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Castellammare di Stabia

Minacciato dal carcere il Procuratore Pierpaolo Bruni. Va “ostacolato”

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Dopo l’auto del maresciallo D’Ambrosio crivellata di colpi, la ‘Ndrangheta mette nel mirino anche il procuratore Pierpaolo Bruni, minacciato dal carcere.

Al maxi- processo in atto da tempo, Rinascita Scott, con la regia del dott. Gratteri , ogni giorno si aggiungono altre operazioni che si concludono con successo, costate anni di indagini. Dappertutto avvengono arresti, in ogni Procura si firmano istanze ed autorizzazioni e l’attività investigativa procede senza sosta.

Si intercettano anche telefonate dei detenuti e si realizzano filmati durante i loro colloqui in carcere.

Ed è proprio a partire da queste intercettazioni, che apprendiamo che il Procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, è entrato nel mirino della ‘Ndrangheta, e che uno dei tanti che ha fatto arrestare, ha chiesto, dal carcere di “ostacolarlo”.

Giorni fa hanno sparato alla macchina del Maresciallo Orlando D’Ambrosio, comandante della stazione di Cetraro.

Questi sono i nostri Uomini di Stato, i nostri eroi, e quindi attaccare loro è una sfida costante da parte delle mafie al potere delle Istituzioni. Le quali peraltro, sono impegnate anche su altri fronti.

In questi giorni si discute su quelle norme volute fortemente da Falcone e Borsellino per combattere il fenomeno delle mafie, diverso da ogni altro tipo di criminalità.

L’introduzione di quelle norme, fra le quali l’ergastolo ostativo, insieme all’iniezione di fiducia che quei due eroi seppero trasmettere al popolo ed ai collaboratori di giustizia, portò alle prime vere vittorie contro queste terribili organizzazioni criminali, delle quali, svelammo molti segreti.

Altri uomini si sono aggiunti alla lotta, dopo la loro morte, certo non quanti ne vorremmo, ma non è una guerra per tutti e lo capiamo bene.

In questi giorni il Governo, attraverso l’avvocatura di Stato, ha già dato parere positivo affinché i giudici di Sorveglianza possano bypassare quelle norme a propria discrezione, potendo applicare sconti e premi anche a boss mai pentiti, e che mai hanno collaborato, continuando a custodire i segreti delle nostre stragi di Stato.

Il silenzio e i suoi segreti.

Verrebbe da dire che è un momento davvero brutto per finire sotto scorta, dalle stragi di Stato non sono mai emerse le verità attese, alle quali accumuliamo nuovi misteri ogni giorno.

L’Avvocatura fa l’inchino ai boss, mentire è peccato ma non reato, le intercettazioni sono abusi inaccettabili

Eppur si muove.

Comincio a sentir serpeggiare un po’ di sdegno, colgo maggiore attenzione… sto parlando del popolo, naturalmente.

Perché invece giungono copiose altre notizie…

Mattia Crucioli, con un post su Facebook, ieri sera annunciava che durante le votazioni tenutesi sul GIUDIZIO PER SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO, dopo una lunga battaglia, veniva negato l’utilizzo della maggior parte di queste.

Bloccate 13 su 21 intercettazioni richieste dalla magistratura. Intercettazioni volte a stabilire le responsabilità riguardanti un indagine circa la partecipazione e associazione di tipo mafioso, e lo scambio elettorale politico-mafioso, riguardante il collega senatore Luigi Cesaro di Forza Italia, i quali dal canto loro lo hanno assolto da tempo. Se volete andare a documentarvi, ne vale la pena.

Poi leggo che a Milano,un ragazzo è stato assolto dall’accusa di aver mentito, rilasciando false dichiarazioni alla polizia. Ovvero durante il lockdown girolonzolava il giorno libero, dicendo che era fuori per lavoro. Le vicende del ragazzo non ci preoccupano minimamente ma quanto stabilito dal Giudice per l’udienza preliminare Alessandra Del Corvo, ci ha colpito.

Nel nostro ordinamento non vi è niente che osti la menzogna. Mentire è un diritto, in quanto pare che non esista obbligo di riferire la verità. Altro diritto che elimina l’ergastolo ostativo è quello al silenzio dei boss.

Nessuno può essere costretto ad autoaccusarsi.

Non voler collaborare, non significa che non si sia riabilitati e adatti per la società.
La giornata per le vittime innocenti della Mafia e la ricorrenza del rapimento Moro, sono trascorse mentre eravamo impegnati a distruggere l’opera di Falcone e Borsellino. Dobbiamo fare qualcosa.

Al Procuratore Pier Paolo Bruni, e al maresciallo Orlando D’Ambrosio, che sono i nostri Uomini d’Onore, quelli che il mondo ci invidia, candidandoli ai premi Nobel, diciamo di stare molto attenti, non siamo famosi per le capacità protettive dello Stato. Lo diciamo a loro ma anche a tutti i ragazzi delle scorte, che ogni giorno li affiancheranno, rischiando la vita, vorremmo che arrivasse la nostra presenza, vera, partecipe. Che non sia più la guerra Stato-Mafia o viceversa ma diventi la guerra degli onesti, contro i disonesti, ovunque siano dislocati, specialmente fra noi.

Il silenzio che avvolge il maxi-processo, mostra media sempre più complici e omertosi. Ma il mondo oggi, offre altri strumenti e non solo alle mafie.

Vorrei che lo sdegno divenisse virale, avvolgente e protettivo per questi nostri eroi in prima linea, che ogni giorno le nostre voci si opponessero ai silenzi colpevoli, che ci ricordassimo ogni momento che questi uomini rinunciano alla loro libertà e spesso anche alla vita, per regalare ai nostri figli, un futuro degno di essere vissuto.

Distratti dal pattume televisivo, disinformati ad arte, terrorizzati o stanchi, dobbiamo comunque tutti stringerci intorno a loro che sono sì Uomini di Stato, ma che in realtà rappresentano noi, sono i nostri Uomini d’onore.

Una chiamata per il popolo.

Sappiano i mafiosi che la nostra cultura ha radici nelle stesse terre, e gli unici Uomini d’Onore rimasti al giorno d’oggi sono quelli che non si piegano al denaro facile, alla corruzione.

Le mafie hanno perso i loro valori di base, hanno perso l’Onore, parte dello Stato anche peggio e del popolo pure. Quindi oggi la lotta è fra il bene e il male e chi li rappresenta. Non ci sono più due schieramenti; è una mischia e nessuno può tirarsene fuori, almeno non coloro per i quali, parole come, giustizia, dignità e onore hanno ancora senso.

Francesca Capretta / Cronaca Calabria


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