Editoriale: Un Napoli bello quanto ingenuo si fa beffare nel finale con la Roma. La gara finisce 2-2 tra mille rimpianti

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Nel nostro editoriale post Napoli – Roma (2-2) esprimiamo il nostro pensiero sull’andamento della gara tra i partenopei e giallorossi.

Il Napoli di Ciccio Calzona pareggia col risultato di 2-2 all’esito della 34esima giornata di campionato contro la Roma di Daniele De Rossi, in un’emozionante derby del Sole al termine del quale, gli azzurri, hanno raccolto assai meno di quanto avrebbero meritato. E se per i partenopei s’è trattato dell’ennesima beffa stagionale – che è un po’ la fotografia perfetta dell’allucinante annata che i campioni d’Italia in carica hanno vissuto – quantomeno si sono rivisti in campo orgoglio e dignità, i due assenti principali nella sconfitta contro l’Empoli del turno precedente.

EDITORIALE: LE PREMESSE DI NAPOLI – ROMA

Oltre a ritrovate motivazioni, i calciatori del Napoli hanno esibito di nuovo idee e principi di gioco da vertice, che hanno riconfermato – una volta in più – quanto l’attuale ottavo posto in campionato che essi occupano sia un risultato in contraddizione totale con le potenzialità che questa squadra, nel post-scudetto, è riuscita a mostrare soltanto in rarissimi momenti, auto-infliggendosi tutti i mali che ne sono conseguiti ( per colpe da condividere con dirigenza e staff tecnico intervenuti).

IL PRIMO TEMPO

Già nel primo tempo, è il Napoli a farsi decisamente preferire per la pressione ultra-offensiva e il coraggio mostrato nel voler andare a prendere – in blocco alto – la Roma sin dall’ingresso della sua area di rigore; conseguenza di questo atteggiamento è che i giallorossi sono costretti a galleggiare sotto palla per praticamente l’intero primo tempo, non riuscendo a creare alcun pericolo per la porta di Meret né tantomeno mostrandosi in grado di superare il pressing del Napoli con trame degne di nota.

I padroni di casa, così, stradominano nel possesso palla e nella miglior proposta offensiva – almeno nelle intenzioni – peccando però di lucidità e freddezza sotto porta ( altra costante di tutta la stagione).

Qualche buona opportunità l’avrebbe Osihmen già nel primo quarto d’ora, dando inizio ad un duello con N’Dicka che vede spesso aver la meglio il difensore ivoriano per una questione di millimetri. In altre circostanze, è molto attento il portiere Svilar, che dà inizio al proprio pomeriggio da fenomeno con due buone parate ancora sul numero 9 azzurro, intorno alla mezz’ora. Potrebbe sbloccarla Anguissa, smarcato in profondità da un movimento di testa, ancora, di Victor Osihmen: il camerunense però spreca incredibilmente tutto a due passi da Svilar calciando totalmente fuori misura.

IL NAPOLI NON PUNGE

Nel finale di primo tempo, altre due ghiotte chances per il Napoli, entrambe sprecate: nella prima, è ancora l’estremo difensore giallorosso ad allungare un tiro dal limite di Kvara; nella seconda, è Capitan Di Lorenzo a spedire fuori di un soffio un anticipo di testa su punizione laterale calciata sempre dal georgiano.

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Il primo tempo, così, si chiude sullo 0-0 ma ci restituisce due riscontri netti: il primo è che, nella gestione De Rossi, una Roma così in difficoltà forse non s’era mai vista; il secondo è che tanto è vero questo dato che il miglior giocatore dei capitolini è senza dubbio il loro portiere.

IL SECONDO TEMPO RACCONTATO NEL NOSTRO EDITORIALE DI NAPOLI – ROMA

Che, fedele alla fama di cui sopra, fa un altro paratone su Lobotka, lanciato in area piccola, poco più di una decina di minuti dopo l’inizio della ripresa. Un secondo tempo dove, però, la Roma appare da subito più equilibrata e soprattutto meno remissiva: la banda De Rossi, tenuta in partita da un Napoli sciupone e da uno Svilar in versione Superman, si riorganizza proponendo un palleggio più fluido e soprattutto emergendo – a poco a poco – su un Napoli indubbiamente più spossato per il grosso sforzo atletico del primo tempo e di conseguenza meno dominante, sia nelle conduzione del pallone che nella pressione offensiva.

VANTAGGIO DELLA ROMA

Appena sessanta secondi dopo l’occasionissima per Lobotka, la Roma trova il vantaggio da un episodio fortunoso: Juan Jesus frana malamente su Azmoun in area di rigore, provocando il penalty che un cinico Dybala tramuta nel momentaneo 0-1. Meret, che aveva intuito la traiettoria alla sua destra, nulla può per la precisione chirurgica dell’argentino nella conclusione.

PAREGGIO DEL NAPOLI

La buona sorte, che più d’una volta ha girato le spalle al Napoli in questa stagione sui generis, lo bacia 5 minuti dopo, quando Kristensen devia il mancino dal limite di Mathi Olivera rendendolo imparabile per Svilar e scrivendo, così, l’1-1 più che meritato.

A questo punto, la gara diventa uno spot incoraggiante per il calcio italiano, perché tutte e due le squadre ricercano la vittoria, nessuna ne vuol sapere di fare calcoli e ognuna se la gioca a viso aperto, con le armi che ha, per tentare di portare a casa i 3 punti. Così, subito dopo il pareggio di Olivera, ancora Osihmen potrebbe far 2-1 di testa su invito di Politano e lo stesso potrebbe capitare, dall’altra parte, con una conclusione dal limite di Pellegrini, che Meret devia lateralmente.

L’ingresso di Ngonge, nell’ultimo quarto di gara, aumenta ulteriormente la pericolosità del Napoli; tra 72esimo e 74esimo, prima Kvara non trova la conclusione vincente a centro area, poi, Osihmen lanciatissimo a tu per tu con Svilar, vede sbarrarsi la strada dall’ennesimo prodigio in uscita del portiere serbo.

IL VANTAGGIO DEL NAPOLI E IL PARI DELLA ROMA

All’80esimo, è Kvara show: bravo e furbo nell’ubriacare Renato Sanches e nel procurarsi il calcio di rigore, stavolta per il Napoli, che uno spietato Osihmen trasforma nel 2-1 al minuto 84; remuntada compiuta, almeno per pochi minuti. Perché, al minuto 90, su sviluppo da calcio d’angolo la torre di ‘Ndicka libera Abraham solissimo sul secondo palo: il 2-2 è cosa fatta. E il risultato non cambierà più, pur se sarà ancora il Napoli a creare i migliori presupposti per la vittoria finanche nel recupero.

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LE CONCLUSIONI DEL NOSTRO EDITORIALE SU NAPOLI – ROMA

Il Napoli visto contro la Roma, se sicuramente s’è riscattato sotto il profilo sia dell’intensità, sia del coraggio, sia della proposta di gioco e sia pure del profilo più strettamente agonistico, ha fatto appalesare – per l’ennesima volta – i problemi atavici già lungamente visti quest’anno. Perché, se il possesso palla è quasi sempre tenuto per la maggior parte del tempo dagli azzurri, spesso anche nettamente, – sotto la gestione Calzona – è pur vero che la squadra crea troppo poco per quanto tiene la palla e realizza ancor meno rispetto a quello che crea.

Ma le debolezze più evidenti sono quelle che riguardano la fase difensiva: incerta, incostante e piena zeppa di un mix letale composto da gravissimi errori tecnici individuali, uniti a gravissimi errori di lettura di reparto.

Il risultato è che, nelle 12 partite della gestione Calzona, il Napoli ha sempre incassato almeno 1 goal a partita e il modo in cui ha subito le due reti contro la Roma è la sintesi perfetta delle premesse di cui sopra: in una prima circostanza, l’episodio killer è l’errore individuale ( nella fattispecie, di Juan Jesus); in una seconda – su una situazione di palla inattiva piuttosto leggibile – sono i sincronismi del collettivo ad essere incredibilmente compassati da consentire ad Abraham di togliersi dal fuorigioco con un movimento scolastico.

Fotografia di un anno che i tifosi del Napoli sperano di mettere in archivio in fretta e di non rivivere mai più.

I PROSSIMI IMPEGNI

Nel frattempo, a 4 partite dal termine del campionato e dell’intera stagione, per gli azzurri l’unico obiettivo credibile resta rimanere aggrappati quantomeno all’Europa, che sia Europa League o Conference; il prossimo test lunedì prossimo ad Udine, contro due partenopei purosangue come Fabio e Paolo Cannavaro, rispettivamente allenatore e vice dei friulani.

Che sono invischiati mani e piedi nella lotta per non retrocedere e daranno vita a una sicura battaglia, tra le mura amiche.

Lì cominceremo a capire quanta voglia ha ancora il Napoli di cavarne qualcosa di concreto da un’annata infame.

Lì, proprio ad Udine.

Dove 1 anno fa il Napoli tornava Campione d’Italia dopo 33 anni, più o meno di questi tempi e 1 anno dopo spera di non scivolare oltre il muro del ridicolo.

Corsi e ricorsi storici.


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