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L’ europeista uccisa cresciuta con Brown in prima linea su migranti e Siria

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L’ europeista uccisa era una pacifista convinta, nel partito si occupava del network delle donne

MARIA CORBIDopo Cambridge Westminster sarebbe stata una passeggiata, aveva detto appena eletta. Ma Jo Cox, classe 1974, non era abituata a prendersela comoda e in questo suo anno da parlamentare, ha corso. «La stella nascente dei labour», la definiscono oggi. Il candidato che avrebbe potuto riportare una donna e il partito a Downing Street. Si era fatta conoscere e amare. Grintosa, tenace, ma anche gentile. Oggi che non c’è più, uccisa dalla mano di un folle, amici e nemici politici le rendono omaggio.
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Tra pochi giorni, proprio alla vigilia del referendum, avrebbe compiuto 42 anni da festeggiare insieme al marito, Brendan Cox, ex consulente dell’ex premier laburista, Gordon Brown, impegnato come dirigente in «Save The Children», e alle due bambine nella loro casa speciale, un barcone attraccato a una sponda del Tamigi, a Wapping, vicino alla torre di Londra. Quella che ha postato in foto su Twitter Brendan Cox, senza parole. Un’immagine che mostra una donna sorridente, che ha sempre vissuto impegnandosi per i più deboli.

Per anni ha lavorato per Oxfam, l’organizzazione non governativa e umanitaria. È stata anche consulente della moglie dell’ex premier Gordon Brown, Sarah, per stimolare una presa di coscienza internazionale affinché le donne in stato di gravidanza e i loro bambini non muoiano più. Ha collaborato con la Fondazione di Bill e Melinda Gates e per la campagna contro la schiavitù del Freedom Fund, prima di conquistare l’anno scorso un posto in Parlamento, per il saggio di Batley e Spen.

Lei, Helene Joanne Cox, è nata proprio a Batley, West Yorkshire, cresciuta a Heckmondwike per poi arrivare a Cambridge, prima della sua famiglia, dove si è laureata nel 1995. In una recente intervista a un giornale locale ha raccontato di non essere cresciuta con idee politiche precise, per poi a Cambridge realizzare «che importa da dove vieni, come parli, chi conosci». «Non parlavo bene ne conoscevo le persone giuste – ha confidato -. Spendevo le mie estati confezionando dentifricio in una fabbrica dove lavorava mio padre. Tutti gli altri avevano preso un gap year…». Un’esperienza che ha definito «frastornante». Anni che hanno rafforzato il suo grande senso della giustizia, dell’impegno, della compassione, delle pari opportunità. Una formazione che aveva iniziato a spendere per il paese e per il mondo.

Pacifista a fianco delle vittime della guerra civile siriana, presidente dell’associazione parlamentare «Amici della Siria». Per questo, nello scorso autunno si astenne dalla votazione a Westminster sui raid aerei britannici contro lo Stato islamico in Siria, insistendo sulla necessità di una soluzione di più ampio respiro al conflitto. Nel 2009 era stata nominata Global Leader al Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera. Nel 2012 aveva ricevuto il Devex Award per il suo contributo allo sviluppo internazionale. Nel Labour, Jo Cox rivestiva la carica di presidente del Women’s Network, impegnata nel lancio di Uk Women, un nuovo istituto di ricerca dedicato a migliorare la comprensione della prospettiva e delle necessità delle donne del Regno Unito.

In Parlamento si impegnava in temi internazionali, ma anche interni come quello dell’infanzia, dell’isolamento sociale. Era capace di cambiare idea e di seguire sempre e solo il cuore e gli ideali. È stata una dei 36 labour che hanno appoggiato la nomina di Jeremy Corbyn come leader del partito, l’anno scorso, ma adesso appoggiava Liz Kendall, dal tratto e dalle idee più moderate e concrete. Anche nella campagna referendaria a Jo non è piaciuto l’iniziale distacco del leader Labour, e ha usato una intervista a «The Independent», lo scorso mese, per spingere Corbyn a fare di più nel mobilizzare il partito a supporto del fronte del Remain. D’altronde lei era una europeista convinta, da sempre. Appena finita l’Università si è offerta al servizio della deputata Joan Walley, impegnandosi nel lancio di «Britain in Europe», per la campagna europeista nel Regno Unito, trascorrendo due anni a Bruxelles con la baronessa Glenys Kinnock. Nel suo ultimo tweet diceva: «L’immigrazione è una preoccupazione legittima, ma non è una buona ragione per lasciare l’Europa».

vivicentro.it/opinione –  lastampa / L’europeista uccisa cresciuta con Brown in prima linea su migranti e Siria. MARIA CORBI, INVIATA A LONDRA

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