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Castellammare di Stabia

Tre ambulanze private sono state sequestrate dai Carabinieri del Nas

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I Carabinieri del Nas (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) di Catania, coadiuvati da militari della stazione Carabinieri di Caltagirone comune della provincia di Catania, hanno svolto dei controlli sui mezzi di trasporto e soccorso sanitario che stazionavano nell’area antistante l’Ospedale civile di Caltagirone, in particolare effettuando la verifica di diverse autoambulanze, tutte riconducibili ad associazioni private, operanti con personale dipendente in regime di volontariato e che si rendono disponibili anche al trasporto di infermi per fini di guadagno.

I

CONTROLLI E GLI ESITI

I mezzi sono risultati, privi di autorizzazione sanitaria ed equipaggiati con estintori antincendio scaduti, sono stati ritenuti “in condizioni di degrado tali da pregiudicare la sicurezza e salubrità dei pazienti trasportati“.

Due operatori sono stati trovati che indossavano il tipico abbigliamento di soccorso sanitario, sebbene in assenza di automezzi nelle adiacenze, verosimilmente ciò per intercettare potenziali utenti e loro familiari che uscivano dai reparti ospedalieri, al fine di offrire, a pagamento, un servizio di trasporto sanitario per infermi verso il proprio domicilio o altre destinazioni.

La tattica era finalizzata ad eludere eventuali controlli degli automezzi durante i periodi di stazionamento presso l’area ospedaliera: le autoambulanze, infatti, lasciate in sosta appositamente presso la sede operativa dell’associazione privata, lontano dall’ospedale, sono state trovate anch’esse prive di autorizzazioni sanitarie e di requisiti di sicurezza.

Anche la struttura adibita a sede operativa è risultata priva di autorizzazioni sanitarie e di requisiti di sicurezza.

LA DENUNCIA E IL SEQUESTRO

I Carabinieri del Nas hanno denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltagirone operatori, autisti e improvvisati soccorritori. Nel corso dell’intervento, sono stati sequestrati complessivamente 3 automezzi ad uso sanitario.

Tra le ambulanze sequestrate c’è anche un mezzo riconducibile a uno dei soggetti destinatari delle misure cautelari eseguite il 25 maggio scorso dalla compagnia dei carabinieri di Caltagirone nell’ambito dell’operazione “Requiem”*.

*L’OPERAZIONE REQUIEM DEL 25 E 28 MAGGIO 2021 A CALTAGIRONE

Su disposizione della Procura della Repubblica, nelle prime ore del mattino del 25 maggio 2021, nel comune di Caltagirone, oltre 50 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dalla Compagnia di Intervento Operativo del XII° Reggimento “Sicilia” e del 12° NEC di Catania, insieme alla Compagnia Carabinieri di Caltagirone, hanno dato esecuzione ad una misura cautelare emessa nei confronti di 9 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di illecita concorrenza con minaccia o violenza, violazioni di sepolcro, furti aggravati, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, minaccia, interruzione di un ufficio o servizio pubblico, nonché di minaccia a pubblico ufficiale ed istigazione alla corruzione.

L’INDAGINE

Il provvedimento trae origine da un’indagine condotta dal marzo 2019 al mese di marzo 2020 dai Carabinieri della Compagnia di Caltagirone che, partendo dalle denunce presentate dal rappresentante di una concorrente ditta di onoranze funebri del luogo, mediante attività tecniche e dinamiche, nonché acquisizioni documentali ed escussione dei vertici sanitari dell’ospedale, ha consentito di svelare l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di vari reati finalizzati alla gestione in via esclusiva dei servizi funebri ed al trasporto di pazienti non deambulanti.

Il predetto gruppo criminale aveva il suo centro logistico all’interno dell’Ospedale “Gravina e Santo Pietro di Caltagirone, oggetto di vera e propria “occupazione militare” da parte dei sodali che non esitavano a minacciare ed aggredire, anche fisicamente, il personale sanitario impegnato a far rispettare le norme di sicurezza all’interno del nosocomio anche all’inizio dell’emergenza derivante dalla pandemia da covid-19.

Uno dei soggetti colpiti dall’odierna misura ha addirittura minacciato di morte ed aggredito un infermiere con funzioni di capo sala del P.S., ritenuto colpevole soltanto di aver cercato di far rispettare gli appositi protocolli emanati dalla Direzione Sanitaria in costanza dell’evento epidemiologico, concernenti, tra l’altro, l’interdizione all’accesso indiscriminato all’interno dei locali del Reparto.

L’attività d’indagine ha permesso altresì di accertare come, con violenza o minaccia, gli appartenenti all’associazione – col supporto operativo di alcuni operatori, a vario titolo inquadrati, in servizio presso il predetto ospedale – compissero atti di concorrenza illecita verso altre imprese operanti nel settore delle onoranze funebri.

Le azioni violente consistevano in danneggiamenti di arredi funerari di ditte concorrenti posti ad ornamento della sala mortuaria, nei furti di parti di essi, nonché nell’appropriazione dei talloncini identificativi collocati sulle salme (in un’occasione lo stesso talloncino veniva strappato addirittura da un piccolo feto), sempre al fine di assicurare per sé il rintraccio dei parenti ai quali proporsi per le onoranze funebri e, al contempo, per evitare che altri concorrenti nel settore potessero entrare in possesso delle informazioni anagrafiche ivi contenute.

Numerose sono state le violazioni perpetrate all’interno delle camere mortuarie, nel corso delle quali, con vere e proprie perquisizioni delle salme e minuziose ricerche, gli appartenenti all’associazione si sono appropriati di monili, oggetti preziosi o semplici coroncine del rosario posizionate tra le mani dei defunti.

L’indagine ha consentito altresì di accertare un episodio di istigazione alla corruzione che ha coinvolto un operatore in servizio presso il Pronto Soccorso dell’ospedale, il quale avrebbe sollecitato un appartenente all’associazione a delinquere alla dazione di una somma di denaro come controprestazione per la segnalazione di un paziente non deambulante che necessitava di trasporto in ambulanza.

In carcere:

AGNELLO Paolo, nato a Caltagirone (CT) il 3 gennaio 1964;

INDIGENO Massimiliano, nato a Caltagirone il 16 dicembre 1974;

RENDA Alfredo, nato a Caltagirone il 18 febbraio 1953;

ANNALORO Davide, nato a Torino il 23 aprile 1975.

Agli arresti domiciliari:

AGNELLO Alberto, nato a Caltagirone il 24 ottobre 1965

Dell’Obbligo di Dimora con permanenza domiciliare dalle ore 22:00 alle 06:00 e dell’Obbligo di presentazione alla P.G.:

MILAZZO Giuseppe, nato a Caltagirone il 25 giu 1958;

GULIZIA Massimo, nato a Caltagirone il 29 set 1966;

Dell’Obbligo di Dimora:

SCIACCA Raffaele, nato a Caltagirone il 22 mar 1977;

PAPPALARDO Vito, nato a Caltagirone il 9 set 1960.

28 MAGGIO 2021 SEGUITO DELL’OPERAZIONE REQUIEM 

I Carabinieri della Compagnia di Caltagirone nel quadro delle attività conseguenziali all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare dello scorso 25 maggio, emesse dalla Procura di Caltagirone nell’ambito dell’operazione “Requiem”, hanno aggiunto ulteriori elementi di responsabilità penale a carico del 46enne Massimiliano INDIGENO.

L’uomo infatti, capo e cassiere dell’organizzazione che mirava a gestire il controllo dei degenti non deambulanti attraverso l’ONLUS a lui riconducibile, deteneva senza averne alcun titolo munizioni per armi da fuoco occultandole non solo all’interno della propria abitazione ma, addirittura, all’interno di una delle ambulanze della Onlus che era adibita al trasporto dei pazienti.

Particolare curiosità ha suscitato ai militari l’atipicità delle 35 cartucce rinvenute, aventi calibro 6,5×52 e 7,92×57, destinato quindi ad un utilizzo su un’arma lunga.

All’arrestato, il G.I.P. del Tribunale di Caltagirone ha contestato la minaccia e violenza a pubblico ufficiale, perché responsabile di gravi minacce e di un’aggressione fisica ad un caposala del pronto soccorso dell’ospedale Gravina e Santo Pietro” che in un’occasione, in ottemperanza alle limitazioni imposte per il contrasto all’epidemia da Covid-19, aveva soltanto chiesto all’INDIGENO di uscire da quei locali del nosocomio.

Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)


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