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Appendino e Sala, patto sulla sicurezza. Entrambi chiedono più poteri e maggiori risorse

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I sindaci di Milano e Torino, Giuseppe Sala e Chiara Appendino, cercano nuove soluzioni e un patto sulla sicurezza per far fronte all’emergenza criminalità. Entrambi chiedono al ministro dell’Interno più poteri e maggiori risorse «così da avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione».

Anche Chiara Appendino si schiera con Sala: ”Le nostre città insicure, servono soldi e poteri”

I sindaci di Torino e Milano lanciano l’allarme sicurezza sulle loro città: «Avanti con la proposta Alfano»

TORINO – Chiara Appendino e Giuseppe Sala si erano parlati a Londra durante il World Travel Market. Ieri si sono visti a Torino per continuare a parlare di progetti comuni su cultura e turismo. Ma l’occasione è servita anche per iniziare a ragionare insieme su come contrastare la criminalità urbana. “Con Sala – racconta la sindaca di Torino – abbiamo in corso una collaborazione su molti temi e condivido la necessità di fissare tra le priorità la sicurezza”. Il punto di partenza di questo ragionamento comune è la necessità di “riaprire il dialogo col Governo in merito alla proposta del ministro Alfano sui nuovi poteri da assegnare ai Sindaci”. Appendino e Sala, però, nello stesso tempo mettono subito un paletto nei confronti del governo: “Resta chiaro – prosegue Appendino – che alle nuove competenze devono seguire maggiori risorse”.

I

due sindaci non hanno parlato della possibilità di schierare l’esercito nelle zone a rischio delle città. Secondo il punto di vista di Appendino, però, il combinato disposto tra più poteri e più risorse potrebbe permettere ai comuni “italiani di avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione, soprattutto dei fatti che provocano allarme tra la popolazione”.

 

Ma quali sono i maggiori poteri previsti per i sindaci dalla proposta Alfano? Facciamo un passo indietro, nell’aprile del 2016. Siamo alla vigilia delle elezioni amministrative e inizia a circolare una bozza discussa tra il Viminale e l’Anci (l’associazione dei comuni italiani) che punta a garantire più indipendenza decisionale ai Comuni sulla sicurezza urbana. Lo strumento? La concessione ai sindaci del potere di firmare ordinanze in materia di sicurezza fino ad oggi di competenza di prefetti e questori. In quella bozza si parla anche della possibilità di istituire aree a “tolleranza zero” contro la prostituzione e del divieto ai cortei di attraversare i centri storici. Anche il ruolo dei vigili urbani potrebbe definitivamente cambiare per essere trasformato in “polizia di prossimità”.

Da allora, però, la bozza è rimasta sulla carta ed è tornata d’attualità con l’allarme lanciato dal sindaco di Milano che, tra le altre misure, ha chiesto l’intervento dei militari. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha risposto positivamente da Bruxelles perché l’operazione Strade Sicure ha finora dato “riscontri estremamente positivi”, tra i quali la “riduzione del 30% dei reati a Roma”. Per il generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore, la “presenza dei militari è richiesta da sindaci e dalla gente comune. Per Milano siamo in grado di dare una risposta immediata”. La Difesa, così, potrebbe ricorrere ai circa 1800 militari impiegati per il Giubileo.

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Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, non ci sta: “Non credo che la militarizzazione del territorio possa essere una risposta alla criminalità, che ha sempre radici e caratteristiche non legate unicamente alla sua dimensione violenta e appunto militare. Certamente una presenza più capillare delle Forze dell’ordine è importante”.

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