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Conte alla Camera: ‘Serve coesione per battersi in Ue’ – VIDEO

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Il premier Conte parlando nell’Aula della Camera in vista della riunione del Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre ha ribadito le aperture all’opposizione. Resta alta la tensione sul Recovery

Conte alla Camera: ‘Serve coesione per battersi in Ue’

 Aula quasi al completo a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre. Tutti i posti disponibili nell’emiciclo di Montecitorio, al netto di quelli necessariamente vuoti per garantire il distanziamento, sono occupati dai deputati. Vuote, invece, le tribune ed il transatlantico.

Conte parla accanto ai ministri Gualtieri, Amendola, D’Incà e Speranza e ribadisce che:

“Il governo ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”

ed ha aggiunto:

Spesso ho rivolto appello all’opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto”

“I cittadini dei 27 Paesi non perdonerebbero un segnale che contraddica” quella che è stata una svolta “irreversibile delle politiche dell’Ue”.

Conte ha poi sottolineato la necessita di “superare i veti ungheresi e polacco” sul Recovery plan per il quale, dice, “Sosteniamo gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo”

Un cenno anche per riforma del Mes sulla quale dice che “resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica” del trattato ma, “per cambiare l’Ue è decisiva ben altro percorso. L’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera archietettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu”.

“Com’è noto – ha aggiunto Conte – la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo”.

QUESTA LA TRASCRIZIONE INTEGRALE dell’intervento del Presidente Conte:

Gentile Presidente, gentili deputate, gentili deputati,

il Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre presenta un’agenda densa di temi di elevata priorità per l’Unione Europea, sia per quanto riguarda la sua coesione, prosperità e stabilità, sia per quanto attiene al suo ruolo di attore globale.

Il tema centrale rimane la lotta alla pandemia da Covid, su cui è fondamentale che, da parte europea, provenga un chiaro segnale di coesione.

Al riguardo, il Consiglio europeo è orientato a dare impulso al mutuo riconoscimento dei test e a un efficace coordinamento europeo sui vaccini, con particolare riguardo alla loro distribuzione.

Solo una risposta internazionale ed europea può del resto consentire di superare la pandemia, obiettivo cui l’Italia lavora intensamente anche nella prospettiva del Global Health Summit, che lo ricordo ospiteremo il 21 maggio 2021 qua a Roma, nel quadro della Presidenza italiana del G20.

A tal fine, stiamo lavorando in stretto contatto con la Commissione Europea. 

La dimensione sanitaria della risposta europea al Covid deve essere costantemente accompagnata da quella economica e sociale.

Rimane urgente, a tale scopo, una soluzione che, dando attuazione all’accordo raggiunto in seno al Consiglio europeo del 21 luglio scorso, superi il veto ungherese e polacco e consenta quindi il tempestivo avvio di “Next Generation EU” e del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale.

Porrò con la massima determinazione e urgenza l’esigenza che l’ambizioso programma di investimenti e riforme, finanziato con debito comune, per il quale l’Italia si è spesa fin dall’inizio della crisi pandemica, possa essere avviato nel più breve tempo possibile.

I cittadini dei 27 Stati Membri non perdonerebbero un segnale che contraddica lo storico accordo raggiunto sull’adozione di strumenti centrali per la ripresa sociale ed economica del continente e che rappresentano un profondo – aggiungo irreversibile – cambiamento di paradigma nelle politiche economiche dell’Unione.

Per la prima volta l’Unione europea si è fatta promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito autenticamente europeo e orientate al raggiungimento di strategie condivise e obiettivi comuni.

È una risposta radicalmente diversa rispetto a quella posta in essere in passato, quando, di fronte ad altre crisi – come quella del 2011 – si adottarono scelte ancora fondate su una logica di austerità, ispirate al prioritario criterio del contenimento del debito.

Quelle scelte si sono rivelate inadeguate a ricondurre i Paesi europei all’interno di una prospettiva di autentica ripresa e di sviluppo.

E anche poco efficaci aggiungo per il contenimento del debito stesso. Continuiamo dunque a sostenere gli sforzi della Presidenza tedesca di turno del Consiglio dell’Unione europea e della Presidente della

Commissione europea, rivolti ad una soluzione rapida di questa situazione di stallo, causata – come ho ricordato – dal veto posto da Ungheria e Polonia. 

Il Vertice-Euro del prossimo 11 dicembre discuterà invece il pacchetto di riforme approvato dall’Eurogruppo lo scorso 30 novembre, che consta di tre elementi: a) la riforma del trattato istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES); b) la decisione sull’introduzione anticipata del dispositivo di sostegno al Fondo di risoluzione unico (il cosiddetto “Common Backstop”); c) l’accordo sulla valutazione della riduzione dei rischi nell’Unione Bancaria.

Come noto, la riforma del MES, approdata sul tavolo dell’Euro-Summit nel dicembre 2019, incorporava l’introduzione del backstop comune al Fondo di Risoluzione Unico (FRU) a partire dal 2024.

Il Governo italiano ha agito per ottenere l’introduzione anticipata di tale meccanismo, sul presupposto di rispettare alcuni obiettivi di riduzione del rischio bancario.

È stato importante procedere in questa direzione, poiché il Fondo di risoluzione unico e il meccanismo di backstop che è a suo sostegno rappresentano una forma essenziale di condivisione dei rischi a livello dell’Unione Economica e Monetaria, che è un obiettivo cardine per il nostro Paese.

Originariamente era previsto che si procedesse in sequenza: prima la riforma del MES, poi la valutazione dei rischi e, infine, l’introduzione anticipata del Common Backstop, attraverso la riforma dell’accordo intergovernativo, che regola il trasferimento e la messa in comune dei contributi del MES al Fondo di risoluzione unico. 

Grazie sempre al contributo italiano, l’Eurogruppo ha raggiunto un’intesa che consentirà di procedere in parallelo. Sarà ora compito dell’Euro-Summit sancire l’accordo.

Procedere fin da subito in via contestuale consente di anticipare l’introduzione del backstop all’inizio del 2022, quindi con due anni di anticipo rispetto all’entrata in vigore inizialmente prevista nella riforma del MES, evidentemente sulla base di una valutazione complessivamente positiva dello stato di salute del sistema bancario europeo e di quello italiano, che – prima della pandemia – ha registrato un miglioramento consistente dei propri bilanci. Su tale base è stato possibile raggiungere più facilmente l’obiettivo dell’entrata in vigore anticipata del backstop.

Resta nella piena disponibilità delle Camere – attraverso la procedura parlamentare di ratifica – la scelta definitiva sull’adesione dell’Italia al nuovo trattato MES, anche alla luce del più generale stato di avanzamento del pacchetto di riforme dell’Unione economica e monetaria.

Ma se proviamo ad alzare la testa ed a gettare lo sguardo in una prospettiva più ampia rilevo che per cambiare l’Europa, soprattutto alla luce della drammatica crisi vissuta in questi mesi, riteniamo decisivo ben altro percorso. 

In questa prospettiva, ritengo che debbano essere riconsiderate in modo radicale – l’ho già anticipato – struttura e funzione del MES, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso.
L’Italia – nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Unione europea – si farà promotrice di una proposta innovatrice che porti a superare la sua natura di accordo intergovernativo, legato a un paradigma che ritengo ormai obsoleto rispetto alle sfide che abbiamo davanti.

L’obiettivo è quello di integrare il “nuovo” MES nel quadro dell’intera architettura europea, anche al fine di assicurare un maggiore raccordo con le Istituzioni dell’Unione, che certamente offrono maggiori garanzie di trasparenza e di democraticità.

Il modello al quale ispirarsi nel costruire – a livello europeo – gli strumenti di politica economica del futuro è certamente, ce lo abbiamo davanti, lo abbiamo già adottato,  Next Generation EU, che auspico fortemente – lo ribadirò in tutte le sedi, formali e informali, di confronto con gli altri leader europei – auspico possa diventare “strutturale”.

L’accordo di luglio, che apre la strada a un programma di finanziamento di dimensioni straordinarie che saranno finanziati con l’emissione di debito comune, è un risultato che, fino a pochi mesi fa, sembrava a molti irraggiungibile e che è stato raggiunto grazie a uno sforzo comune lungo un percorso che, come sappiamo, non è stato privo di passaggi critici.

Abbiamo raggiunto questo risultato muovendoci sempre con spirito costruttivo affidandoci alla forza degli argomenti e delle proposte.

Questo accordo, insieme al sostegno senza precedenti fornito dalla Banca centrale europea attraverso il programma straordinario di acquisto di titoli pubblici e privati, sta cambiando la fisionomia dell’Unione europea.

Siamo determinati, come Governo, a lavorare affinché la nuova Europa superi definitivamente l’approccio angusto dell’austerità e abbracci definitivamente la strada dello sviluppo sostenibile e della inclusione sociale, della transizione energetica e dell’innovazione digitale, per un’economia europea ancora più competitiva ed equa in particolare sul versante, ad esempio, della armonizzazione fiscale.

Il Governo e – ne sono certo – il Parlamento continueranno a lavorare in questa direzione, consci delle difficoltà, ma consapevoli anche dei significativi vantaggi, per gli Stati e per i cittadini europei, che possono derivare da un’Unione più salda e più solidale.

In quest’ottica, non vanno dimenticati altri importanti risultati che abbiamo ottenuto negli scorsi mesi, come il programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), che costituiscono un altro passo verso una maggiore condivisione dei rischi. Anche SURE, infatti, si fonda su un’emissione di titoli di debito comune europeo – delle volte ce ne dimentichiamo – a favore di tutti gli Stati membri.

Si tratta di progressi che rafforzano l’unità e la solidarietà europea a sostegno della ripresa economica e di una maggiore resilienza, dal punto di vista economico e sociale. 

Tornando agli altri temi in agenda al Consiglio Europeo, fra le priorità connesse alla ripresa economica europea vi è indubbiamente quel Green Deal europeo, al quale la Commissione lavora già dalla fase precedente alla pandemia e che impone un consenso pieno sul livello di ambizione dell’Unione in materia di cambiamento climatico e sulle modalità per realizzarlo. 

È una priorità che l’Italia intende perseguire anche nella prospettiva della COP26, vi ricordo che l’anno prossimo saremo partner della Gran Bretagna e avremo la responsabilità del più grande evento che esiste in materia di ambiente e clima.

È per noi essenziale che questo obiettivo sia accompagnato dal riconoscimento, anche finanziario, degli sforzi già sostenuti in questi anni da alcuni Paesi – fra cui l’Italia – per avanzare verso i target climatici, oltre che da una concreta attenzione europea, anche in termini di incentivi, ai costi sociali ed economici della transizione verde. 

Si prevede che il Consiglio europeo adotti conclusioni anche in tema di sicurezza, in particolare con l’obiettivo di intensificare, tanto più a seguito dei recenti attentati in Francia e in Austria, la cooperazione intra-europea nella prevenzione e nel contrasto al terrorismo.

L’Italia è naturalmente concorde e impegnata al riguardo e condivide l’obiettivo di una migliore collaborazione in ambito europeo tra autorità di polizia e agenzie di “intelligence”.

Il nostro Paese concorda inoltre con l’azione continentale di prevenzione e di contrasto alla radicalizzazione, anche attraverso la rimozione dei contenuti terroristici in rete.

Contrastiamo invece, perché inappropriato, il nesso politico tra Schengen e migrazione, riproposto recentemente nel dibattito europeo in materia di sicurezza.

In tema di relazioni esterne, il Consiglio europeo esaminerà diverse questioni di grande importanza, a partire da quella turca.

Sulla scorta delle Conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 1° e 2 ottobre e del Consiglio ordinario del 15 e del 16 ottobre, anche tenendo conto degli sviluppi degli ultimi due mesi, saremo chiamati a valutare i rapporti con Ankara e le prospettive future.

Ritengo innanzitutto essenziale che l’Unione Europea parli con una sola voce: unita, solidale e credibile.

I segnali verso Ankara dovranno essere chiari, e dovranno cercare di non innescare dinamiche di escalation che non vogliamo. Occorre infatti mantenere una finestra di opportunità per favorire un’agenda positiva, giacché alimentare tensioni non è nell’interesse europeo, a maggior ragione nei confronti di un Paese alleato NATO.

Sempre in tema di relazioni esterne, le Conclusioni del Consiglio europeo prenderanno atto di una discussione sui rapporti transatlantici, nella prospettiva di imprimere slancio, con l’avvento dell’amministrazione Biden, alla collaborazione tra Unione europea e Stati Uniti.

Se infatti riteniamo che gli Stati Uniti, almeno nei primi passi della nuova amministrazione, rimarranno concentrati su priorità interne, come la lotta alla pandemia e la ripresa economica, sono anche convinto che il Presidente eletto Biden – come perlatro mi ha già confermato nel corso della nostra prima conversazione telefonica – avrà un approccio molto positivo al multilateralismo e ai rapporti transatlantici e sono certo che considererà l’Europa come un asset per gli stessi Stati Uniti.

Starà comunque all’Unione europea proporre e alimentare un indirizzo politico e un’agenda di lavoro che possano intercettare le priorità americane: a) le sfide globali della pandemia, del cambiamento climatico, della ripresa sociale ed economica, nel segno dell’equità, dell’inclusività e della sostenibilità, peraltro assi tutti portanti del programma della Presidenza italiana del G20 appena iniziata; b) il rilancio del commercio internazionale anche come strumento di crescita, in particolare attraverso la riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’auspicato superamento delle dispute e dei dazi; c) la sicurezza e la difesa, anche in termini di superamento delle crisi regionali.

Vedete un’agenda davvero di rapporti molto fitta.

Dovremo pertanto mostrarci determinati a rafforzare il contributo europeo alla sicurezza e allo sviluppo internazionali, in linea con le giuste ambizioni dell’Unione a svolgere un ruolo più forte e più visibile nel mondo, ma anche a essere chiari e trasparenti con Washington su cosa intendiamo, e qui dovremo lavorare per costruire una linea molto chiara, per “autonomia strategica dell’Unione europea”, in piena complementarità con la NATO.  

Per la stabilità europea rimane centrale, in un’ottica di maggiore sicurezza, sostenibilità e prosperità, la realizzazione di un rapporto pieno ed efficace con il vicinato meridionale.

Si sono tra l’altro conclusi da poco i Med Dialogues ed è un evento davvero di cui essere fieri che si è riproposto anche quest’anno.

L’Italia è attivamente impegnata nel rilancio di un partenariato rafforzato e consapevole, fondato su un approccio strategico e un programma concreto di iniziative, come recentemente condiviso al Vertice italo-spagnolo del 25 novembre scorso. 

Al Consiglio europeo è inoltre prevista la consueta informativa della Cancelliera Merkel e del Presidente francese Macron sullo stato di attuazione degli Accordi di Minsk.

L’informativa risponde all’esigenza, sempre fatta valere dall’Italia, di avere anche una discussione politica fra i leader, prima di procedere con scadenza semestrale al rinnovo delle sanzioni economiche settoriali nei confronti della Federazione russa (la cui prossima scadenza è il 31 gennaio), evitando quindi automatismi e ricordando sempre il carattere strumentale delle sanzioni.

Ai temi all’esame di questo Consiglio Europeo si potrebbe aggiungere anche quello della relazione futura tra Unione Europea e Regno Unito, a seguito degli ultimi sviluppi negoziali tra Bruxelles e Londra, la cui perdurante distanza su temi cruciali – sicuramente il più importante è il “level playing field”, su quello l’Unione europea non può cedere un millimetro, un principio fondamentale parità di condizioni, non si può pensare di potersi avvantaggiare del mercato unico e di non rispettare poi tutte le conseguenze che poi questo comporta, sarebbe una competizione assolutamente unfair che non consentiremo mai.

E poi c’è anche il tema della la “governance” per quanto riguarda eventuali dispute e il tema della pesca che al nostro Paese interessa meno e che diciamo è un rilievo maggiormente economico più che di principio, Ecco dicevo la cui distanza su questi temi cruciali ha reso necessario un ulteriore tentativo d’intesa, attraverso un incontro, a Bruxelles, tra la Presidente Ursula von der Leyen ed il Primo Ministro britannico, Boris Johnson.

Una relazione profonda e ambiziosa tra Unione europea e Regno Unito era e rimane nell’interesse di tutti, ma come abbiamo sempre detto non ad ogni costo. Essa dev’essere infatti equilibrata, affinché le imprese italiane ed europee possano competere con quelle britanniche come dicevo poc’anzi, in maniera leale, grazie ad un quadro solido di tutela del “level playing field”.
Serve anche una “governance” coerente, che impedisca il ripetersi di situazioni come quelle legate all’Internal Market Bill sulla questione nordirlandese.
L’Italia quindi riafferma il sostegno al Capo Negoziatore europeo Michel Barnier e alla Presidente von der Leyen e resta convinta che l’unità degli Stati membri rimanga un passaggio obbligato per tutelare al meglio gli interessi di cittadini e imprese.

Osservo infine che, nel quadro di incertezza confermatosi in quest’ultima fase negoziale, risulta ancor più essenziale il lavoro che l’Italia, negli ultimi mesi, ha intensificato con tutti gli Stati Membri e con la Commissione europea per misure di comunicazione e di preparazione alla fine del periodo transitorio, così da essere pronti ad ogni scenario.

La prossima riunione quindi del Consiglio europeo sarà e concludo un altro tassello del percorso che stiamo costruendo per affrontare le sfide che attendono il nostro Paese quella comunità di Stati che si è raccolta storicamente sotto l’emblema dell’Unione europea.

Sono sfide come avete potuto constatare complesse, numerose. Di varia natura e intensità.

E siamo tutti chiamati rispetto a queste sfide a compiere ciascuno per il proprio ruolo uno sforzo collettivo per essere all’altezza di questo compito.

Spesso in questa aula io ho rivolto un appello alle forze di opposizione, appelli in particolare all’unità, al dialogo pur nella distinzione di ruoli e devo riconoscere che in alcuni passaggi questi appelli hanno trovato ascolto.

Ribadisco quindi già quanto ricordato in altre sedi, in altre occasioni, il tavolo del confronto da parte del Governo con le opposizioni rimane sempre aperto ma il Governo ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Europa, per continuare a svolgere il suo lavoro. 

Il confronto dialettico tra le forze di maggioranza, all’interno delle forze di maggioranza, è sicuramente un segno di vitalità e di ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo, che non ci faccia disperdere energie, che non ci distragga dagli obiettivi della nostra azione.

Io vi assicuro la più forte determinazione nel fornire il giusto contributo critico alle riforme in corso, al processo di rinnovamento che si preannuncia anche delle istituzioni europee, tra poco ci sarà la Conferenza sul futuro dell’Unione, l’Italia ha tutte le carte per incidere, per giocare un ruolo da protagonista. 

Grazie 

Dopo le tensioni di ieri sul Recovery Fund, oggi la ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti è arrivata a mettere sul piatto le proprie dimissioni sulla questione.

“Io – ha detto a Radio Capital replicando sulla questione della task force – sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avrei più la possibilità di rispondere al giuramento che ho fatto. Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”.

A stretto giro la risposta: “se ne assumerà tutta la responsabilità”

Intanto però, l’Iv, dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Giuseppe Conte, ha fatto sapere che firmerà la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.

Dopo le dichiarazioni del Premier la parola è passata ai deputati ed è così iniziata la discussione che ha aperto già la strada al tanto ricercato sipario anche su Renzi pronto a fare, in serata al Senato, il suo spettacolino, ma di questo parleremo in altra occasione.

Stanislao Barretta

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