Attacco gratuito all’aborto dopo il femminicidio di Giulia

Il leader del Family Day sfrutta il tragico femminicidio di Giulia Tramontano per portare un attacco gratuito all'aborto, senza affrontare il problema della violenza di genere.

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Il leader del Family Day sfrutta il tragico femminicidio di Giulia Tramontano per portare un attacco gratuito all’aborto, senza affrontare il problema della violenza di genere.

In breve:
 Il femminicidio di Giulia Tramontano evidenzia la violenza sistematica sulle donne in una società patriarcale, ma alcuni esponenti della destra ultraconservatrice e cattolica in Italia lo sfruttano per attaccare l’aborto, dimostrando il loro desiderio di controllare il corpo delle donne.

L’attacco all’aborto dopo il femminicidio di Giulia

Il leader del Family Day Massimo Gandolfini, anche consulente antidroga del Governo, si è reso protagonista di un attacco all’aborto, sfruttando il recente femminicidio di Giulia Tramontano. Questa scelta dimostra ancora una volta l’ossessione di una certa parte della destra ultraconservatrice e cattolica di voler controllare i corpi delle donne, a tutti i costi.

Il femminicidio di Giulia Tramontano è solo l’ultimo drammatico esempio di una violenza sistematica che le donne subiscono quotidianamente in una società patriarcale come quella italiana. Tuttavia, anziché affrontare il problema della violenza di genere, alcuni esponenti della destra preferiscono spostare l’attenzione sull’aborto, dimostrando una totale mancanza di sensibilità e rispetto per le donne.

In particolare, il leader del Family Day non ha dedicato neanche una parola alle quasi 50 donne uccise dall’inizio dell’anno in Italia a causa di uomini violenti.
Questa scelta dimostra quanto sia radicata l’ossessione di alcuni esponenti della destra di voler controllare i corpi delle donne, senza affrontare il problema della violenza di genere.
Frasi totalmente fuori luogo e che dimostrano l’ossessione, per una certa parte della destra ultraconservatrice e cattolica di questo Paese, di voler controllare i corpi delle donne. A tutti i costi, anche quello di ‘usare’ un femminicidio.

Non un pensiero sulla necessità di parlare di educazione all’affettività nelle scuole. Figuriamoci il dover ammettere che la maggior parte delle violenze avvengono in famiglia.
Inoltre, attaccare l’aborto dopo un femminicidio per attaccare la legge 194 non solo è di cattivo gusto, ma dimostra anche una mancanza di attenzione al vero problema.

Le frasi del leader del Family Day sono diretta emanazione di una destra conservatrice che pone al centro della sua agenda la ridefinizione dei diritti riproduttivi nei termini in cui questi vengono sottratti al controllo delle dirette interessate.

Di fronte al tanto sottolineato problema della denatalità non promuove misure volte a rafforzare l’agency delle donne anche nella loro scelta di essere madri, ma modelli che si sperava ormai consegnati alla storia in cui la maternità era esito e conseguenza di una subordinazione incontrollata del desiderio maschile.

Il movimento transfemminista Non Una di Meno lo sostiene da tempo: il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di altre forme di violenza che permeano la società. Negarlo, o far finta di nulla, vuol dire essere parte integrante del problema.

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