.
La settimana scorsa, alcune ombre hanno peraltro oscurato la promessa di un rinnovato idillio franco-tedesco. Le proposte di Macron in merito alla creazione di un ministro delle Finanze, di un bilancio e di un’assemblea parlamentare comuni per la zona euro hanno destato in Germania riserve e sospetti. Si sono da più parti ravvisate insidie per la politica di rigore favorita da Berlino e sono stati evocati gli spettri degli eurobonds, dell’espansione dei debiti e del trasferimento di risorse a vantaggio dei Paesi in crisi dell’Europa meridionale e della Francia stessa. «Der Spiegel» ha riassunto in questi termini la preoccupazione diffusa: «Macron il seduttore vuole salvare l’Europa facendo pagare i tedeschi». L`inquietudine è amplificata dal fatto che il candidato cancelliere della Spd, Martin Schulz, si è precipitato a montare sul cavallo di Macron, appoggiando le idee a lui attribuite in nome della «solidarietà europea»: una linea consona alle posizioni eurosocialiste, ma più adatta alla sua passata funzione di presidente del Parlamento europeo che non allo sfidante della Merkel, chiamato a contenderle il primato della governabilità.
Da parte tedesca prevale comunque la consapevolezza della necessità di andare incontro a Macron e di perseguire compromessi credibili per non perdere questa occasione di rilancio dell’asse Parigi-Berlino. Fermo restando l’imperativo ineludibile per il nuovo governo francese di attuare le riforme strutturali per troppo tempo rinviate.
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