Mi dici di De Luca ?

Comincia così un messaggio di un contatto che da Milano mi chiedeva di questo, ormai,...

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Comincia così un messaggio di un contatto che da Milano mi chiedeva di questo, ormai, personaggio locale, regionale e anche nazionale, di nome De Luca. E, senza entrare nel merito delle questioni giudiziarie (15 processi tutti conclusi con assoluzione e un procedimento penale con arresti domiciliari attualmente in corso) e di cui hanno abbondantemente riportato i media e giornali, vorrei innanzitutto raccontare un po’ per come lo conosco indirettamente e dire che idea di massima mi sono fatto.

Nel 2012 si svolgevano le elezioni comunali a Santa Teresa di Riva, bel paesino sul mare della costa jonica messinese, più noto di recente per avere acquisito la “bandiera” blu” proprio sotto la passata amministrazione De Luca e nel quale, in antitesi alla nomenclatura di centrosinistra e mezza destra, improvvisamente si candidava una persona originaria di Fiumedinisi (altro paese del comprensorio) di cui era stata anche sindaco.

Trattavasi di un certo Cateno Roberto De Luca, noto da quando ha ricoperto il ruolo di deputato regionale, per avere contestato sui media il rancido sistema politico-regionale con un improvvisato quasi spogliarello (sulla contestazione al putrido sistema regionale non posso che essere solidale).

Durante quelle elezioni scrivevo su un sito locale. Mi capitò di seguire un comizio della parte avversa a De Luca. L’aver sentito dal palco il termine “straniero” al suo indirizzo, per il fatto che venisse da un altro paese della zona, sollevò la mia civile indignazione, tanto che all’epoca scrissi un articolo risentito per questa forma di razzismo addirittura conterraneo.

Al riguardo (apro una breve parentesi), mi sono ritrovato in un’analoga situazione allorché, interessatomi socialmente in un paese limitrofo, mi sono visto definire: da uno di sinistra “immigrato”, come se tale termine fosse persino un disvalore, e da uno di destra “extracomunitario”. La grettezza culturale, specie se dissimulata, non ha differenze sociali ed estrazioni.

De Luca nel 2012 arrivò nell’arena elettorale santateresina quando la condizione politica locale era ormai rafferma. La sua parlantina e verve nei comizi fece di certo la differenza. Nonostante la sua lista fosse povera di voti, ebbe infatti un notevole successo personale. Quindi vinse le elezioni.

Personaggio particolare, fa dei suoi dibattiti un monologo. Però Santa Teresa di Riva in pochi anni ha visto quanto meno l’ordinarietà e la pulizia funzionare a discreti livelli. Tuttavia le aliquote tributarie sono salite ai massimi rispetto a prima. Ciò è accaduto anche in altri paesi e città, con la differenza che altrettanto non hanno fatto i servizi.

Cosa non condivido. Una certa eccessiva spesa pubblica con i soldi dei contribuenti. L’albo pretorio, ben tenuto dal Comune, infatti, ne è in modo trasparente un riscontro.

Santa Teresa di Riva va pure detto che gode in atto anche di una Minoranza che fa seriamente Opposizione con il suo capogruppo avv. Antonio Scarcella. Cosa rara nei nostri enti, regioni e governo, ove, risaputamente, passate le elezioni, di notte si siedono quasi tutti alla medesima “tavolata” (e alcuni arrogantemente anche di giorno).

Il delfino di De Luca, Danilo Lo Giudice, che nel 2012 si era candidato a Santa Teresa di Riva nella lista di De Luca, facendone dopo il vicesindaco, alle ultime elezioni del 2017 è stato votato in modo plebiscitario quale sindaco di Santa Teresa di Riva, poiché Cateno De Luca aspirerebbe a fare il sindaco di Messina, città cosiddetta “babba”, ma che era anche definita negli anni passati “l’università della mafia” come viene detto in un servizio d’inchiesta della Rai3 e Rai Storia con un’introduzione nel documentario dell’allora Procuratore nazionale antimafia.

Nel frattempo De Luca si è anche candidato nelle liste dell’UDC regionali siciliane insieme al suo delfino Lo Giudice, venendo eletto il 5 novembre 2017 con un discreto numero di voti e arrivando secondo anche il Lo Giudice.

Infine c’è la questione del patronato Fenapi di cui De Luca è il direttore e che ha saputo in questi ultimi anni allargare a livello nazione e internazionale in più nazioni europee. Su questo sindacato c’è in corso un’inchiesta giudiziaria per presunta evasione fiscale di oltre un milione di euro per cui il De Luca è ai domiciliari.

Cosa penso del personaggio. Mi appare come una sorta di bene e male messi insieme. Da un lato il diavolo e contemporaneamente l’angelo. Un personaggio che per questo ammalia le folle.

Tuttavia, i De Luca (come gli Sgarbi) sono figure inevitabili ai giorni nostri. L’Italia, la Sicilia, le nostre città e paesi, almeno per chi può e vuole vedere, sono palesemente ammuffiti sotto la gestione di persone e strutture politiche, istituzionali, professionali e sindacali, che ripetono sempre gli stessi declami per non cambiare nulla, poiché tanto loro (a cominciare dai Giudici che decidono anche su questo) hanno i “diritti acquisiti” sul sangue dei cittadini produttivi, lavoratori, privati e operosi. I privilegi di queste caste sono il cancro di questa Nazione che andrebbe estirpato anche con una rivoluzione.

Ma noi non siamo più i nostri nonni. E, pertanto, un personaggio come De Luca, che quando sale sul palco trascina molto meglio di uno Sgarbi in televisione, è quasi visto dal popolo come un profeta per uscire da questo stagno putrido di corporazioni, sanguisughe, misantrope e sprezzanti, le quali s’ingozzano con la forzosa estorsione fiscale (le LORO leggi, sentenze e regolamentazioni e solo per LORO), dallo scranno più alto dello Stato all’ultimo più piccolo Ente.

Questa Riviera Jonica Messinese in particolare, nonostante sia una costa e un entroterra baciati dalla Natura con un mare Jonio a volte così blu da sembrare dipinto, è stata sempre relegata a un’area trattata come un parco buoi, un bacino elettorale di sottosviluppo, disoccupazione e bisogno per quando servono i voti. Uno come De Luca, laureato in legge e con una certa esperienza amministrativa, che grida pure contro il sistema, è pertanto visto (o travisato) come quasi un “messia”.

Forse se le forze politiche soffrissero meno di supponenza cronica e retorica programmatica e al contrario ritornassero sul territorio invece di farsi persino una legge elettorale assoggettante, i De Luca non ci sarebbero. Ma questa è la realtà italiana e siciliana di oggi. Quindi i De luca ci sono.

Da un lato infatti c’è un deennale sistema politico-statale-regionale di predatori e parassiti, dall’altro i restanti cittadini, sottomessi, vessati, estorti, avviliti, prostrati, falliti e anche suicidati. Nel mezzo i De Luca, visti come l’ultima spiaggia dalla gente che cerca comunque di sopravvivere a questa patinata dittatura italiana.

Il Presidente della Repubblica, siciliano, ogni tanto scenda dal suo piedistallo e come lui tutti gli altri di seguito, prima che la soglia di non ritorno si superi. E solo così che anche i De Luca non avranno più un senso. Ma al contrario, così continuando, non potranno che moltiplicarsi come i pani e i pesci.

Auguri quindi ai De Luca. È il loro momento.

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